Unione europea, migrazioni e sistema Dublino: qualche proposta non convenzionale

L’Unione europea sta attraversando una fase di profonda difficoltà nella gestione dei flussi migratori che impiegano la rotta mediterranea e quella balcanica. Una parte considerevole delle persone che giunge alle frontiere europee rientra nella categoria dei richiedenti asilo e pertanto mette sotto pressione il sistema europeo di asilo, che ha tra i suoi elementi portanti la disciplina contenuta nel regolamento Dublino III. La normativa Dublino presenta svariate inefficienze e incongruenze, a cui non pone rimedio il piano ad hoc di relocation di richiedenti asilo giunti in Grecia e Italia (adottato in due decisioni del settembre 2015). Peraltro, tale piano sembra generare diffidenze e resistenze sul piano operativo, da parte sia dei potenziali beneficiari, che degli Stati membri di potenziale ricollocamento. Il Policy Brief discute criticamente uno dei principali difetti della disciplina Dublino (l’insufficiente presa in considerazione di un collegamento effettivo tra richiedente asilo e Stato competente per esaminare la sua domanda di protezione) e propone un approccio alternativo, che potrebbe essere saggiato in un progetto pilota a diritto invariato. L’implementazione delle decisioni sulla relocation potrebbe offrire una preziosa occasione di sperimentazione. Le indicazioni pratiche che ne dovessero scaturire sarebbero di grande utilità nelle discussioni in corso sull’eventuale riforma del regolamento Dublino III. Inoltre, nel breve periodo l’approccio qui suggerito contribuirebbe ad ottimizzare l’utilizzo di risorse scarse, a favorire la collaborazione tra gli Stati e tra questi e i richiedenti asilo, a ridurre i movimenti irregolari che tanta tensione stanno alimentando in questa delicata fase del processo di integrazione europea.