La diffusione di Internet ha modificato il nostro modo di stare nel mondo, di relazionarci con l’altro. E produce effetti anche sul bullismo, un fenomeno in crescita, che coinvolge circa la metà dei ragazzi tra gli 11 e 17 anni. Alle violenze fisiche si aggiungono quelle psicologiche, non meno pesanti, che si diffondono in rete. Il 7 febbraio è stata promossa a livello mondiale una giornata di sensibilizzazione sui pericoli della rete. Pericoli avvertiti ma ancora troppo trascurati. Il problema richiede innanzitutto risposte educative, perché la rete prima che essere uno strumento di comunicazione, è un ambiente di relazioni interpersonali. Risposte che dovrebbero dare in primis, i genitori e gli insegnanti. Le leggi già esistenti condannano come reati la sostituzione di persona, la maldicenza diffamatoria, la diffusione di dati personali, la persecuzione che istiga al suicidio. Tutti reati che in rete si compiono con un click mentre ottenere un risarcimento richiede tempi decisamente più lunghi. Il legislatore dovrebbe chiedersi quale prevenzione sia possibile. Quale sia l’equilibrio accettabile tra libertà di espressione indiscriminata e controllo dei contenuti che circolano in rete istigando all’odio o proponendosi l’umiliazione delle persone. Dovrebbe anche chiedersi se non sia il momento di disporre restrizioni sulla possibilità di registrarsi in rete in forma sostanzialmente anonima o in età sempre più bassa (attualmente si ritiene che l’età di iscrizione nei social network si sia abbassata a 12 anni e mezzo, ben al di sotto di quanto sarebbe ufficialmente consentito).

Se il web amplifica il bullismo

andrea tomasi
2017-01-01

Abstract

La diffusione di Internet ha modificato il nostro modo di stare nel mondo, di relazionarci con l’altro. E produce effetti anche sul bullismo, un fenomeno in crescita, che coinvolge circa la metà dei ragazzi tra gli 11 e 17 anni. Alle violenze fisiche si aggiungono quelle psicologiche, non meno pesanti, che si diffondono in rete. Il 7 febbraio è stata promossa a livello mondiale una giornata di sensibilizzazione sui pericoli della rete. Pericoli avvertiti ma ancora troppo trascurati. Il problema richiede innanzitutto risposte educative, perché la rete prima che essere uno strumento di comunicazione, è un ambiente di relazioni interpersonali. Risposte che dovrebbero dare in primis, i genitori e gli insegnanti. Le leggi già esistenti condannano come reati la sostituzione di persona, la maldicenza diffamatoria, la diffusione di dati personali, la persecuzione che istiga al suicidio. Tutti reati che in rete si compiono con un click mentre ottenere un risarcimento richiede tempi decisamente più lunghi. Il legislatore dovrebbe chiedersi quale prevenzione sia possibile. Quale sia l’equilibrio accettabile tra libertà di espressione indiscriminata e controllo dei contenuti che circolano in rete istigando all’odio o proponendosi l’umiliazione delle persone. Dovrebbe anche chiedersi se non sia il momento di disporre restrizioni sulla possibilità di registrarsi in rete in forma sostanzialmente anonima o in età sempre più bassa (attualmente si ritiene che l’età di iscrizione nei social network si sia abbassata a 12 anni e mezzo, ben al di sotto di quanto sarebbe ufficialmente consentito).
2017
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