Si ricostruisce la significativa vicenda editoriale di un’opera, il Compendio della storia del Regno di Napoli, composta da Pandolfo Collenuccio alla fine del Quattrocento ma pubblicata la prima volta solo una quarantina di anni dopo da Michele Tramezzino. Tale vicenda è emblematica da un lato del trattamento cui nel Cinquecento venivano sottoposti testi del secolo precedente, dall’altro della manipolazione di un testo storico “scomodo”, confezionato da uno “straniero” e contenente giudizi sgraditi sia ai viceré spagnoli sia soprattutto alla nobiltà regnicola. Si succedono un primo intervento correttorio di Girolamo Ruscelli, che agisce sul piano linguistico e su quello del contenuto (con postille che smentiscono o criticano il testo, rimandando a una postfazione in cui sono discussi casi particolari e viene delineato un futuro piano editoriale che sarà sostanzialmente seguito dai curatori successivi); quindi una serie di edizioni con accodate continuazioni di aggiornamento fino al presente, in mancanza di storie del Regno alternative (opera di Mambrino Roseo e Cola Aniello Pacca); le nuove edizioni suscitano varie opposizioni (Benedetto Di Falco, Scipione Ammirato); in un caso, un oppositore pubblica una sua storia che è in sostanza un plagio del Collenuccio (Giovan Battista Carafa); la prima vera storia alternativa è quella, scritta, con ampio ricorso alle fonti locali, da Angelo Di Costanzo. Un sostenitore del Compendio agisce invece nella Svizzera calvinista, ed è l’autore della versione latina (quindi diffusa in Europa), Giovanni Niccolò Stoppani (non per caso, dati gli apprezzamenti del Collenuccio alla politica antipapale di Federico II; Stoppani è l’autore delle coeve versioni latine di Machiavelli). Infine, il coronamento è offerto dall’ultimo continuatore, Tommaso Costo, che attraverso l’uso massiccio di postille e commenti, pur continuando a pubblicare il testo collenucciano, lo stravolge completamente ribaltandone il significato attraverso sistematiche smentite. Tale è il Compendio con le giunte che ancora si pubblica nel 1613; ma nel frattempo si è avuta una nuova storia completa condotta con metodo rigoroso (e anch’essa molto osteggiata), quella di Giovanni Antonio Summonte.
Dal Collenuccio a Tommaso Costo: vicende della storiografia napoletana fra Cinque e Seicento, Napoli, Editoriale Scientifica, 1999
MASI, GIORGIO
1999-01-01
Abstract
Si ricostruisce la significativa vicenda editoriale di un’opera, il Compendio della storia del Regno di Napoli, composta da Pandolfo Collenuccio alla fine del Quattrocento ma pubblicata la prima volta solo una quarantina di anni dopo da Michele Tramezzino. Tale vicenda è emblematica da un lato del trattamento cui nel Cinquecento venivano sottoposti testi del secolo precedente, dall’altro della manipolazione di un testo storico “scomodo”, confezionato da uno “straniero” e contenente giudizi sgraditi sia ai viceré spagnoli sia soprattutto alla nobiltà regnicola. Si succedono un primo intervento correttorio di Girolamo Ruscelli, che agisce sul piano linguistico e su quello del contenuto (con postille che smentiscono o criticano il testo, rimandando a una postfazione in cui sono discussi casi particolari e viene delineato un futuro piano editoriale che sarà sostanzialmente seguito dai curatori successivi); quindi una serie di edizioni con accodate continuazioni di aggiornamento fino al presente, in mancanza di storie del Regno alternative (opera di Mambrino Roseo e Cola Aniello Pacca); le nuove edizioni suscitano varie opposizioni (Benedetto Di Falco, Scipione Ammirato); in un caso, un oppositore pubblica una sua storia che è in sostanza un plagio del Collenuccio (Giovan Battista Carafa); la prima vera storia alternativa è quella, scritta, con ampio ricorso alle fonti locali, da Angelo Di Costanzo. Un sostenitore del Compendio agisce invece nella Svizzera calvinista, ed è l’autore della versione latina (quindi diffusa in Europa), Giovanni Niccolò Stoppani (non per caso, dati gli apprezzamenti del Collenuccio alla politica antipapale di Federico II; Stoppani è l’autore delle coeve versioni latine di Machiavelli). Infine, il coronamento è offerto dall’ultimo continuatore, Tommaso Costo, che attraverso l’uso massiccio di postille e commenti, pur continuando a pubblicare il testo collenucciano, lo stravolge completamente ribaltandone il significato attraverso sistematiche smentite. Tale è il Compendio con le giunte che ancora si pubblica nel 1613; ma nel frattempo si è avuta una nuova storia completa condotta con metodo rigoroso (e anch’essa molto osteggiata), quella di Giovanni Antonio Summonte.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.