Alessandro de’ Medici (1512-1537), nato da una serva delle campagne romane alle dipendenze della famiglia e perciò tenuto in ombra durante la sua infanzia, divenne, inaspettatamente, il primo duca della Repubblica di Firenze. La sua ascesa fu imposta con le armi dal papa e dall’imperatore a una città tenacemente decisa a difendere la propria libertà, capace di resistere per dieci mesi a un terribile assedio. Pochi anni dopo, fu assassinato dal proprio cortigiano e lontano parente Lorenzino de’ Medici: un gesto presentato al mondo come tirannicidio. La forza delle passioni politiche scatenate dagli eventi è palpabile. Sulla figura del duca aleggia dunque una vera e propria leggenda nera, costruita dai suoi oppositori politici e alimentata nei secoli da chi considerò la resa di Firenze la pietra tombale della libertà e l’inizio della decadenza d’Italia. Ma chi era e cosa aveva fatto Alessandro de’ Medici per meritare l’epiteto di tiranno? Era un giudizio unanime, o vi furono dei gruppi sociali che beneficiarono della sua azione? E noi, oggi, come dovremmo considerare il suo breve governo, rispetto alla storia bicentenaria del principato mediceo di cui è all’origine? Si trattò soltanto di una vergognosa parentesi, oppure di un’anticipazione dell’opera dei suoi ben più fortunati successori? Nel tentativo di rispondere a tali domande attraverso una ricerca condotta su testimonianze divenute ormai celebri e documenti d’archivio finora ignorati, il libro torna a interrogarsi sul senso profondo di un evento centrale nella storia italiana ed europea del Rinascimento, il passaggio di Firenze dalla repubblica al principato nel bel mezzo delle Guerre d’Italia, mettendo in dialogo la dimensione dello scontro ideologico con quella dell’effettiva azione politica.
Il tiranno fiorentino. Vita e leggenda nera di Alessandro de' Medici
Alessandro Lo Bartolo
2025-01-01
Abstract
Alessandro de’ Medici (1512-1537), nato da una serva delle campagne romane alle dipendenze della famiglia e perciò tenuto in ombra durante la sua infanzia, divenne, inaspettatamente, il primo duca della Repubblica di Firenze. La sua ascesa fu imposta con le armi dal papa e dall’imperatore a una città tenacemente decisa a difendere la propria libertà, capace di resistere per dieci mesi a un terribile assedio. Pochi anni dopo, fu assassinato dal proprio cortigiano e lontano parente Lorenzino de’ Medici: un gesto presentato al mondo come tirannicidio. La forza delle passioni politiche scatenate dagli eventi è palpabile. Sulla figura del duca aleggia dunque una vera e propria leggenda nera, costruita dai suoi oppositori politici e alimentata nei secoli da chi considerò la resa di Firenze la pietra tombale della libertà e l’inizio della decadenza d’Italia. Ma chi era e cosa aveva fatto Alessandro de’ Medici per meritare l’epiteto di tiranno? Era un giudizio unanime, o vi furono dei gruppi sociali che beneficiarono della sua azione? E noi, oggi, come dovremmo considerare il suo breve governo, rispetto alla storia bicentenaria del principato mediceo di cui è all’origine? Si trattò soltanto di una vergognosa parentesi, oppure di un’anticipazione dell’opera dei suoi ben più fortunati successori? Nel tentativo di rispondere a tali domande attraverso una ricerca condotta su testimonianze divenute ormai celebri e documenti d’archivio finora ignorati, il libro torna a interrogarsi sul senso profondo di un evento centrale nella storia italiana ed europea del Rinascimento, il passaggio di Firenze dalla repubblica al principato nel bel mezzo delle Guerre d’Italia, mettendo in dialogo la dimensione dello scontro ideologico con quella dell’effettiva azione politica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


