Cortei in abiti medioevali o rinascimentali; palii, gare, regate e giochi storici fra contrade o rioni; esibizioni di scherma antica, di tiro con la balestra, di duelli equestri, di falconeria; ricostruzione di botteghe artigianali o mercatini “di un tempo” e di cultura materiale d’epoca; cene medioevali, danze tradizionali, musiche di antichi strumenti. Visitando oggi città, paesi e persino le più piccole frazioni della Toscana è impossibile non imbattersi in questi o altri comuni ingredienti delle feste e delle rievocazioni storiche. La diffusione di questo tipo di eventi è impressionante sul piano quantitativo. La Regione Toscana, che ha istituito un apposito albo, censisce 79 associazioni e 130 eventi di ricostruzione e rievocazione storica: ma la cifra reale è ben più alta, e in continua evoluzione. “Rievocazione” e “ricostruzione”, per la verità, devono essere distinte. La rievocazione si riferisce a un evento preciso (ad esempio una battaglia, o la visita della città da parte di un personaggio storico famoso): implica un elemento di messa in scena narrativa, e punta sulla spettacolarità delle scenografie e dei costumi. La ricostruzione mira invece a mettere in scena ambienti e situazioni della vita quotidiana del passato, ad esempio mercati, spazi domestici, botteghe artigiane: tenta di conseguire il massimo di fedeltà filologica, sulla base delle fonti scritte e iconografiche disponibili (anche attraverso il ricorso a consulenze scientifiche). Di fatto, tuttavia, queste due forme si intrecciano spesso, coesistendo nella maggior parte degli eventi. Si possono stimare – per la sola Toscana - in decine di migliaia le persone che partecipano attivamente all’organizzazione e alla messa in scena di eventi, e in milioni quelle a cui capita più o meno regolarmente di assistervi. Il fenomeno è diffuso anche altrove, certo (in Italia, in Europa e su scala globale). In Toscana è tuttavia particolarmente forte perché si innesta su una precedente tradizione di feste storiche urbane, nonché sui valori di cooperazione e partecipazione civica che rappresentano un riconosciuto “capitale simbolico” della regione. Il volume Passato vivente Feste, giochi e rievocazioni storiche in Toscana, di Maria Cristina Carratù e Fabio Dei, propone una panoramica ragionata anche se necessariamente parziale delle feste rievocative. Ne segue le fasi storiche di sviluppo e propone di considerarle come forme di rilettura delle identità locali e delle tradizioni civiche nell’epoca della globalizzazione, della comunicazione ipermediale, del turismo di massa. Il libro sostiene che il panorama attuale delle feste rievocative è il frutto dell’intreccio e della fusione di due diversi campi di pratiche. Da un lato le già ricordate feste storiche urbane, rappresentate in modo paradigmatico dal Palio di Siena ma che nel corso del Novecento hanno caratterizzato molte altre città, come Pisa con il Gioco del Ponte, Firenze con il Calcio storico, Arezzo con la Giostra del Saracino, Pistoia con la Giostra dell’Orso, e successivamente anche centri minori. Dall’altro lato, la tradizione nordeuropea e americana del reenactment, esemplificata dalle rievocazioni delle battaglie della Guerra Civile negli Stati Uniti, o di quelle napoleoniche in Europa. Qui l’accento è posto sulla fedeltà nella ricostruzione della cultura materiale (gli abiti, le armi e le attrezzature, il cibo) e sull’autenticità delle esperienze esistenziali: con l’obiettivo di “rivivere” le emozioni soggettive legate al freddo, alla fame, persino alla violenza della battaglia. Molto diverse fra loro, le feste urbane e le pratiche di reenactment mischiano tuttavia i rispettivi elementi, convergendo verso un continuum di eventi in cui convivono radicamento locale e impegno ricostruttivo, messe in scena giocose e fedeltà filologica. Ne risulta l’affermazione di un nuovo stile, o se vogliamo di un linguaggio o una grammatica degli eventi pubblici festivi, che rimpiazza stili e linguaggi precedenti. Quelli ad esempio delle sagre, delle fiere, dei revival folklorici, che per molti decenni del secondo dopoguerra hanno dominato il panorama della festività rurale e di provincia in Toscana. Quello rievocativo diviene il “naturale” linguaggio di espressione delle identità locali e dei riti di coesione comunitaria: tanto pervasivo da invadere progressivamente anche diversi tipi di evento pubblico, come le feste religiose o le commemorazioni civili e politiche. In altre parole, le feste storiche non rappresentano eventi tradizionali rimasti immutati dal Medioevo o dal Rinascimento fino a oggi (anche se amano rappresentarsi in questo modo, proiettando la propria origine lontano nel tempo). Si tratta invece di fenomeni culturali che cambiano costantemente seguendo i grandi mutamenti storici: proprio in ciò consiste la loro forza e creatività, la capacità di aderire alle esigenze e ai modi di sentire contemporanei. Non sono sopravvivenze del passato, ma fenomeni eminentemente moderni - espressione di ciò che la Toscana e i suoi cittadini sono oggi. Anche se questa esperienza presente passa attraverso l’immaginazione e la rappresentazione incorporata del passato.

