Attraverso alcuni casi significativi della narrativa europea, è stato indagato il rapporto tra le periferie e i centri, individuando un topos ricorrente: la scena in cui un provinciale, a teatro, assiste a un’opera lirica. I romanzi e i racconti analizzati sono stati pubblicati tra gli anni Trenta dell’Ottocento e gli anni Quaranta del secolo successivo. È proprio a partire dai primi decenni del XIX secolo che, soprattutto a seguito della diffusione del modello industriale inglese e delle conquiste politiche e sociali della rivoluzione del 1789, si accentua il divario tra grandi città e province, tra centri e periferie. Il melodramma, inoltre, è esplicitamente e distesamente citato nei romanzi di quegli autori, come Manzoni, Stendhal, Tolstoj, i quali, nei loro interventi in qualità di critici, non hanno risparmiato al genere operistico le loro stoccate. Il melodramma non solo non è un contenuto censurato all’interno della letteratura, ma, con il passare del tempo, si è caricato di aspetti problematici, diventando un tema profondamente ambivalente. Dopo l’introduzione-ouverture, dove vengono illustrate le premesse storiche e teoriche, i testi sono stati suddivisi in cinque atti-capitoli ʻa temaʼ. Il primo, il secondo e il quarto atto sono dedicati a precise tipologie di personaggi provinciali: gli ambiziosi (Julien Sorel, Lucien de Rubempré, Georges Hugon ed Hector de la Faloise), le adultere (Emma Bovary, Anna Karenina, Ana Ozores de Quintanar), le cantanti (Violetta Kutufà, Mommina La Croce, Adalgisa). Il terzo atto è dedicato a un luogo, alla Sicilia e alla rappresentazione che ne hanno dato Tomasi di Lampedusa, Elsa Morante, Vitaliano Brancati e Andrea Camilleri. Nel quinto e ultimo atto si è cercato di verificare la bontà delle riflessioni svolte in precedenza tentando di applicarle a due periferie cinematografiche: la Roma papalina del Marchese del Grillo di Mario Monicelli e il Sudamerica di Fitzcarraldo di Werner Herzog.

Il melodramma tra centro e periferia. Scene di provinciali all'opera nella narrativa dell'Ottocento e del Novecento

DANTI, LUCA
2014-01-01

Abstract

Attraverso alcuni casi significativi della narrativa europea, è stato indagato il rapporto tra le periferie e i centri, individuando un topos ricorrente: la scena in cui un provinciale, a teatro, assiste a un’opera lirica. I romanzi e i racconti analizzati sono stati pubblicati tra gli anni Trenta dell’Ottocento e gli anni Quaranta del secolo successivo. È proprio a partire dai primi decenni del XIX secolo che, soprattutto a seguito della diffusione del modello industriale inglese e delle conquiste politiche e sociali della rivoluzione del 1789, si accentua il divario tra grandi città e province, tra centri e periferie. Il melodramma, inoltre, è esplicitamente e distesamente citato nei romanzi di quegli autori, come Manzoni, Stendhal, Tolstoj, i quali, nei loro interventi in qualità di critici, non hanno risparmiato al genere operistico le loro stoccate. Il melodramma non solo non è un contenuto censurato all’interno della letteratura, ma, con il passare del tempo, si è caricato di aspetti problematici, diventando un tema profondamente ambivalente. Dopo l’introduzione-ouverture, dove vengono illustrate le premesse storiche e teoriche, i testi sono stati suddivisi in cinque atti-capitoli ʻa temaʼ. Il primo, il secondo e il quarto atto sono dedicati a precise tipologie di personaggi provinciali: gli ambiziosi (Julien Sorel, Lucien de Rubempré, Georges Hugon ed Hector de la Faloise), le adultere (Emma Bovary, Anna Karenina, Ana Ozores de Quintanar), le cantanti (Violetta Kutufà, Mommina La Croce, Adalgisa). Il terzo atto è dedicato a un luogo, alla Sicilia e alla rappresentazione che ne hanno dato Tomasi di Lampedusa, Elsa Morante, Vitaliano Brancati e Andrea Camilleri. Nel quinto e ultimo atto si è cercato di verificare la bontà delle riflessioni svolte in precedenza tentando di applicarle a due periferie cinematografiche: la Roma papalina del Marchese del Grillo di Mario Monicelli e il Sudamerica di Fitzcarraldo di Werner Herzog.
2014
Danti, Luca
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