Attraverso la sequenza delle ville del secondo volume di questa collana possiamo notare non solo come quello che era stato un linguaggio architettonico di alcune avanguardie europee – per la prima volta sperimentato pro-prio in alcune celeberrime ville-prototipo del periodo prebellico – si diffonda in maniera globale e diventi non solo stile internazionale ma anche stile convenzionale, a partire dalla componentistica edilizia, dell’architettura moderna. La villa diventa anche la tipologia edilizia con la quale si ritiene possibile edificare le città. Un radicale cambio di paradigma: un’idea-tipo architettonica nata per riallineare l’abitare alla Natura, esportando al di fuori degli scenari metropolitani temi urbani, diventa l’elemento con il quale costruire un’idea di città che ha il suo centro nella dissoluzione dei margini tra questa e il paesaggio. Così cambia anche la committenza: artisti, dandies e in-tellettuali negli “anni della grande sperimentazione”, tranquille e benestanti famiglie in cerca della tranquillità suburbana e babyboomers negli anni successivi. Gli anni 1941-1980 sono proprio quelli in cui si delineano l’ascesa e la caduta di questi principi come la maniera e la crisi delle ipotesi figurative ereditate dal Movimento Moderno.

L'architettura della villa moderna Volume secondo. Gli anni delle utopie realizzate 1941-1980

BOSCHI, ANTONELLO;LANINI, LUCA
2017-01-01

Abstract

Attraverso la sequenza delle ville del secondo volume di questa collana possiamo notare non solo come quello che era stato un linguaggio architettonico di alcune avanguardie europee – per la prima volta sperimentato pro-prio in alcune celeberrime ville-prototipo del periodo prebellico – si diffonda in maniera globale e diventi non solo stile internazionale ma anche stile convenzionale, a partire dalla componentistica edilizia, dell’architettura moderna. La villa diventa anche la tipologia edilizia con la quale si ritiene possibile edificare le città. Un radicale cambio di paradigma: un’idea-tipo architettonica nata per riallineare l’abitare alla Natura, esportando al di fuori degli scenari metropolitani temi urbani, diventa l’elemento con il quale costruire un’idea di città che ha il suo centro nella dissoluzione dei margini tra questa e il paesaggio. Così cambia anche la committenza: artisti, dandies e in-tellettuali negli “anni della grande sperimentazione”, tranquille e benestanti famiglie in cerca della tranquillità suburbana e babyboomers negli anni successivi. Gli anni 1941-1980 sono proprio quelli in cui si delineano l’ascesa e la caduta di questi principi come la maniera e la crisi delle ipotesi figurative ereditate dal Movimento Moderno.
2017
Boschi, Antonello; Lanini, Luca
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