Giovanni dalle Bande Nere, comandante delle truppe pontificie alleate del re di Francia Francesco I contro l’Imperatore Carlo V, contrastò valorosamente nell’autunno del 1526 l’armata imperiale formata dai lanzichenecchi, i mercenari tedeschi guidati da Georg von Frundsberg. Il 25 novembre, a Governolo del Po (Mantova), Giovanni venne ferito gravemente alla gamba destra da un colpo di arma da fuoco. Dopo molte ore dal ferimento fu portato a Mantova, sotto la protezione del marchese Federico Gonzaga, per essere affidato alle cure del chirurgo di corte, l’ebreo Abramo Portaleone, che il 27 novembre eseguì l’amputazione della gamba ormai in cancrena. Giovanni morì il 30 novembre, a soli 28 anni di età. Numerose e discordanti fonti storiche dell’epoca riportarono questi eventi, lasciando irrisolti diversi quesiti: dinamica del ferimento, arma responsabile della ferita, livello di amputazione, cause mediche del decesso. Secondo alcuni Giovanni sarebbe stato vittima di un complotto politico e la ferita da arma da fuoco sarebbe stata volutamente mal gestita con un’amputazione errata, praticata al disotto della lesione o, secondo altri, sarebbe stato addirittura avvelenato. La tomba di Giovanni dalle Bande Nere è stata esplorata nel 2012 per permettere lo studio dei suoi resti scheletrici. Il moncone della gamba destra è stato studiato, oltre che negli aspetti macroscopici, anche al microscopio stereoscopico e tramite TC, allo scopo di stabilire il tipo di ferita, di intervento chirurgico e il livello di amputazione. Lo studio macroscopico ha evidenziato l’interessamento dei tre principali vasi arteriosi della gamba (tibiale anteriore, tibiale posteriore e fibulare) con conseguente ischemia totale dell’arto. L’esame TC ha rivelato la presenza a livello tibiale di alcuni focolai osteomielitici ancora attivi, risalenti ad una ferita da archibugio dell’anno precedente e che, una volta aperti dall’intervento chirurgico in sede di amputazione, furono con ogni probabilità, la causa di una setticemia fulminante. In riferimento al livello esatto della discussa amputazione, è stato possibile accertare che la tibia fu segata immediatamente al disopra della metà prossimale della diafisi e l’intervento chirurgico ne interessò solo la porzione laterale, dove è tuttora evidente il taglio orizzontale. Infatti, dal lato mediale non si rilevano segni di taglio, ma solo scheggiature con andamento obliquo. La sezione chirurgica, osservata al microscopio stereoscopico, rivela una abbondante proliferazione di callo osseo endostale, conseguente alla precedente ferita da archibugio visibile anche alla TC. Per quanto riguarda il moncone fibulare, si osserva una scheggiatura obliqua ed un taglio chirurgico orizzontale in corrispondenza dell’estremità distale. Il canale midollare della fibula non presenta segni riparativi. In considerazione dell’obliquità e dell’ampiezza della lesione, che interessò contemporaneamente le diafisi tibiale e fibulare, appare molto verosimile che si sia trattato di un colpo di falconetto con un calibro di 6-7 cm. È comunque sicuro che il chirurgo Abramo intervenne su un arto gravemente compromesso da una semiamputazione traumatica, limitandosi a completarla e a regolarizzare i monconi prossimali. È noto che le amputazioni praticate nel ’500 erano solo quelle sotto il ginocchio e che di solito veniva lasciato un moncone tibiale piuttosto lungo; in seguito Ambroise Parè fisserà in ben 5 dita (circa 10 cm) la lunghezza del moncone da lasciare al disotto del ginocchio. Quanto alle amputazioni di coscia, fino al XVII secolo pochi chirurghi si arrischiarono ad amputare al disopra del ginocchio, a causa del pericolo elevato di emorragie. Una delle prime amputazioni al disopra del ginocchio verrà descritta da Clowes (1540-1604) solo alla fine del ’500. In conclusione, il chirurgo non lasciò alcuna lesione sopra il ginocchio, come era stato ipotizzato in base al testo del Guicciardini, ma agì al meglio delle sue possibilità e delle conoscenze chirurgiche dell’epoca. Il moncone tibiale e soprattutto quello fibulare, lasciati da maestro Abramo, sono piuttosto lunghi secondo i nostri criteri, ma non possiamo sapere perché. Forse per adattarvi una futura protesi? Oppure la situazione dell’arto era ormai irrimediabilmente compromessa dalla semi-amputazione traumatica e dalla cancrena? Comunque, di fronte ad un quadro clinico gravissimo il chirurgo ebbe appena il tempo di completare l’amputazione già avviata dal colpo di falconetto e, come dicono i testi chirurgici della seconda metà del ’500 anche per le amputazioni “normali”, dovette rimettere tutto nelle mani di Dio. Riferimenti bibliografici Fornaciari G, Bartolozzi P, Bartolozzi C, Rossi B, Menchi I, Piccioli A, La riesumazione di Giovanni dalle Bande Nere (1498-1526): primi risultati paleopatologici, Archivio per l’Amtropologia e la Etnologia 2013, 143: 157-170 Fornaciari G, Bartolozzi P, Bartolozzi C, Rossi B, Menchi I, Piccioli A, A great enigma of the Italian Renaissance: paleopathological study on the death of Giovanni dalle Bande Nere (1498-1526) and historical relevance of a leg amputation, BMC Musculoskeletal Disorders 2014, 15: 301-307 Kirkup, J. (2007) A History of Limb Amputation. Springer. Ortner, D.J. (2003) Identification of Pathological Conditions in Human Skeletal Remains. Academic Press.

