I green job sono tutti i generi di lavoro che promuovono lo sviluppo sostenibile (riduzione del consumo di risorse ed energia), proteggono l’ecosistema e la biodiversità e minimizzano la produzione di rifiuti e d’inquinamento [definizione ILO (International Labour Organization), 2008]. La cosiddetta green economy e le nuove tecnologie "verdi" stanno modificando il mercato del lavoro attraverso i seguenti meccanismi: - crescita della domanda delle professioni esistenti; - aggiornamento delle competenze professionali; - creazione di professioni "verdi" nuove ed emergenti. I settori della green economy individuati a livello internazionale come di maggiore impatto dal punto di vista della crescita occupazionale sono [fonte: O*NET (Occupational Information Network), 2009]: - edifici "verdi" ed efficienza energetica; - commercio energetico e mercato delle emissioni, - cattura e stoccaggio della CO2; - servizi di ricerca, progettazione e consulenza energetica; - industria manifatturiera (produzione di tecnologie, materiali e impianti "verdi"); - riciclo e riduzione dei rifiuti; - recupero e protezione ambientale; - enti pubblici e privati con missione ambientale; - agricoltura (biomasse). I traguardi energetici e ambientali indicati dalla nuova strategia Europa 2020 [Direttiva 2009/28/CE] offrono notevoli opportunità di espansione per il nostro continente nei settori delle fonti energetiche rinnovabili (FER) e dell'efficienza energetica (miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici e delle apparecchiature per uso civile ed industriale, mobilità sostenibile). In Italia, limitando l'analisi alle attività nelle FER, i lavoratori occupati al 2005 erano 113 mila [fonte: Rapporto EmployRES, Commissione Europea, 2009], concentrati soprattutto nei settori della produzione di energia idroelettrica (31.5%), nel compostaggio dei rifiuti e produzione di biogas (23.7%) e nelle biomasse (23.7%). Al 2020, le stime dei principali osservatori nazionali ed internazionali prevedono uno sviluppo dell'occupazione in Italia che va da un minimo di 150 mila unità a un massimo di 250 mila, trainato principalmente da eolico, fotovoltaico e biomasse [fonte: Centro Studi Consiglio Nazionale degli Ingegneri, 2011]. Tali attività lavorative vengono suddivise in due classi di qualità: skilled (professionisti, manager, tecnici specializzati) e unskilled (impiegati, operai). Si prevede al 2020 una percentuale del 18-20% di lavoratori skilled rispetto al totale, inferiore alla media europea (a 15 Stati Membri) del 27-29% [fonte: Rapporto MITRE, Commissione Europea, 2003]. Migliore è la situazione in altri settori della green economy come l’efficienza e il risparmio energetico, le reti elettriche intelligenti (smart grid) e i trasporti sostenibili, nei quali la presenza del sistema di ricerca e di produzione italiano riguarda tutte le fasi del processo. La sfida dell'Italia nell'ambito dei green job non si limita dunque all'incremento delle unità lavorative, ma anche alla penetrazione ai livelli più alti della catena del valore della filiera produttiva e distributiva. È strategico intervenire, oltre che nelle fasi di commercializzazione, conduzione delle procedure amministrative, installazione, gestione e manutenzione, anche in quelle di ricerca e sviluppo, formazione, progettazione e produzione, anche in virtù della maggiore incidenza delle spese fisse d'impianto sul costo totale dell'energia prodotta nel caso delle FER rispetto ai combustibili fossili. In ultima analisi, gli scenari occupazionali sono strettamente collegati alle proiezioni di produzione di energia da FER e di attuazione d'interventi di efficienza energetica, anche attraverso politiche a livello nazionale e territoriale d'incentivazione, formazione professionale e informazione sui benefici economici e ambientali conseguibili.

Green Job: le Nuove Professioni

TESTI, DANIELE
2012-01-01

Abstract

I green job sono tutti i generi di lavoro che promuovono lo sviluppo sostenibile (riduzione del consumo di risorse ed energia), proteggono l’ecosistema e la biodiversità e minimizzano la produzione di rifiuti e d’inquinamento [definizione ILO (International Labour Organization), 2008]. La cosiddetta green economy e le nuove tecnologie "verdi" stanno modificando il mercato del lavoro attraverso i seguenti meccanismi: - crescita della domanda delle professioni esistenti; - aggiornamento delle competenze professionali; - creazione di professioni "verdi" nuove ed emergenti. I settori della green economy individuati a livello internazionale come di maggiore impatto dal punto di vista della crescita occupazionale sono [fonte: O*NET (Occupational Information Network), 2009]: - edifici "verdi" ed efficienza energetica; - commercio energetico e mercato delle emissioni, - cattura e stoccaggio della CO2; - servizi di ricerca, progettazione e consulenza energetica; - industria manifatturiera (produzione di tecnologie, materiali e impianti "verdi"); - riciclo e riduzione dei rifiuti; - recupero e protezione ambientale; - enti pubblici e privati con missione ambientale; - agricoltura (biomasse). I traguardi energetici e ambientali indicati dalla nuova strategia Europa 2020 [Direttiva 2009/28/CE] offrono notevoli opportunità di espansione per il nostro continente nei settori delle fonti energetiche rinnovabili (FER) e dell'efficienza energetica (miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici e delle apparecchiature per uso civile ed industriale, mobilità sostenibile). In Italia, limitando l'analisi alle attività nelle FER, i lavoratori occupati al 2005 erano 113 mila [fonte: Rapporto EmployRES, Commissione Europea, 2009], concentrati soprattutto nei settori della produzione di energia idroelettrica (31.5%), nel compostaggio dei rifiuti e produzione di biogas (23.7%) e nelle biomasse (23.7%). Al 2020, le stime dei principali osservatori nazionali ed internazionali prevedono uno sviluppo dell'occupazione in Italia che va da un minimo di 150 mila unità a un massimo di 250 mila, trainato principalmente da eolico, fotovoltaico e biomasse [fonte: Centro Studi Consiglio Nazionale degli Ingegneri, 2011]. Tali attività lavorative vengono suddivise in due classi di qualità: skilled (professionisti, manager, tecnici specializzati) e unskilled (impiegati, operai). Si prevede al 2020 una percentuale del 18-20% di lavoratori skilled rispetto al totale, inferiore alla media europea (a 15 Stati Membri) del 27-29% [fonte: Rapporto MITRE, Commissione Europea, 2003]. Migliore è la situazione in altri settori della green economy come l’efficienza e il risparmio energetico, le reti elettriche intelligenti (smart grid) e i trasporti sostenibili, nei quali la presenza del sistema di ricerca e di produzione italiano riguarda tutte le fasi del processo. La sfida dell'Italia nell'ambito dei green job non si limita dunque all'incremento delle unità lavorative, ma anche alla penetrazione ai livelli più alti della catena del valore della filiera produttiva e distributiva. È strategico intervenire, oltre che nelle fasi di commercializzazione, conduzione delle procedure amministrative, installazione, gestione e manutenzione, anche in quelle di ricerca e sviluppo, formazione, progettazione e produzione, anche in virtù della maggiore incidenza delle spese fisse d'impianto sul costo totale dell'energia prodotta nel caso delle FER rispetto ai combustibili fossili. In ultima analisi, gli scenari occupazionali sono strettamente collegati alle proiezioni di produzione di energia da FER e di attuazione d'interventi di efficienza energetica, anche attraverso politiche a livello nazionale e territoriale d'incentivazione, formazione professionale e informazione sui benefici economici e ambientali conseguibili.
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