Pur essendo da più di un secolo oggetto di polemiche e terreno di critiche radicali, l'Ercole sul monte Eta può considerarsi l'apice della drammaturgia senecana per il suo spessore problematico e la radicale modernità di concetti. La tragedia, che affronta il segmento finale della saga di Ercole, con la morte e la divinizzazione, è focalizzata attorno alla figura dell'eroe, oggetto di esaltazione e di critica: lungi dall'essere un personaggio esclusivamente positivo, Ercole ha un coraggio e un valore straordinari, ma anche una dose di violenza eccessiva e pericolosa. Voci di discredito si colgono nella reivocazione delle atrocità di cui Iole, l'amante, è stata vittima; nella descrizione dell'incostanza sentimentale; nel confronto fra la condotta eroica nel passato e la riflessione sulla vulnerabilità nel presente. Nel momento tragico della morte Ercole, da eroe simbolo della forza protettiva, si trasforma in un debole essere umano privato del suo potere, tormentato dalla consapevolezza della distruzione della propria reputazione e della cancellazione della sua funzione. Ma la presa di coscienza della causa reale della morte, avvenuta per il compiersi di un oracolo e non per mano di una donna, fa sì che Ercole ritrovi la sua identità e il significato del suo destino e consideri la sua fine non più disonorevole, ma "gloriosa": la morte non vince l'eroe, ma piuttosto lo esalta, ne viene conquistata e ne adempie il desiderio, quello di raggiungere la condizione divina.
Hercules Oetaeus
ROSSI LINGUANTI, ELENA
2000-01-01
Abstract
Pur essendo da più di un secolo oggetto di polemiche e terreno di critiche radicali, l'Ercole sul monte Eta può considerarsi l'apice della drammaturgia senecana per il suo spessore problematico e la radicale modernità di concetti. La tragedia, che affronta il segmento finale della saga di Ercole, con la morte e la divinizzazione, è focalizzata attorno alla figura dell'eroe, oggetto di esaltazione e di critica: lungi dall'essere un personaggio esclusivamente positivo, Ercole ha un coraggio e un valore straordinari, ma anche una dose di violenza eccessiva e pericolosa. Voci di discredito si colgono nella reivocazione delle atrocità di cui Iole, l'amante, è stata vittima; nella descrizione dell'incostanza sentimentale; nel confronto fra la condotta eroica nel passato e la riflessione sulla vulnerabilità nel presente. Nel momento tragico della morte Ercole, da eroe simbolo della forza protettiva, si trasforma in un debole essere umano privato del suo potere, tormentato dalla consapevolezza della distruzione della propria reputazione e della cancellazione della sua funzione. Ma la presa di coscienza della causa reale della morte, avvenuta per il compiersi di un oracolo e non per mano di una donna, fa sì che Ercole ritrovi la sua identità e il significato del suo destino e consideri la sua fine non più disonorevole, ma "gloriosa": la morte non vince l'eroe, ma piuttosto lo esalta, ne viene conquistata e ne adempie il desiderio, quello di raggiungere la condizione divina.File | Dimensione | Formato | |
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