Il Foglio 214 Bargagli della Carta Geologica d'Italia in scala 1:50.000 è stato realizzato nell'ambito del Progetto CARG (Legge 67/88) tramite convenzione tra il Servizio Geologico Nazionale e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa. L'area del Foglio Bargagli ricade quasi interamente nella Provincia di Genova della Regione Liguria, anche se piccole porzioni di territorio sono comprese in Provincia di Alessandria della Regione Piemonte e nella Provincia di Piacenza della Regione Emilia-Romagna. Questa area comprende le alti Valli del Torrente Lavagna, del Torrente Aveto, del Torrente Sturla, del Fiume Scrivia e del Fiume Trebbia, mentre i rilievi più importanti che ricadono nel Foglio Bargagli sono rappresentati dal Monte Ramaceto (m. 1345), Monte Caucaso (m. 1245), Monte Antola (m. 1597), Monte Pietrabianca (m. 1226), Monte Castello del Fante (m. 1389), Monte Lavagnola (m. 1118) e Monte Collere (m. 1288). La carta geologica in scala 1:50.000 è il risultato del rilevamento in scala 1:10.000 diretto dal Prof. Michele Marroni e coordinato dal Prof. Piero Elter del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa. I rilevamenti geologici, sempre in scala 1:10.000, sono stati condotti dai Dott. Luca Pandolfi, Riccardo Santi, Silvia Duranti, Giulio Milazzo, Piero Primavori, Anne Taini ed Alessandro Ellero. La biostratigrafia è stata curata dal Dott. Nicola Perilli del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa e del Centro di Studio per la Geologia Strutturale e Dinamica dell’Appenino. Le analisi strutturali e microstrutturali sono stata curate dal Dott. Luca Pandolfi del Centro di Studio per la Geologia Strutturale e Dinamica dell’Appenino e dal Prof. Michele Marroni del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa. La petrografia delle areniti è stata curata dal Dott. Luca Pandolfi. I rilevamenti sono basati sul criterio litostratigrafico e molte formazioni sono suddivise in sottounità litostratigrafiche (membri e litofacies). Le unità litostratigrafiche caratterizzate da una notevole varietà di litotipi (tipica la presenza di ofioliti) associati in modo complesso e senza un apparente ordine stratigrafico, interpretabili come melange sedimentari, sono stati denominati "Complessi". Questo termine viene utilizzato in modo informale e con attribuzione di rango variabile, come previsto dai codici di nomenclatura stratigrafica (ISSC, 1976; Commissione per la Cartografia Geologica e Geomorfologica - CNR, 1992). I nomi delle unità litostratigrafiche adottati nel Foglio 214 Bargagli sono il risultato di un gruppo di lavoro costituito da ricercatori delle Università e del CNR di Firenze, Modena, Parma, Pavia e Pisa che ha avuto l’obbiettivo di omogeneizzare le legende dei vari fogli della Carta Geologica d'Italia in scala 1:50.000 relativi all'Appennino Ligure-Emiliano. I recenti progressi nella conoscenza geologica dell'Appennino hanno portato a ridefinire le caratteristiche delle principali unità litostratigrafiche. Alcune unità sono state suddivise, altre accorpate, con variazioni di rango, quindi in molti casi queste unità non coincidono più con le unità litostratigrafiche presenti nella seconda edizione della Carta Geologica d'Italia alla scala 1:100.000 ed elencati in Carimati et alii (1980). Mantenere gli stessi nomi, spesso già abbandonati da anni nella moderna letteratura dell'Appennino Settentrionale, ci è sembrato potesse ingenerare equivoci. Per agevolare il confronto con la precedente letteratura ed evidenziare le variazioni avvenute, nella tab. 1 delle presenti note (vedi capitolo 5) sono confrontati i nomi formazionali adottati nel Foglio Bargagli, conformi a quelli utilizzati nei confinanti Fogli 197 Bobbio (A.A.V.V., 1997) e 214 Bedonia (A.A.V.V., in stampa) della Carta Geologica d’Italia, con i corrispondenti nomi utilizzati nella seconda edizione della Carta Geologica d'Italia in scala 1:100.000. A prescindere dal significato originario e dalle varie accezioni in cui è stato utilizzato (vedi trattazione in Ricci Lucchi, 1984), il termine "flysch" è stato mantenuto nella nomenclatura formazionale per l’uso storico fortemente consolidato nella letteratura dell'Appennino Settentrionale. Per lo spessore degli strati è stata adottata la classificazione di Campbell (1967) con una modifica per gli strati con spessore superiore ai tre metri che vengono definiti “banchi”. Le formazioni sono raggruppate in unità tettoniche, come normalmente avviene nella cartografia geologica delle catene a falde. Fa eccezione la Successione del Bacino Terziario Piemontese che, pur non essendo un’unità tettonica, è stata riportata nello stesso paragrafo per l'importanza che riveste nell'interpretazione della storia geologica dell'Appennino Settentrionale. La suddivisione in sottounità delle unità tettoniche è stata effettuata solo nei casi in cui le sottounità rivestono una importanza regionale o sono comunque significative alla scala della carta. I principali contatti tettonici interni ad una unità tettonica o i contatti tra sottounità sono stati distinti come "contatti tettonici secondari". Sia durante i rilevamenti che nella fase di revisione sono state effettuate campionature sistematiche in varie formazioni per lo studio dei nannofossili calcarei al fine di ottenere un migliore inquadramento bio- e cronostratigrafico delle stesse. Il contributo della biostratigrafia è stato determinante per una completa ridefinizione stratigrafica e una nuova interpretazione strutturale di alcune unità stratigrafiche note in letteratura.
