Tra fine Settecento e primo Ottocento prolifera in Italia un nuovo genere di associazioni denominate Società "patriottiche", "agrarie" o "economiche". Accanto ad accademie di più antica fondazione, come quella fiorentina dei Georgofili, queste società - i cui scopi principali sono la promozione dell'agricoltura e delle manifatture e l'indagine statistica - diventano centri di dibattito sui più importanti temi dell'economia politica dell'epoca, dal libero scambio, alla moneta, al pauperismo, alle infrastrutture, al credito. Entrate in crisi nel clima di repressione post-quarantottesco, queste società si dissolvono con la nascita dello Stato unitario. Da una parte, la loro vocazione promotrice e premiale viene raccolta - oltre che da nuove istituzioni pubbliche - dalle tradizionali accademie di scienze, lettere ed arti, all'interno delle quali gli economisti acquistano una maggiore visibilità, e contribuiscono a creare un autonomo canale di diffusione del sapere economico. Dall'altra, il dibattito scientifico, che in precedenza aveva trovato alimento nelle velleità riformatrici dei ceti colti locali, tende a essere avocato entro luoghi caratterizzati da maggiore specializzazione professionale (le università, i dicasteri economici, le riviste di settore). È in questo contesto che nascono le prime associazioni degli economisti. Animate da docenti universitari e da politici particolarmente sensibili ai temi economici, queste associazioni cercano di raggiungere una dimensione nazionale; esse intendono innanzitutto promuovere gli studi economici e creare un raccordo privilegiato tra ambienti accademici e centri nevralgici del potere. Momenti significativi del dibattito economico e dello stesso processo di professionalizzazione degli economisti passano attraverso queste realtà associative: dalla "controversia sul metodo" degli anni settanta, che vede contrapposte la liberista Società Adamo Smith e la "vincolista" Associazione per il progresso degli studi economici, alla nascita dei più importanti periodici specialistici di economia, alla successiva penetrazione del marginalismo. I due volumi di cui è composto questo lavoro propongono i risultati di una ricerca, incentrata sul ruolo di tutte queste associazioni interuniversitarie nella diffusione dell'economia politica in Italia.

Associazionismo economico e diffusione dell'economia politica nell'Italia dell'Ottocento. Dalle società economico-agrarie alle associazioni di economisti

AUGELLO, MASSIMO;GUIDI, MARCO ENRICO LUIGI
2000-01-01

Abstract

Tra fine Settecento e primo Ottocento prolifera in Italia un nuovo genere di associazioni denominate Società "patriottiche", "agrarie" o "economiche". Accanto ad accademie di più antica fondazione, come quella fiorentina dei Georgofili, queste società - i cui scopi principali sono la promozione dell'agricoltura e delle manifatture e l'indagine statistica - diventano centri di dibattito sui più importanti temi dell'economia politica dell'epoca, dal libero scambio, alla moneta, al pauperismo, alle infrastrutture, al credito. Entrate in crisi nel clima di repressione post-quarantottesco, queste società si dissolvono con la nascita dello Stato unitario. Da una parte, la loro vocazione promotrice e premiale viene raccolta - oltre che da nuove istituzioni pubbliche - dalle tradizionali accademie di scienze, lettere ed arti, all'interno delle quali gli economisti acquistano una maggiore visibilità, e contribuiscono a creare un autonomo canale di diffusione del sapere economico. Dall'altra, il dibattito scientifico, che in precedenza aveva trovato alimento nelle velleità riformatrici dei ceti colti locali, tende a essere avocato entro luoghi caratterizzati da maggiore specializzazione professionale (le università, i dicasteri economici, le riviste di settore). È in questo contesto che nascono le prime associazioni degli economisti. Animate da docenti universitari e da politici particolarmente sensibili ai temi economici, queste associazioni cercano di raggiungere una dimensione nazionale; esse intendono innanzitutto promuovere gli studi economici e creare un raccordo privilegiato tra ambienti accademici e centri nevralgici del potere. Momenti significativi del dibattito economico e dello stesso processo di professionalizzazione degli economisti passano attraverso queste realtà associative: dalla "controversia sul metodo" degli anni settanta, che vede contrapposte la liberista Società Adamo Smith e la "vincolista" Associazione per il progresso degli studi economici, alla nascita dei più importanti periodici specialistici di economia, alla successiva penetrazione del marginalismo. I due volumi di cui è composto questo lavoro propongono i risultati di una ricerca, incentrata sul ruolo di tutte queste associazioni interuniversitarie nella diffusione dell'economia politica in Italia.
2000
9788846423689
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