La monografia offre una disamina della produzione di Brian O’Nolan/Flann O'Brien/Myles na Gopaleen, figura tra le più interessanti della letteratura anglo-irlandese del primo Novecento, alla luce del singolare rapporto tra vicenda biografica e carriera letteraria. In pochi altri scrittori arte e vita appaiono così indissolubilmente legate e, al contempo, in pochi altri l’esperienza è stata “transustanziata” in modo così perfetto da nascondere al lettore il vero volto del “God of Creation”. Il problema dell’identità si riflette sia nella creazione di svariati eteronimi -- maschere volte a nascondere il vero volto dell’autore e, al contempo, a permettergli di adattarsi meglio alle diversi situazioni di un mercato letterario ed editoriale estremamente difficile e competitivo -- sia nel proliferare di “doppi” nella sua narrativa, le cui storie s’incentrano sull’infinita problematicità della natura umana e sul suo plasmarsi e definirsi proprio nel continuo raffronto con l’“altro da sé”. Agli eteronimi, alle maschere e ai doppi fittizi si aggiunge poi un Doppelgänger ben più reale, la cui presenza è altrettanto ossessiva e persecutoria: il fantasma di James Joyce aleggia costantemente sulla produzione narrativa di O’Nolan, rendendo necessaria una lettura intertestuale dei romanzi capace di rivelare l'"anxiety of influence" che segna indelebilmente la parabola umana e artistica dell’autore .
LA SCRITTURA COME TRAVESTIMENTO DELL'IO: LA NARRATIVA DI FLANN O'BRIEN
FERRARI, ROBERTA
1995-01-01
Abstract
La monografia offre una disamina della produzione di Brian O’Nolan/Flann O'Brien/Myles na Gopaleen, figura tra le più interessanti della letteratura anglo-irlandese del primo Novecento, alla luce del singolare rapporto tra vicenda biografica e carriera letteraria. In pochi altri scrittori arte e vita appaiono così indissolubilmente legate e, al contempo, in pochi altri l’esperienza è stata “transustanziata” in modo così perfetto da nascondere al lettore il vero volto del “God of Creation”. Il problema dell’identità si riflette sia nella creazione di svariati eteronimi -- maschere volte a nascondere il vero volto dell’autore e, al contempo, a permettergli di adattarsi meglio alle diversi situazioni di un mercato letterario ed editoriale estremamente difficile e competitivo -- sia nel proliferare di “doppi” nella sua narrativa, le cui storie s’incentrano sull’infinita problematicità della natura umana e sul suo plasmarsi e definirsi proprio nel continuo raffronto con l’“altro da sé”. Agli eteronimi, alle maschere e ai doppi fittizi si aggiunge poi un Doppelgänger ben più reale, la cui presenza è altrettanto ossessiva e persecutoria: il fantasma di James Joyce aleggia costantemente sulla produzione narrativa di O’Nolan, rendendo necessaria una lettura intertestuale dei romanzi capace di rivelare l'"anxiety of influence" che segna indelebilmente la parabola umana e artistica dell’autore .I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.