Appiattita su una testimonianza unica, saltuariamente integrata solo per le sue materiali lacune, l’edizione delle Trecento Novelle è stata spesso riproposta con verifiche testuali circoscritte a singole cruces, e perlopiù condotte mediante esercizi congetturali anche invasivi. L’esistenza di una tradizione collaterale, svincolata dall’iniziativa redazionale di Vincenzio Borghini (1501-1580), è stata più volte ipotizzata, ma ha preso consistenza solo col recente ritrovamento di un nuovo manoscritto a Oxford. I due versanti, pressoché coevi, della tradizione testuale presentano opposti caratteri di copia: a fronte di molti errori meccanici presenti nelle copie a prezzo volute dal Borghini, il nuovo filone manifesta un atteggiamento più appassionato e partecipe, tanto alle vicende narrate quanto agli aspetti linguistici e fraseologici dell’opera. Da tali competenze, e da una più attenta lettura del malconcio originale poi perduto, possono essere restituiti alla lettura interi paragrafi del novelliere che gli scribi borghiniani riportano in modo estremamente frammentario o omettono senza esitazione. Pur con qualche occasionale sospetto di rielaborazione, le nuove testimonianze offrono così un contraddittorio importante, che – oltre alla soluzione di passi da tempo discussi – ha il pregio di revocarne in dubbio molti altri, finora ritenuti soddisfacenti ma in realtà controversi sul piano del senso o della coerenza logica e narrativa. Il risultato è un testo critico profondamente rinnovato, come meritava da tempo uno dei più grandi autori della narrativa medievale.
Le Trecento Novelle
ZACCARELLO, MICHELANGELO
2014-01-01
Abstract
Appiattita su una testimonianza unica, saltuariamente integrata solo per le sue materiali lacune, l’edizione delle Trecento Novelle è stata spesso riproposta con verifiche testuali circoscritte a singole cruces, e perlopiù condotte mediante esercizi congetturali anche invasivi. L’esistenza di una tradizione collaterale, svincolata dall’iniziativa redazionale di Vincenzio Borghini (1501-1580), è stata più volte ipotizzata, ma ha preso consistenza solo col recente ritrovamento di un nuovo manoscritto a Oxford. I due versanti, pressoché coevi, della tradizione testuale presentano opposti caratteri di copia: a fronte di molti errori meccanici presenti nelle copie a prezzo volute dal Borghini, il nuovo filone manifesta un atteggiamento più appassionato e partecipe, tanto alle vicende narrate quanto agli aspetti linguistici e fraseologici dell’opera. Da tali competenze, e da una più attenta lettura del malconcio originale poi perduto, possono essere restituiti alla lettura interi paragrafi del novelliere che gli scribi borghiniani riportano in modo estremamente frammentario o omettono senza esitazione. Pur con qualche occasionale sospetto di rielaborazione, le nuove testimonianze offrono così un contraddittorio importante, che – oltre alla soluzione di passi da tempo discussi – ha il pregio di revocarne in dubbio molti altri, finora ritenuti soddisfacenti ma in realtà controversi sul piano del senso o della coerenza logica e narrativa. Il risultato è un testo critico profondamente rinnovato, come meritava da tempo uno dei più grandi autori della narrativa medievale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.