Nell’ultimo decennio la storia delle università in Italia è stata segnata da un ampliamento consistente del numero degli studi che si sono occupati di ricostruire i diversi aspetti della storia dei nostri Atenei. I docenti, le cattedre, gli indirizzi di studio, gli ampliamenti edilizi, piuttosto che le fonti e gli archivi utilizzati per questo tipo di storia (ci riferiamo ai lavori più recenti di Blanco, Giorgi e Mineo sull’Università di Trento) sono solo alcuni dei temi che hanno definito sempre più i contorni di un variegato sistema universitario che, seppur fondato su un modello nazionale, ha visto l’evolversi differenziato delle singole sedi italiane. Differenze e somiglianze tra gli Atenei sono stati il portato di scelte intraprese a livello nazionale che hanno definito assetti territoriali molto spesso differenti tra loro, sui quali hanno ovviamente inciso le singole realtà locali. In questo contesto, sempre più ricco di tasselli, manca ancora all’appello una storia delle università di carattere regionale, in modo particolare per ciò che concerne l’immediato dopoguerra. In questo senso l’Emila Romagna si presta ad essere un interessante campo d’indagine avendo sul suo territorio quattro Atenei (Bologna, Ferrara, Modena e Reggio, Parma) con storie e tradizioni molto diverse tra loro. Anche le ricostruzioni che si sono occupate della storia delle singole sedi hanno tralasciato aspetti importanti, riducendo molte volte il periodo dopo il secondo conflitto mondiale ad una narrazione segnata da un lungo e continuo processo di sviluppo. La comparazione all’interno di un quadro regionale è funzionale a comprendere gli elementi che hanno contraddistinto lo sviluppo degli Atenei emiliano-romagnoli, si presta al contempo a far luce su come scelte fatte dal centro abbiano inciso sui contesti periferici segnati a loro volta da poteri economici e politici locali, capaci in alcuni casi di incidere sulle decisioni nazionali. Il periodo del dopoguerra, prendendo avvio dal difficile momento della ricostruzione e dall’uscita dal Ventennio fascista, si presta più di altri ad individuare gli elementi peculiari e quelli condivisi di un contesto regionale come quello dell’Emilia-Romagna al fine di comprendere, prima dell’inizio dell’università di massa segnato dagli stravolgimenti del ’68, come si configurarono i diversi Atenei, quali furono i loro rapporti con i poteri locali e quelli nazionali, i mutamenti edilizi, l’evoluzione delle cattedre e degli insegnamenti, le trasformazioni del mondo studentesco.
Le Università in Emilia-Romagna dal dopoguerra alla contestazione del '68
BRECCIA, ALESSANDRO;
2017-01-01
Abstract
Nell’ultimo decennio la storia delle università in Italia è stata segnata da un ampliamento consistente del numero degli studi che si sono occupati di ricostruire i diversi aspetti della storia dei nostri Atenei. I docenti, le cattedre, gli indirizzi di studio, gli ampliamenti edilizi, piuttosto che le fonti e gli archivi utilizzati per questo tipo di storia (ci riferiamo ai lavori più recenti di Blanco, Giorgi e Mineo sull’Università di Trento) sono solo alcuni dei temi che hanno definito sempre più i contorni di un variegato sistema universitario che, seppur fondato su un modello nazionale, ha visto l’evolversi differenziato delle singole sedi italiane. Differenze e somiglianze tra gli Atenei sono stati il portato di scelte intraprese a livello nazionale che hanno definito assetti territoriali molto spesso differenti tra loro, sui quali hanno ovviamente inciso le singole realtà locali. In questo contesto, sempre più ricco di tasselli, manca ancora all’appello una storia delle università di carattere regionale, in modo particolare per ciò che concerne l’immediato dopoguerra. In questo senso l’Emila Romagna si presta ad essere un interessante campo d’indagine avendo sul suo territorio quattro Atenei (Bologna, Ferrara, Modena e Reggio, Parma) con storie e tradizioni molto diverse tra loro. Anche le ricostruzioni che si sono occupate della storia delle singole sedi hanno tralasciato aspetti importanti, riducendo molte volte il periodo dopo il secondo conflitto mondiale ad una narrazione segnata da un lungo e continuo processo di sviluppo. La comparazione all’interno di un quadro regionale è funzionale a comprendere gli elementi che hanno contraddistinto lo sviluppo degli Atenei emiliano-romagnoli, si presta al contempo a far luce su come scelte fatte dal centro abbiano inciso sui contesti periferici segnati a loro volta da poteri economici e politici locali, capaci in alcuni casi di incidere sulle decisioni nazionali. Il periodo del dopoguerra, prendendo avvio dal difficile momento della ricostruzione e dall’uscita dal Ventennio fascista, si presta più di altri ad individuare gli elementi peculiari e quelli condivisi di un contesto regionale come quello dell’Emilia-Romagna al fine di comprendere, prima dell’inizio dell’università di massa segnato dagli stravolgimenti del ’68, come si configurarono i diversi Atenei, quali furono i loro rapporti con i poteri locali e quelli nazionali, i mutamenti edilizi, l’evoluzione delle cattedre e degli insegnamenti, le trasformazioni del mondo studentesco.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.