Negli ultimi anni le generali esigenze di innovazione e di razionalizzazione dei processi produttivi hanno portato a un'accentuazione generale della riflessione tecnica e metodologica sui temi della qualità degli interventi, anche nel campo delle politiche pubbliche e, tra questi, segnatamente delle politiche e dei servizi sociali. In particolare, la nuova consapevolezza circa il rilievo assunto dai vari portatori/attivatori di interesse ( stakeholders ), e dai cittadini-utenti, nella determinazione del processo e del risultato degli interventi spinge a considerare sempre più spesso tale riflessione come una funzione essenziale della governance dei sistemi organizzativi da questi messi in atto. La necessità di valutare i processi di intervento sociale ha favorito importanti sviluppi delle scienze economico-statistiche ed organizzative. Tuttavia gli studi valutativi 'tradizionali' si sono spesso dovuti fermare di fronte alla fluidità magmatica e difficilmente prevedibile di quei contesti (come nel caso dei servizi sociali o dei processi di sviluppo di comunità) nei quali i destinatari e gli operatori degli interventi possono retro-agire sull'architettura logica e gerarchica dei programmi con aggiustamenti personali, re-interpretazioni, critiche o innovazioni non coordinabili che rendono assolutamente vani tutti i tentativi di avanzamento caratteristici dei modelli strutturati di work-flow . L'unica soluzione, allora, sembra essere quella di sviluppare modelli di programmazione e valutazione che sappiano e possano tenere conto di tutti i punti di vista e di tutti gli schemi concettuali mobilitati, in modo tale che il contraddittorio tra le parti, la formazione e diffusione a tutti i livelli di capacità critiche specializzate possano favorire una reale deliberazione di indirizzo circa la qualità e gli esiti delle azioni collettivamente intraprese orientata, peraltro, ad una logica di apprendimento costante e condiviso. A cavallo tra la Participatory Action Research ed il Project Management , la "valutazione partecipata della qualità" rappresenta una metodica, ma anche una teoretica, di evocazione e chiarificazione pragmatica delle intenzionalità dell'agire all'interno del flusso delle azioni collettive sviluppate in contesti organizzativi dotati di elevata turbolenza, finalizzata al potenziamento ( empowerment ) ed alla sistematizzazione ( learning ) delle capacità individuali e collettive di formulare giudizi qualificati sulle reali e vitali valenze degli interventi.

Valutazione partecipata della qualità. Il cittadino-utente nel giudizio sugli interventi di politica e servizio sociale

TOMEI, GABRIELE
2004-01-01

Abstract

Negli ultimi anni le generali esigenze di innovazione e di razionalizzazione dei processi produttivi hanno portato a un'accentuazione generale della riflessione tecnica e metodologica sui temi della qualità degli interventi, anche nel campo delle politiche pubbliche e, tra questi, segnatamente delle politiche e dei servizi sociali. In particolare, la nuova consapevolezza circa il rilievo assunto dai vari portatori/attivatori di interesse ( stakeholders ), e dai cittadini-utenti, nella determinazione del processo e del risultato degli interventi spinge a considerare sempre più spesso tale riflessione come una funzione essenziale della governance dei sistemi organizzativi da questi messi in atto. La necessità di valutare i processi di intervento sociale ha favorito importanti sviluppi delle scienze economico-statistiche ed organizzative. Tuttavia gli studi valutativi 'tradizionali' si sono spesso dovuti fermare di fronte alla fluidità magmatica e difficilmente prevedibile di quei contesti (come nel caso dei servizi sociali o dei processi di sviluppo di comunità) nei quali i destinatari e gli operatori degli interventi possono retro-agire sull'architettura logica e gerarchica dei programmi con aggiustamenti personali, re-interpretazioni, critiche o innovazioni non coordinabili che rendono assolutamente vani tutti i tentativi di avanzamento caratteristici dei modelli strutturati di work-flow . L'unica soluzione, allora, sembra essere quella di sviluppare modelli di programmazione e valutazione che sappiano e possano tenere conto di tutti i punti di vista e di tutti gli schemi concettuali mobilitati, in modo tale che il contraddittorio tra le parti, la formazione e diffusione a tutti i livelli di capacità critiche specializzate possano favorire una reale deliberazione di indirizzo circa la qualità e gli esiti delle azioni collettivamente intraprese orientata, peraltro, ad una logica di apprendimento costante e condiviso. A cavallo tra la Participatory Action Research ed il Project Management , la "valutazione partecipata della qualità" rappresenta una metodica, ma anche una teoretica, di evocazione e chiarificazione pragmatica delle intenzionalità dell'agire all'interno del flusso delle azioni collettive sviluppate in contesti organizzativi dotati di elevata turbolenza, finalizzata al potenziamento ( empowerment ) ed alla sistematizzazione ( learning ) delle capacità individuali e collettive di formulare giudizi qualificati sulle reali e vitali valenze degli interventi.
2004
Tomei, Gabriele
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