Note illustrative del Foglio 214 "Bargagli" della Carta Geologica d'Italia in scala 1:50.000
MARRONI, MICHELE;PANDOLFI, LUCA
2015-01-01
Abstract
Il Foglio 214 Bargagli della Carta Geologica d'Italia in scala 1:50.000 è stato realizzato nell'ambito del Progetto CARG (Legge 67/88) tramite convenzione tra il Servizio Geologico Nazionale e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa. L'area del Foglio Bargagli ricade quasi interamente nella Provincia di Genova della Regione Liguria, anche se piccole porzioni di territorio sono comprese in Provincia di Alessandria della Regione Piemonte e nella Provincia di Piacenza della Regione Emilia-Romagna. Questa area comprende le alti Valli del Torrente Lavagna, del Torrente Aveto, del Torrente Sturla, del Fiume Scrivia e del Fiume Trebbia, mentre i rilievi più importanti che ricadono nel Foglio Bargagli sono rappresentati dal Monte Ramaceto (m. 1345), Monte Caucaso (m. 1245), Monte Antola (m. 1597), Monte Pietrabianca (m. 1226), Monte Castello del Fante (m. 1389), Monte Lavagnola (m. 1118) e Monte Collere (m. 1288). La carta geologica in scala 1:50.000 è il risultato del rilevamento in scala 1:10.000 diretto dal Prof. Michele Marroni e coordinato dal Prof. Piero Elter del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa. I rilevamenti geologici, sempre in scala 1:10.000, sono stati condotti dai Dott. Luca Pandolfi, Riccardo Santi, Silvia Duranti, Giulio Milazzo, Piero Primavori, Anne Taini ed Alessandro Ellero. La biostratigrafia è stata curata dal Dott. Nicola Perilli del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa e del Centro di Studio per la Geologia Strutturale e Dinamica dell’Appenino. Le analisi strutturali e microstrutturali sono stata curate dal Dott. Luca Pandolfi del Centro di Studio per la Geologia Strutturale e Dinamica dell’Appenino e dal Prof. Michele Marroni del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa. La petrografia delle areniti è stata curata dal Dott. Luca Pandolfi. I rilevamenti sono basati sul criterio litostratigrafico e molte formazioni sono suddivise in sottounità litostratigrafiche (membri e litofacies). Le unità litostratigrafiche caratterizzate da una notevole varietà di litotipi (tipica la presenza di ofioliti) associati in modo complesso e senza un apparente ordine stratigrafico, interpretabili come melange sedimentari, sono stati denominati "Complessi". Questo termine viene utilizzato in modo informale e con attribuzione di rango variabile, come previsto dai codici di nomenclatura stratigrafica (ISSC, 1976; Commissione per la Cartografia Geologica e Geomorfologica - CNR, 1992). I nomi delle unità litostratigrafiche adottati nel Foglio 214 Bargagli sono il risultato di un gruppo di lavoro costituito da ricercatori delle Università e del CNR di Firenze, Modena, Parma, Pavia e Pisa che ha avuto l’obbiettivo di omogeneizzare le legende dei vari fogli della Carta Geologica d'Italia in scala 1:50.000 relativi all'Appennino Ligure-Emiliano. I recenti progressi nella conoscenza geologica dell'Appennino hanno portato a ridefinire le caratteristiche delle principali unità litostratigrafiche. Alcune unità sono state suddivise, altre accorpate, con variazioni di rango, quindi in molti casi queste unità non coincidono più con le unità litostratigrafiche presenti nella seconda edizione della Carta Geologica d'Italia alla scala 1:100.000 ed elencati in Carimati et alii (1980). Mantenere gli stessi nomi, spesso già abbandonati da anni nella moderna letteratura dell'Appennino Settentrionale, ci è sembrato potesse ingenerare equivoci. Per agevolare il confronto con la precedente letteratura ed evidenziare le variazioni avvenute, nella tab. 1 delle presenti note (vedi capitolo 5) sono confrontati i nomi formazionali adottati nel Foglio Bargagli, conformi a quelli utilizzati nei confinanti Fogli 197 Bobbio (A.A.V.V., 1997) e 214 Bedonia (A.A.V.V., in stampa) della Carta Geologica d’Italia, con i corrispondenti nomi utilizzati nella seconda edizione della Carta Geologica d'Italia in scala 1:100.000. A prescindere dal significato originario e dalle varie accezioni in cui è stato utilizzato (vedi trattazione in Ricci Lucchi, 1984), il termine "flysch" è stato mantenuto nella nomenclatura formazionale per l’uso storico fortemente consolidato nella letteratura dell'Appennino Settentrionale. Per lo spessore degli strati è stata adottata la classificazione di Campbell (1967) con una modifica per gli strati con spessore superiore ai tre metri che vengono definiti “banchi”. Le formazioni sono raggruppate in unità tettoniche, come normalmente avviene nella cartografia geologica delle catene a falde. Fa eccezione la Successione del Bacino Terziario Piemontese che, pur non essendo un’unità tettonica, è stata riportata nello stesso paragrafo per l'importanza che riveste nell'interpretazione della storia geologica dell'Appennino Settentrionale. La suddivisione in sottounità delle unità tettoniche è stata effettuata solo nei casi in cui le sottounità rivestono una importanza regionale o sono comunque significative alla scala della carta. I principali contatti tettonici interni ad una unità tettonica o i contatti tra sottounità sono stati distinti come "contatti tettonici secondari". Sia durante i rilevamenti che nella fase di revisione sono state effettuate campionature sistematiche in varie formazioni per lo studio dei nannofossili calcarei al fine di ottenere un migliore inquadramento bio- e cronostratigrafico delle stesse. Il contributo della biostratigrafia è stato determinante per una completa ridefinizione stratigrafica e una nuova interpretazione strutturale di alcune unità stratigrafiche note in letteratura.File | Dimensione | Formato | |
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