L'intervento di amputazione e le cause di morte di Giovanni dalle Bande Nere

FORNACIARI, GINO
2016-01-01

Abstract

Giovanni dalle Bande Nere, comandante delle truppe pontificie alleate del re di Francia Francesco I contro l’Imperatore Carlo V, contrastò valorosamente nell’autunno del 1526 l’armata imperiale formata dai lanzichenecchi, i mercenari tedeschi guidati da Georg von Frundsberg. Il 25 novembre, a Governolo del Po (Mantova), Giovanni venne ferito gravemente alla gamba destra da un colpo di arma da fuoco. Dopo molte ore dal ferimento fu portato a Mantova, sotto la protezione del marchese Federico Gonzaga, per essere affidato alle cure del chirurgo di corte, l’ebreo Abramo Portaleone, che il 27 novembre eseguì l’amputazione della gamba ormai in cancrena. Giovanni morì il 30 novembre, a soli 28 anni di età. Numerose e discordanti fonti storiche dell’epoca riportarono questi eventi, lasciando irrisolti diversi quesiti: dinamica del ferimento, arma responsabile della ferita, livello di amputazione, cause mediche del decesso. Secondo alcuni Giovanni sarebbe stato vittima di un complotto politico e la ferita da arma da fuoco sarebbe stata volutamente mal gestita con un’amputazione errata, praticata al disotto della lesione o, secondo altri, sarebbe stato addirittura avvelenato. La tomba di Giovanni dalle Bande Nere è stata esplorata nel 2012 per permettere lo studio dei suoi resti scheletrici. Il moncone della gamba destra è stato studiato, oltre che negli aspetti macroscopici, anche al microscopio stereoscopico e tramite TC, allo scopo di stabilire il tipo di ferita, di intervento chirurgico e il livello di amputazione. Lo studio macroscopico ha evidenziato l’interessamento dei tre principali vasi arteriosi della gamba (tibiale anteriore, tibiale posteriore e fibulare) con conseguente ischemia totale dell’arto. L’esame TC ha rivelato la presenza a livello tibiale di alcuni focolai osteomielitici ancora attivi, risalenti ad una ferita da archibugio dell’anno precedente e che, una volta aperti dall’intervento chirurgico in sede di amputazione, furono con ogni probabilità, la causa di una setticemia fulminante. In riferimento al livello esatto della discussa amputazione, è stato possibile accertare che la tibia fu segata immediatamente al disopra della metà prossimale della diafisi e l’intervento chirurgico ne interessò solo la porzione laterale, dove è tuttora evidente il taglio orizzontale. Infatti, dal lato mediale non si rilevano segni di taglio, ma solo scheggiature con andamento obliquo. La sezione chirurgica, osservata al microscopio stereoscopico, rivela una abbondante proliferazione di callo osseo endostale, conseguente alla precedente ferita da archibugio visibile anche alla TC. Per quanto riguarda il moncone fibulare, si osserva una scheggiatura obliqua ed un taglio chirurgico orizzontale in corrispondenza dell’estremità distale. Il canale midollare della fibula non presenta segni riparativi. In considerazione dell’obliquità e dell’ampiezza della lesione, che interessò contemporaneamente le diafisi tibiale e fibulare, appare molto verosimile che si sia trattato di un colpo di falconetto con un calibro di 6-7 cm. È comunque sicuro che il chirurgo Abramo intervenne su un arto gravemente compromesso da una semiamputazione traumatica, limitandosi a completarla e a regolarizzare i monconi prossimali. È noto che le amputazioni praticate nel ’500 erano solo quelle sotto il ginocchio e che di solito veniva lasciato un moncone tibiale piuttosto lungo; in seguito Ambroise Parè fisserà in ben 5 dita (circa 10 cm) la lunghezza del moncone da lasciare al disotto del ginocchio. Quanto alle amputazioni di coscia, fino al XVII secolo pochi chirurghi si arrischiarono ad amputare al disopra del ginocchio, a causa del pericolo elevato di emorragie. Una delle prime amputazioni al disopra del ginocchio verrà descritta da Clowes (1540-1604) solo alla fine del ’500. In conclusione, il chirurgo non lasciò alcuna lesione sopra il ginocchio, come era stato ipotizzato in base al testo del Guicciardini, ma agì al meglio delle sue possibilità e delle conoscenze chirurgiche dell’epoca. Il moncone tibiale e soprattutto quello fibulare, lasciati da maestro Abramo, sono piuttosto lunghi secondo i nostri criteri, ma non possiamo sapere perché. Forse per adattarvi una futura protesi? Oppure la situazione dell’arto era ormai irrimediabilmente compromessa dalla semi-amputazione traumatica e dalla cancrena? Comunque, di fronte ad un quadro clinico gravissimo il chirurgo ebbe appena il tempo di completare l’amputazione già avviata dal colpo di falconetto e, come dicono i testi chirurgici della seconda metà del ’500 anche per le amputazioni “normali”, dovette rimettere tutto nelle mani di Dio. Riferimenti bibliografici Fornaciari G, Bartolozzi P, Bartolozzi C, Rossi B, Menchi I, Piccioli A, La riesumazione di Giovanni dalle Bande Nere (1498-1526): primi risultati paleopatologici, Archivio per l’Amtropologia e la Etnologia 2013, 143: 157-170 Fornaciari G, Bartolozzi P, Bartolozzi C, Rossi B, Menchi I, Piccioli A, A great enigma of the Italian Renaissance: paleopathological study on the death of Giovanni dalle Bande Nere (1498-1526) and historical relevance of a leg amputation, BMC Musculoskeletal Disorders 2014, 15: 301-307 Kirkup, J. (2007) A History of Limb Amputation. Springer. Ortner, D.J. (2003) Identification of Pathological Conditions in Human Skeletal Remains. Academic Press.
2016
9788867876341
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/807145
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact