Il prato è un'opera del 1979 che nasce dall'attenzione dei due autori per l'angoscia della nuova generazione, afflitta dalla delusione post-sessantottesca e da pulsioni distruttive. Il film presenta una trama sottesa da una rivelatrice rete di relazioni transtestuali. L'intrigo del Prato – con la serie di insuccessi nella quale degenera il tentativo di socializzazione del protagonista – rivela, sotto il profilo architestuale, cioè dell'appartenenza a una certa classe-categoria di testi, una forte connessione con il mythos archetipico tragico, nella specie della giovinezza, dell'innocenza intesa come inesperienza., con un eroe che non approda ad alcun adattamento alla vita e cede alla proprie angosce mortifere, disegnando la figura del sacrificio di sé. Sotto questa trama traspaiono almeno due ipotesti fondamentali e una precisa citazione. Il primo ipotesto è costituito da I dolori del giovane Werther (1774) di Goethe: oltre le numerose citazioni puntuali, il film ricava dal romanzo il tema romantico del dolore della giovinezza e della voluttà di morte, la trama del triangolo amoroso intrappolante, la narrazione epistolare in forma di diario intimo e la strategia di anticipazioni funeree. Il riferimento intertestuale è a un celebre passo dello Zibaldone leopardiano che rimanda a un rappresentazione del paesaggio come agente nel ruolo di mandante di morte. Il secondo ipotesto è costituito dal romanzo di Turgenev Padri e figli (1862), al quale rimandano la presenza della figura paterna e del conflitto generazionale, certe tensioni socio-politiche e le modalità di morte dell'eroe. Gli apporti narrativi e culturali di questo reticoli inter- e ipertestuale contribuiscono a produrre un intreccio e una narrazione che inseriscono il film nell'architesto “romanzo di formazione”, come filtro attraverso il quale leggere una condizione propria del ventesimo secolo. Viene qui dislocata la variante post-napoleonica del romanzo di formazione, quella in cui viene rappresentata una gioventù che non sa e non vuole più tradursi in maturità.

Il prato di Paolo e Vittorio Taviani come romanzo di formazione

AMBROSINI, MAURIZIO
2011-01-01

Abstract

Il prato è un'opera del 1979 che nasce dall'attenzione dei due autori per l'angoscia della nuova generazione, afflitta dalla delusione post-sessantottesca e da pulsioni distruttive. Il film presenta una trama sottesa da una rivelatrice rete di relazioni transtestuali. L'intrigo del Prato – con la serie di insuccessi nella quale degenera il tentativo di socializzazione del protagonista – rivela, sotto il profilo architestuale, cioè dell'appartenenza a una certa classe-categoria di testi, una forte connessione con il mythos archetipico tragico, nella specie della giovinezza, dell'innocenza intesa come inesperienza., con un eroe che non approda ad alcun adattamento alla vita e cede alla proprie angosce mortifere, disegnando la figura del sacrificio di sé. Sotto questa trama traspaiono almeno due ipotesti fondamentali e una precisa citazione. Il primo ipotesto è costituito da I dolori del giovane Werther (1774) di Goethe: oltre le numerose citazioni puntuali, il film ricava dal romanzo il tema romantico del dolore della giovinezza e della voluttà di morte, la trama del triangolo amoroso intrappolante, la narrazione epistolare in forma di diario intimo e la strategia di anticipazioni funeree. Il riferimento intertestuale è a un celebre passo dello Zibaldone leopardiano che rimanda a un rappresentazione del paesaggio come agente nel ruolo di mandante di morte. Il secondo ipotesto è costituito dal romanzo di Turgenev Padri e figli (1862), al quale rimandano la presenza della figura paterna e del conflitto generazionale, certe tensioni socio-politiche e le modalità di morte dell'eroe. Gli apporti narrativi e culturali di questo reticoli inter- e ipertestuale contribuiscono a produrre un intreccio e una narrazione che inseriscono il film nell'architesto “romanzo di formazione”, come filtro attraverso il quale leggere una condizione propria del ventesimo secolo. Viene qui dislocata la variante post-napoleonica del romanzo di formazione, quella in cui viene rappresentata una gioventù che non sa e non vuole più tradursi in maturità.
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