Questa ricerca si configura come un’indagine sulla Via Portuense e sulla Via Severiana di Roma, antichi tracciati viari e possibili motori di sviluppo dell’area a sud-ovest della città, tra il GRA e il mare. Qui, più che altrove, si manifesta il conflitto tra le logiche della globalità e le dinamiche locali. I centri sorti lungo la Portuense, infatti, attraverso un acceleratore di connessione come l’aeroporto, avrebbero dovuto divenire centri internazionali. Tuttavia alcuni di essi sono stati imbrigliati dalle maglie dei luoghi, dai reticoli della memoria, forse da un passato troppo ingombrante. L’obiettivo di tale studio è stato dunque, da un lato, la formulazione di una strategia volta al potenziamento della Via Portuense, su cui si allineano i suddetti centri, e dall’altro la riscoperta della Via Severiana, che correggerebbe la vocazione direzionale dell’area con un’attenzione ai valori del patrimonio e della cultura. Tale azione potrebbe indurre, in un secondo momento, il potenziamento delle due fasce lineari connesse a tali vie: quella costituita dal Parco del Tevere e quella litoranea, da Fiumicino a Castel Porziano. Questo sistema chiarirebbe la figura che esprime lo sviluppo di Roma verso il mare, accelerando i processi di trasformazione e le connessioni dell’area, ancora carente di collegamenti, specie quelli tra le due aree archeologiche più importanti del territorio: Ostia antica e Portus. Quest’ultimo, in particolare, si configura come un oggetto carico di mistero: simbolo del potere dell’economia e dei traffici che assoggettano il territorio portuense, da un lato, e possibile motore di sviluppo, dall’altro. Figura dalla geometria perfetta, l’esagono dell’antico bacino portuale sembra ricalcare la forma planimetrica del centro storico di Roma, che attraverso una traslazione di senso viene proiettata nel mare, prefigurando così il destino della città.

Tra Roma e il mare. Storia e futuro di un settore urbano, forward Piero Ostilio Rossi. Melfi: Edizioni Libria, 2014.

Lina Malfona
2014-01-01

Abstract

Questa ricerca si configura come un’indagine sulla Via Portuense e sulla Via Severiana di Roma, antichi tracciati viari e possibili motori di sviluppo dell’area a sud-ovest della città, tra il GRA e il mare. Qui, più che altrove, si manifesta il conflitto tra le logiche della globalità e le dinamiche locali. I centri sorti lungo la Portuense, infatti, attraverso un acceleratore di connessione come l’aeroporto, avrebbero dovuto divenire centri internazionali. Tuttavia alcuni di essi sono stati imbrigliati dalle maglie dei luoghi, dai reticoli della memoria, forse da un passato troppo ingombrante. L’obiettivo di tale studio è stato dunque, da un lato, la formulazione di una strategia volta al potenziamento della Via Portuense, su cui si allineano i suddetti centri, e dall’altro la riscoperta della Via Severiana, che correggerebbe la vocazione direzionale dell’area con un’attenzione ai valori del patrimonio e della cultura. Tale azione potrebbe indurre, in un secondo momento, il potenziamento delle due fasce lineari connesse a tali vie: quella costituita dal Parco del Tevere e quella litoranea, da Fiumicino a Castel Porziano. Questo sistema chiarirebbe la figura che esprime lo sviluppo di Roma verso il mare, accelerando i processi di trasformazione e le connessioni dell’area, ancora carente di collegamenti, specie quelli tra le due aree archeologiche più importanti del territorio: Ostia antica e Portus. Quest’ultimo, in particolare, si configura come un oggetto carico di mistero: simbolo del potere dell’economia e dei traffici che assoggettano il territorio portuense, da un lato, e possibile motore di sviluppo, dall’altro. Figura dalla geometria perfetta, l’esagono dell’antico bacino portuale sembra ricalcare la forma planimetrica del centro storico di Roma, che attraverso una traslazione di senso viene proiettata nel mare, prefigurando così il destino della città.
2014
Malfona, Lina
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/950336
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