Nel quadro degli obbiettivi e delle finalità contenute nella recente legge regionale del Lazio (n. 27/97) che istituisce un rilevante numero di Aree Protette all’interno del Comune di Roma, il presente lavoro intende mostrare due diverse procedure per tentare di precisare quello che secondo la legge è l’asse portante dell’intero Piano del Parco: la definizione delle zone di tutela differenziata con quadro di obbiettivi e strategie di intervento che ne consegue. In particolare, una ha come fondamento l’individuazione delle “unità di paesaggio” intese in senso tradizionale (e cioè come strutture spaziali omogenee), mentre la seconda si basa sulla identificazione di una serie di ambiti “a rete” (definiti cioè a partire dalle relazioni che si riscontrano fra i suoi elementi nodali) e sulle conseguenze che la loro considerazione simultanea esercita sulla formazione degli obiettivi e delle strategie. Per l’applicazione al caso concreto si sono scelte due aree le cui caratteristiche fossero rispondenti in maggior misura ai principi con cui si è impostato il lavoro (La Tenuta dei Massimi e La Valle dei Casali). Il presente lavoro costituisce un momento di riflessione successivo all’esperienza didattica svolta nell’ambito del Laboratorio di Urbanistica della Facoltà di Architettura, Università La Sapienza di Roma, A.A 1997/98 (responsabile Prof. L. Fonti, collaboratori per il tema in esame gli archh. M. Manetti e L. Santini) ed è stato finanziato con fondi MURST di Ateneo relativi a una ricerca sul tema della “pianificazione per reti” diretta dallo stesso prof. Fonti (anni 1996-97-98). L. Santini si è occupata della redazione dei cap. 1, 2 e 4; L. Fonti del cap. 5, mentre ambedue si sono occupati dei cap. 3 e 6. Si ringrazia M. Manetti per la collaborazione fornita per le analisi dei casi di studio.

La costruzione delle zone di tutela nelle aree naturali protette. Due diverse applicazioni nel comune di Roma

SANTINI, LUISA
1998-01-01

Abstract

Nel quadro degli obbiettivi e delle finalità contenute nella recente legge regionale del Lazio (n. 27/97) che istituisce un rilevante numero di Aree Protette all’interno del Comune di Roma, il presente lavoro intende mostrare due diverse procedure per tentare di precisare quello che secondo la legge è l’asse portante dell’intero Piano del Parco: la definizione delle zone di tutela differenziata con quadro di obbiettivi e strategie di intervento che ne consegue. In particolare, una ha come fondamento l’individuazione delle “unità di paesaggio” intese in senso tradizionale (e cioè come strutture spaziali omogenee), mentre la seconda si basa sulla identificazione di una serie di ambiti “a rete” (definiti cioè a partire dalle relazioni che si riscontrano fra i suoi elementi nodali) e sulle conseguenze che la loro considerazione simultanea esercita sulla formazione degli obiettivi e delle strategie. Per l’applicazione al caso concreto si sono scelte due aree le cui caratteristiche fossero rispondenti in maggior misura ai principi con cui si è impostato il lavoro (La Tenuta dei Massimi e La Valle dei Casali). Il presente lavoro costituisce un momento di riflessione successivo all’esperienza didattica svolta nell’ambito del Laboratorio di Urbanistica della Facoltà di Architettura, Università La Sapienza di Roma, A.A 1997/98 (responsabile Prof. L. Fonti, collaboratori per il tema in esame gli archh. M. Manetti e L. Santini) ed è stato finanziato con fondi MURST di Ateneo relativi a una ricerca sul tema della “pianificazione per reti” diretta dallo stesso prof. Fonti (anni 1996-97-98). L. Santini si è occupata della redazione dei cap. 1, 2 e 4; L. Fonti del cap. 5, mentre ambedue si sono occupati dei cap. 3 e 6. Si ringrazia M. Manetti per la collaborazione fornita per le analisi dei casi di studio.
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