Il manoscritto delle Nuove pitture del Doni fiorentino (Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Patetta 364), pubblicato integralmente con questo volume per la prima volta, è un interessantissimo frutto della cultura del Cinquecento, nata dall’intreccio tra immagine e parola, letteratura e arte. L’opera non fu mai pubblicata, anche se il Doni ne reimpiegò ampiamente il materiale in un volume edito a Padova dall’editore Grazioso Percaccino nel 1564, Le pitture del Doni, Accademico Pellegrino. L’alta qualità dei disegni di questo manoscritto, a partire dal bellissimo frontespizio arricchito da una elegante cornice vegetale di racemi intrecciati con fiori e frutta, si deve interamente al Doni che aveva disegnato e ideato l’insieme per farne dono a Luigi d’Este. Attingendo al fascino dei simboli, il testo presenta una serie di rappresentazioni allegoriche dedicate a temi importanti – come l’amore, la morte, la fortuna, il tempo – pensate per essere trasportate in pittura. Le ‘invenzioni’ proposte dal Doni non sono però l’unica attrattiva dell’opera: lo scrittore, infatti, ha saputo creare un raffinato intreccio tra testo e immagini, nel quale imprese splendidamente disegnate, giochi di parole, iniziali decorate in cui si nascondono motti e scritte sollecitano ad ogni pagina l’attenzione e la curiosità del lettore. A ulteriore riprova di questa varietà di interessi non è esclusa la musica: il Doni conclude infatti l’opera con un pentagramma ed una composizione musicale di sua creazione. La presente edizione intende valorizzare la straordinaria qualità grafica del manoscritto attraverso un’anastatica realizzata con fotografie di altissima qualità. La trascrizione del testo, corredata da ampio commento, è seguita da un saggio critico, volto a valorizzare le molteplici direzioni interpretative dell’opera.
Le nuove pitture del Doni fiorentino
MAFFEI, SONIA;
2006-01-01
Abstract
Il manoscritto delle Nuove pitture del Doni fiorentino (Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Patetta 364), pubblicato integralmente con questo volume per la prima volta, è un interessantissimo frutto della cultura del Cinquecento, nata dall’intreccio tra immagine e parola, letteratura e arte. L’opera non fu mai pubblicata, anche se il Doni ne reimpiegò ampiamente il materiale in un volume edito a Padova dall’editore Grazioso Percaccino nel 1564, Le pitture del Doni, Accademico Pellegrino. L’alta qualità dei disegni di questo manoscritto, a partire dal bellissimo frontespizio arricchito da una elegante cornice vegetale di racemi intrecciati con fiori e frutta, si deve interamente al Doni che aveva disegnato e ideato l’insieme per farne dono a Luigi d’Este. Attingendo al fascino dei simboli, il testo presenta una serie di rappresentazioni allegoriche dedicate a temi importanti – come l’amore, la morte, la fortuna, il tempo – pensate per essere trasportate in pittura. Le ‘invenzioni’ proposte dal Doni non sono però l’unica attrattiva dell’opera: lo scrittore, infatti, ha saputo creare un raffinato intreccio tra testo e immagini, nel quale imprese splendidamente disegnate, giochi di parole, iniziali decorate in cui si nascondono motti e scritte sollecitano ad ogni pagina l’attenzione e la curiosità del lettore. A ulteriore riprova di questa varietà di interessi non è esclusa la musica: il Doni conclude infatti l’opera con un pentagramma ed una composizione musicale di sua creazione. La presente edizione intende valorizzare la straordinaria qualità grafica del manoscritto attraverso un’anastatica realizzata con fotografie di altissima qualità. La trascrizione del testo, corredata da ampio commento, è seguita da un saggio critico, volto a valorizzare le molteplici direzioni interpretative dell’opera.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.