Le neoplasie tiroidee, più frequenti negli animali anziani, rappresentano circa il 10-15% di tutte le neoplasie della regione testa-collo. Si tratta di tumori che partono dalle cellule follicolari e meno frequentemente dalle cellule parafollicolari. La clinica può essere subdola, in quanto il 60% è non secernente, ma quasi il 40% dei casi è metastatico alla diagnosi. Non infrequenti sono i carcinomi tiroidei ectopici, alla base della lingua, base del cuore, mediastino e reg. ventrale collo. La gestione terapeutica passa attraverso il bilancio estensivo della neoplasia, con una diagnostica per immagini avanzata, e l’inquadramento internistico del paziente. Dal punto di vista terapeutico, la prima scelta in un paziente non metastatico e con lesione ben aggredibile è la chirurgia, con sopravvivenze che raggiungono i 3 anni. È molto importante monitorare la calcemia post tiroidectomia. In caso di pazienti metastatici (soprattutto linfonodi e polmoni) o di pazienti in cui la chirurgia non sia proponibile solitamente per le dimensioni della massa, le opzioni terapeutiche prevedono la radioterapia con buoni risultati anche nei pazienti metastatici (fino a due anni di sopravvivenza, in alcuni casi remissione completa). La radioterapia metabolica è a tutt’oggi non facilmente applicabile. In passato sono stati pubblicati lavori sull’utilizzo di doxorubicina e sali del platino come adiuvanti o in prima linea, ma i risultati non erano confortanti e gli studi scarsi. Attualmente l’attenzione è volta più agli inibitori tirosin-chinasici, data l’espressione marcata sulle cellule carcinomatose di VEGF, e agli anti-cox2. Anche l’utilizzo di tiroxina quale inibitore del TSH, un importante fattore di crescita, rappresenta una direzione interessante.

Approccio multimodale ai tumori della tiroide

MARCHETTI, VERONICA
2016-01-01

Abstract

Le neoplasie tiroidee, più frequenti negli animali anziani, rappresentano circa il 10-15% di tutte le neoplasie della regione testa-collo. Si tratta di tumori che partono dalle cellule follicolari e meno frequentemente dalle cellule parafollicolari. La clinica può essere subdola, in quanto il 60% è non secernente, ma quasi il 40% dei casi è metastatico alla diagnosi. Non infrequenti sono i carcinomi tiroidei ectopici, alla base della lingua, base del cuore, mediastino e reg. ventrale collo. La gestione terapeutica passa attraverso il bilancio estensivo della neoplasia, con una diagnostica per immagini avanzata, e l’inquadramento internistico del paziente. Dal punto di vista terapeutico, la prima scelta in un paziente non metastatico e con lesione ben aggredibile è la chirurgia, con sopravvivenze che raggiungono i 3 anni. È molto importante monitorare la calcemia post tiroidectomia. In caso di pazienti metastatici (soprattutto linfonodi e polmoni) o di pazienti in cui la chirurgia non sia proponibile solitamente per le dimensioni della massa, le opzioni terapeutiche prevedono la radioterapia con buoni risultati anche nei pazienti metastatici (fino a due anni di sopravvivenza, in alcuni casi remissione completa). La radioterapia metabolica è a tutt’oggi non facilmente applicabile. In passato sono stati pubblicati lavori sull’utilizzo di doxorubicina e sali del platino come adiuvanti o in prima linea, ma i risultati non erano confortanti e gli studi scarsi. Attualmente l’attenzione è volta più agli inibitori tirosin-chinasici, data l’espressione marcata sulle cellule carcinomatose di VEGF, e agli anti-cox2. Anche l’utilizzo di tiroxina quale inibitore del TSH, un importante fattore di crescita, rappresenta una direzione interessante.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/805064
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