Partendo dalla descrizione dei Tre porcellini di Walt Disney (1933), il libro compie una vasta ricognizione sui caratteri, le storie e le forme della cultura di massa, prevalentemente statunitense, dagli anni trenta del XX secolo fino a oggi. I capitoli esaminano le più diverse declinazioni della cultura di massa: il cinema (si prendono in esame film come Via col Vento, Il Mago di Oz, Gli uomini preferiscono le bionde, Il laureato, Easy Rider, Inception); i fumetti (da Tarzan e Dick Tracy, ai supereroi di vecchia e nuova generazione); la popular music (da Frank Sinatra, a Elvis Presley, a Bob Dylan, i Beatles, i Rolling Stones, i Pink Floyd, sino a Madonna); la cultura visiva (da Jackson Pollock ad Andy Warhol); la radio e la televisione (dalle soap opera, alle sitcom, alle più recenti serie tv come Il Trono di Spade); il teatro musicale e il musical (da Fred Astaire e Ginger Rogers, a Hair e The Rocky Horror Show). Nella prima parte il libro delinea la parabola della cultura mainstream, intendendo col termine la produzione di maggiore successo, lanciata dai film delle majors hollywoodiane, e raccolta e amplificata dalla radio e dalla tv. Questo tipo di cultura, basata su un’idea consolatoria dell’intrattenimento, fondata su una visione eticamente manichea (il bene contro il male, in tutte le sue possibili declinazioni) e sul must del lieto fine, prende forma negli anni trenta e si installa permanentemente nell’immaginario collettivo dell’Occidente. Nella seconda parte il libro traccia la nascita e il successo di una controcultura di massa, animata – sin dai primi anni sessanta – soprattutto dalla formazione e dal successo della musica rock, di cui si descrivono i protagonisti principali, le musiche, il significato dei testi. Inoltre si rintracciano i rapporti che il rock intrattiene con il coevo «nuovo cinema» di Hollywood, con la nuova produzione teatrale di Broadway, con le nuove forme della programmazione televisiva. Nel capitolo conclusivo, infine, si descrivono le ragioni per le quali dalla metà degli anni settanta la costellazione controculturale si dissolve; e viceversa i motivi per cui la cultura di massa mainstream rinnova e rafforza la sua egemonia, evidente e solida ancora oggi.

Wonderland. La cultura di massa da Walt Disney ai Pink Floyd

BANTI, ALBERTO MARIO
2017-01-01

Abstract

Partendo dalla descrizione dei Tre porcellini di Walt Disney (1933), il libro compie una vasta ricognizione sui caratteri, le storie e le forme della cultura di massa, prevalentemente statunitense, dagli anni trenta del XX secolo fino a oggi. I capitoli esaminano le più diverse declinazioni della cultura di massa: il cinema (si prendono in esame film come Via col Vento, Il Mago di Oz, Gli uomini preferiscono le bionde, Il laureato, Easy Rider, Inception); i fumetti (da Tarzan e Dick Tracy, ai supereroi di vecchia e nuova generazione); la popular music (da Frank Sinatra, a Elvis Presley, a Bob Dylan, i Beatles, i Rolling Stones, i Pink Floyd, sino a Madonna); la cultura visiva (da Jackson Pollock ad Andy Warhol); la radio e la televisione (dalle soap opera, alle sitcom, alle più recenti serie tv come Il Trono di Spade); il teatro musicale e il musical (da Fred Astaire e Ginger Rogers, a Hair e The Rocky Horror Show). Nella prima parte il libro delinea la parabola della cultura mainstream, intendendo col termine la produzione di maggiore successo, lanciata dai film delle majors hollywoodiane, e raccolta e amplificata dalla radio e dalla tv. Questo tipo di cultura, basata su un’idea consolatoria dell’intrattenimento, fondata su una visione eticamente manichea (il bene contro il male, in tutte le sue possibili declinazioni) e sul must del lieto fine, prende forma negli anni trenta e si installa permanentemente nell’immaginario collettivo dell’Occidente. Nella seconda parte il libro traccia la nascita e il successo di una controcultura di massa, animata – sin dai primi anni sessanta – soprattutto dalla formazione e dal successo della musica rock, di cui si descrivono i protagonisti principali, le musiche, il significato dei testi. Inoltre si rintracciano i rapporti che il rock intrattiene con il coevo «nuovo cinema» di Hollywood, con la nuova produzione teatrale di Broadway, con le nuove forme della programmazione televisiva. Nel capitolo conclusivo, infine, si descrivono le ragioni per le quali dalla metà degli anni settanta la costellazione controculturale si dissolve; e viceversa i motivi per cui la cultura di massa mainstream rinnova e rafforza la sua egemonia, evidente e solida ancora oggi.
2017
Banti, ALBERTO MARIO
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/874939
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact