A guidare le curatrici nella difficile scelta dei brani pariniani da proporre in forma antologica è stata una duplice esigenza: consegnare a lettori non (o non ancora) specialisti un’immagine di Parini più mossa di quella ‘vulgata’ dell’autore de "Il giorno" e delle "Odi", e insieme costruire un’antologia abbastanza snella da poter essere fruita nella sua interezza. I cappelli introduttivi ai singoli brani mirano a rendere ragione delle inclusioni, tutte funzionali ad illuminare non solo la ricchezza dei temi (sempre scelti fra quelli centrali nel dibattito illuministico), ma anche la varietà delle forme e dei registri sperimentati da Parini: è parso opportuno, inoltre, ricordare il suo impegno nella veste – meno comunemente nota – di giornalista e di librettista. A malincuore sono stati esclusi dal volume i testi legati alle polemiche linguistiche che videro Parini contrapporsi ad Alessandro Bandiera e ad Onofrio Branda (rispettivamente in difesa della lingua moderna e dell’uso dialettale) e anche i "Soggetti per gli artisti". Per motivi diversi, e al di là dell’indiscutibile interesse intrinseco, gli uni e gli altri mal si prestavano ad una riduzione di tipo antologico, che ne avrebbe snaturato la finalità. Il carattere contingente e il valore soprattutto documentario hanno determinato inoltre l’esclusione dei brevi scritti composti tra il 1796 e il ’98, legati al tempestoso rapporto dell’abate col gli organi di governo della Cisalpina. Rispetto al prestigio e al peso della docenza pariniana, sulla quale molto si è insistito, potrà infine apparire contraddittoria la decisione di rieditare, in questa sede, solo le poche pagine del programma "Per la cattedra biennale di belle lettere". È stato tuttavia l’impianto stesso delle Lezioni (tramandate da vari manoscritti, due dei quali autografi) a dissuadere le curatrici dall’operare una selezione. Si tratta infatti di un testo che, soprattutto nella versione più ampia dell’autografo «ambrosiano L», appare concepito per essere – secondo la tradizione scolastica – ‘dettato’ agli studenti e disteso quindi per tutta la durata del corso. Ci è parso quindi che estrarre dalle Lezioni pochi tasselli sparsi equivalesse a un tradimento nei confronti della grande capacità didattica del professor Parini, che certo nessun allievo avrebbe osato ascoltare distrattamente, con un orecchio solo.

Giuseppe Parini

FEDI, FRANCESCA;
2017-01-01

Abstract

A guidare le curatrici nella difficile scelta dei brani pariniani da proporre in forma antologica è stata una duplice esigenza: consegnare a lettori non (o non ancora) specialisti un’immagine di Parini più mossa di quella ‘vulgata’ dell’autore de "Il giorno" e delle "Odi", e insieme costruire un’antologia abbastanza snella da poter essere fruita nella sua interezza. I cappelli introduttivi ai singoli brani mirano a rendere ragione delle inclusioni, tutte funzionali ad illuminare non solo la ricchezza dei temi (sempre scelti fra quelli centrali nel dibattito illuministico), ma anche la varietà delle forme e dei registri sperimentati da Parini: è parso opportuno, inoltre, ricordare il suo impegno nella veste – meno comunemente nota – di giornalista e di librettista. A malincuore sono stati esclusi dal volume i testi legati alle polemiche linguistiche che videro Parini contrapporsi ad Alessandro Bandiera e ad Onofrio Branda (rispettivamente in difesa della lingua moderna e dell’uso dialettale) e anche i "Soggetti per gli artisti". Per motivi diversi, e al di là dell’indiscutibile interesse intrinseco, gli uni e gli altri mal si prestavano ad una riduzione di tipo antologico, che ne avrebbe snaturato la finalità. Il carattere contingente e il valore soprattutto documentario hanno determinato inoltre l’esclusione dei brevi scritti composti tra il 1796 e il ’98, legati al tempestoso rapporto dell’abate col gli organi di governo della Cisalpina. Rispetto al prestigio e al peso della docenza pariniana, sulla quale molto si è insistito, potrà infine apparire contraddittoria la decisione di rieditare, in questa sede, solo le poche pagine del programma "Per la cattedra biennale di belle lettere". È stato tuttavia l’impianto stesso delle Lezioni (tramandate da vari manoscritti, due dei quali autografi) a dissuadere le curatrici dall’operare una selezione. Si tratta infatti di un testo che, soprattutto nella versione più ampia dell’autografo «ambrosiano L», appare concepito per essere – secondo la tradizione scolastica – ‘dettato’ agli studenti e disteso quindi per tutta la durata del corso. Ci è parso quindi che estrarre dalle Lezioni pochi tasselli sparsi equivalesse a un tradimento nei confronti della grande capacità didattica del professor Parini, che certo nessun allievo avrebbe osato ascoltare distrattamente, con un orecchio solo.
2017
978-88-400-1932-1
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