Questo libro ripropone un dibattito classico che sta alla base dell'antropologia contemporanea. Quando ci poniamo di fronte a culture diverse dalla nostra, possiamo dare per scontate alcune categorie universali di comprensione e valutazione del mondo, quali ad esempio una "realtà" e una "logica"? O dobbiamo al contrario pensare che all'interno di un'altra cultura può cambiare radicalmente il significato di tutto, logica e realtà incluse? Possiamo, in altre parole, presupporre criteri universali di razionalità umana, oppure dobbiamo arrenderci a un relativismo epistemologico radicale, che nega la comparazione categoriale e il confronto fra i valori? Tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, questi problemi sono stati affrontati in un dibattito che ha visto interagire in modo assai fecondo antropologi, sociologi, filosofi, storici della scienza e teorici della religione, in specie in ambito anglosassone. Temi classici dell'antropologia, come magia, stregoneria, pensiero primitivo, azione rituale, sono stati ridiscussi alla luce della moderna filosofia della scienza, del pensiero di Wittgenstein, della sociologia della conoscenza. Ne è emerso un panorama di riflessioni ancora oggi attuali e stimolanti, dalle quali non si può fare a meno di ripartire per la comprensione della natura del sapere antropologico. Molti degli autori e dei testi presentati nel volume possono aspirare al ruolo di classici: è il caso del celebre saggio di Peter Winch "Comprendere una società primitiva", di Ernest Gellner su "Concetti e società" o di Charles Taylor su "Razionalità". Gli altri autori, le cui opere si pongono tuttora al centro della discussione internazionale, divenendo noti anche ad un ampio pubblico italiano, sono Joseph Agassi, Barry Barnes, David Bloor, Martin Hollis, Ian C. Jarvie, Steven Lukes, Alaisdar MacIntyre.

Ragione e forme di vita. Razionalità e relativismo in antropologia

DEI, FABIO;
1990-01-01

Abstract

Questo libro ripropone un dibattito classico che sta alla base dell'antropologia contemporanea. Quando ci poniamo di fronte a culture diverse dalla nostra, possiamo dare per scontate alcune categorie universali di comprensione e valutazione del mondo, quali ad esempio una "realtà" e una "logica"? O dobbiamo al contrario pensare che all'interno di un'altra cultura può cambiare radicalmente il significato di tutto, logica e realtà incluse? Possiamo, in altre parole, presupporre criteri universali di razionalità umana, oppure dobbiamo arrenderci a un relativismo epistemologico radicale, che nega la comparazione categoriale e il confronto fra i valori? Tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, questi problemi sono stati affrontati in un dibattito che ha visto interagire in modo assai fecondo antropologi, sociologi, filosofi, storici della scienza e teorici della religione, in specie in ambito anglosassone. Temi classici dell'antropologia, come magia, stregoneria, pensiero primitivo, azione rituale, sono stati ridiscussi alla luce della moderna filosofia della scienza, del pensiero di Wittgenstein, della sociologia della conoscenza. Ne è emerso un panorama di riflessioni ancora oggi attuali e stimolanti, dalle quali non si può fare a meno di ripartire per la comprensione della natura del sapere antropologico. Molti degli autori e dei testi presentati nel volume possono aspirare al ruolo di classici: è il caso del celebre saggio di Peter Winch "Comprendere una società primitiva", di Ernest Gellner su "Concetti e società" o di Charles Taylor su "Razionalità". Gli altri autori, le cui opere si pongono tuttora al centro della discussione internazionale, divenendo noti anche ad un ampio pubblico italiano, sono Joseph Agassi, Barry Barnes, David Bloor, Martin Hollis, Ian C. Jarvie, Steven Lukes, Alaisdar MacIntyre.
1990
8820463202
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