Nella Cappella dei Martiri della cattedrale di Otranto sono conservati i resti scheletrici di centinaia di abitanti della città, uccisi il 14 agosto 1480 dalle milizie turche guidate da Gedik Ahmet Pascià; secondo la tradizione il massacro avvenne a seguito del rifiuto degli Otrantini a convertirsi all’Islam. I martiri sono stati beatificati nel 1771 e canonizzati il 12 maggio 2013 da Papa Francesco. Tra i resti scheletrici, disposti dietro cinque grandi vetrate, è stata notata la presenza di una calotta cranica con 16 perforazioni perfettamente rotondeggianti e di varie dimensioni; di queste, 8 attraversano tutto lo spessore del tavolato cranico, mentre 8 sono perforazioni incomplete che non raggiungono il tavolato interno. Non si osserva alcuna traccia di reazione ossea intorno alle lesioni, indicando un intervento peri-mortem o post-mortem. Le lesioni osservate sono il risultato di una trapanazione multipla effettuata con uno strumento dotato di una grande punta arrotondata; questo tipo di strumento non poteva produrre rondelle ossee, ma solo polvere d’osso. Sebbene non sia possibile stabilire con certezza le ragioni di queste trapanazioni multiple, possono essere avanzate diverse ipotesi, dalla chirurgia sperimentale ad una procedura per ottenere reliquie. Tuttavia, l’analisi della letteratura storico-medica attesta, a partire dal Rinascimento, l’uso di polvere di cranio umano come ingrediente per la cura dell’epilessia; alcuni autori suggeriscono l’utilizzo dell’osso polverizzato di individui deceduti di morte violenta e non sepolti, come è appunto il caso dei martiri di Otranto. Pertanto il cranio di Otranto potrebbe rappresentare un’evidenza unica di trapanazione multipla effettuata per ottenere polvere d’osso da usare come ingrediente in preparazioni terapeutiche.

Su un caso di trapanazione multipla tra I “Martiri di Otranto”

GIUFFRA, VALENTINA;FORNACIARI, GINO
2015-01-01

Abstract

Nella Cappella dei Martiri della cattedrale di Otranto sono conservati i resti scheletrici di centinaia di abitanti della città, uccisi il 14 agosto 1480 dalle milizie turche guidate da Gedik Ahmet Pascià; secondo la tradizione il massacro avvenne a seguito del rifiuto degli Otrantini a convertirsi all’Islam. I martiri sono stati beatificati nel 1771 e canonizzati il 12 maggio 2013 da Papa Francesco. Tra i resti scheletrici, disposti dietro cinque grandi vetrate, è stata notata la presenza di una calotta cranica con 16 perforazioni perfettamente rotondeggianti e di varie dimensioni; di queste, 8 attraversano tutto lo spessore del tavolato cranico, mentre 8 sono perforazioni incomplete che non raggiungono il tavolato interno. Non si osserva alcuna traccia di reazione ossea intorno alle lesioni, indicando un intervento peri-mortem o post-mortem. Le lesioni osservate sono il risultato di una trapanazione multipla effettuata con uno strumento dotato di una grande punta arrotondata; questo tipo di strumento non poteva produrre rondelle ossee, ma solo polvere d’osso. Sebbene non sia possibile stabilire con certezza le ragioni di queste trapanazioni multiple, possono essere avanzate diverse ipotesi, dalla chirurgia sperimentale ad una procedura per ottenere reliquie. Tuttavia, l’analisi della letteratura storico-medica attesta, a partire dal Rinascimento, l’uso di polvere di cranio umano come ingrediente per la cura dell’epilessia; alcuni autori suggeriscono l’utilizzo dell’osso polverizzato di individui deceduti di morte violenta e non sepolti, come è appunto il caso dei martiri di Otranto. Pertanto il cranio di Otranto potrebbe rappresentare un’evidenza unica di trapanazione multipla effettuata per ottenere polvere d’osso da usare come ingrediente in preparazioni terapeutiche.
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