Passato vivente. Feste, giochi e rievocazioni storiche / A Living Past. Festivals, Games and Historical Reenactments

Fabio Dei;
2018-01-01

Abstract

Cortei in abiti medioevali o rinascimentali; palii, gare, regate e giochi storici fra contrade o rioni; esibizioni di scherma antica, di tiro con la balestra, di duelli equestri, di falconeria; ricostruzione di botteghe artigianali o mercatini “di un tempo” e di cultura materiale d’epoca; cene medioevali, danze tradizionali, musiche di antichi strumenti. Visitando oggi città, paesi e persino le più piccole frazioni della Toscana è impossibile non imbattersi in questi o altri comuni ingredienti delle feste e delle rievocazioni storiche. La diffusione di questo tipo di eventi è impressionante sul piano quantitativo. La Regione Toscana, che ha istituito un apposito albo, censisce 79 associazioni e 130 eventi di ricostruzione e rievocazione storica: ma la cifra reale è ben più alta, e in continua evoluzione. “Rievocazione” e “ricostruzione”, per la verità, devono essere distinte. La rievocazione si riferisce a un evento preciso (ad esempio una battaglia, o la visita della città da parte di un personaggio storico famoso): implica un elemento di messa in scena narrativa, e punta sulla spettacolarità delle scenografie e dei costumi. La ricostruzione mira invece a mettere in scena ambienti e situazioni della vita quotidiana del passato, ad esempio mercati, spazi domestici, botteghe artigiane: tenta di conseguire il massimo di fedeltà filologica, sulla base delle fonti scritte e iconografiche disponibili (anche attraverso il ricorso a consulenze scientifiche). Di fatto, tuttavia, queste due forme si intrecciano spesso, coesistendo nella maggior parte degli eventi. Si possono stimare – per la sola Toscana - in decine di migliaia le persone che partecipano attivamente all’organizzazione e alla messa in scena di eventi, e in milioni quelle a cui capita più o meno regolarmente di assistervi. Il fenomeno è diffuso anche altrove, certo (in Italia, in Europa e su scala globale). In Toscana è tuttavia particolarmente forte perché si innesta su una precedente tradizione di feste storiche urbane, nonché sui valori di cooperazione e partecipazione civica che rappresentano un riconosciuto “capitale simbolico” della regione. Il volume Passato vivente Feste, giochi e rievocazioni storiche in Toscana, di Maria Cristina Carratù e Fabio Dei, propone una panoramica ragionata anche se necessariamente parziale delle feste rievocative. Ne segue le fasi storiche di sviluppo e propone di considerarle come forme di rilettura delle identità locali e delle tradizioni civiche nell’epoca della globalizzazione, della comunicazione ipermediale, del turismo di massa. Il libro sostiene che il panorama attuale delle feste rievocative è il frutto dell’intreccio e della fusione di due diversi campi di pratiche. Da un lato le già ricordate feste storiche urbane, rappresentate in modo paradigmatico dal Palio di Siena ma che nel corso del Novecento hanno caratterizzato molte altre città, come Pisa con il Gioco del Ponte, Firenze con il Calcio storico, Arezzo con la Giostra del Saracino, Pistoia con la Giostra dell’Orso, e successivamente anche centri minori. Dall’altro lato, la tradizione nordeuropea e americana del reenactment, esemplificata dalle rievocazioni delle battaglie della Guerra Civile negli Stati Uniti, o di quelle napoleoniche in Europa. Qui l’accento è posto sulla fedeltà nella ricostruzione della cultura materiale (gli abiti, le armi e le attrezzature, il cibo) e sull’autenticità delle esperienze esistenziali: con l’obiettivo di “rivivere” le emozioni soggettive legate al freddo, alla fame, persino alla violenza della battaglia. Molto diverse fra loro, le feste urbane e le pratiche di reenactment mischiano tuttavia i rispettivi elementi, convergendo verso un continuum di eventi in cui convivono radicamento locale e impegno ricostruttivo, messe in scena giocose e fedeltà filologica. Ne risulta l’affermazione di un nuovo stile, o se vogliamo di un linguaggio o una grammatica degli eventi pubblici festivi, che rimpiazza stili e linguaggi precedenti. Quelli ad esempio delle sagre, delle fiere, dei revival folklorici, che per molti decenni del secondo dopoguerra hanno dominato il panorama della festività rurale e di provincia in Toscana. Quello rievocativo diviene il “naturale” linguaggio di espressione delle identità locali e dei riti di coesione comunitaria: tanto pervasivo da invadere progressivamente anche diversi tipi di evento pubblico, come le feste religiose o le commemorazioni civili e politiche. In altre parole, le feste storiche non rappresentano eventi tradizionali rimasti immutati dal Medioevo o dal Rinascimento fino a oggi (anche se amano rappresentarsi in questo modo, proiettando la propria origine lontano nel tempo). Si tratta invece di fenomeni culturali che cambiano costantemente seguendo i grandi mutamenti storici: proprio in ciò consiste la loro forza e creatività, la capacità di aderire alle esigenze e ai modi di sentire contemporanei. Non sono sopravvivenze del passato, ma fenomeni eminentemente moderni - espressione di ciò che la Toscana e i suoi cittadini sono oggi. Anche se questa esperienza presente passa attraverso l’immaginazione e la rappresentazione incorporata del passato.
2018
Dei, Fabio; Cristina Carratù, Maria
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