Il libro propone, nel segno dell’immagine cabbalistica delle «scintille» ripensata al modo di Benamozegh (cioè come ricerca e valorizzazione di elementi ebraici presenti anche in religioni e tradizioni diverse dall'ebraismo), un’inedita costellazione, costituita, oltre che da Benamozegh stesso, apologeta dell’ebraismo, dall’ebreo transfuga Spinoza e dal cattolico Vico. Di Spinoza vengono discusse le due opere in cui il riferimento alla civiltà ebraica è tematico: il "Tractatus theologico-politicus" e il "Compendium grammatices linguae hebraeae" (in genere pochissimo studiato, certo anche a causa delle notevoli competenze linguistiche che richiede). Di Vico rilegge il grandioso progetto storico-filosofico di una «scienza nuova» a partire dal riferimento imprescindibile (e, invece, spesso sottovalutato o trascurato del tutto) al mondo ebraico. Di Benamozegh (filosofo livornese dell’Ottocento ancora poco noto in Italia e invece assai studiato per esempio in Francia, negli Stati Uniti e in Israele) discute in particolare le idee relative al nesso di mosaismo e noachismo e a quello di ebraismo e cristianesimo. Il libro si conclude discutendo del rapporto di Benamozegh con gli altri due filosofi in esso considerati, cioè della sua interpretazione di Spinoza come cabbalista deviato e della sua applicazione dell’ermeneutica vichiana alla Torà.
Scintille ebraiche. Spinoza, Vico e Benamozegh
AMOROSO, LEONARDO
2004-01-01
Abstract
Il libro propone, nel segno dell’immagine cabbalistica delle «scintille» ripensata al modo di Benamozegh (cioè come ricerca e valorizzazione di elementi ebraici presenti anche in religioni e tradizioni diverse dall'ebraismo), un’inedita costellazione, costituita, oltre che da Benamozegh stesso, apologeta dell’ebraismo, dall’ebreo transfuga Spinoza e dal cattolico Vico. Di Spinoza vengono discusse le due opere in cui il riferimento alla civiltà ebraica è tematico: il "Tractatus theologico-politicus" e il "Compendium grammatices linguae hebraeae" (in genere pochissimo studiato, certo anche a causa delle notevoli competenze linguistiche che richiede). Di Vico rilegge il grandioso progetto storico-filosofico di una «scienza nuova» a partire dal riferimento imprescindibile (e, invece, spesso sottovalutato o trascurato del tutto) al mondo ebraico. Di Benamozegh (filosofo livornese dell’Ottocento ancora poco noto in Italia e invece assai studiato per esempio in Francia, negli Stati Uniti e in Israele) discute in particolare le idee relative al nesso di mosaismo e noachismo e a quello di ebraismo e cristianesimo. Il libro si conclude discutendo del rapporto di Benamozegh con gli altri due filosofi in esso considerati, cioè della sua interpretazione di Spinoza come cabbalista deviato e della sua applicazione dell’ermeneutica vichiana alla Torà.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.