At present there are only few wall painting contexts exhaustively edited in central Italy, and occasional crumb of news is not sufficient to provide an general overview. However, a survey of new significant evidences allows us to draw a preliminary framework of the phenomenon in this territory to define a quaestionis status. It can thus be observed in a first phase - from the republican middle-age to the imperial middle-age - the presence of a common language (koinè), elaborated in Rome, but with the direct job of Greek workshops. This is well evident in the sanctuaries in Volterra and Populonia, with First style decorative systems, in many Second style coastal villas in Etruria and tuscan islands, and in Third style paintings in Vada Volaterrana, in Assisi domus and Luni. And then, at least until the end of the I century. D.C., can be noticed the replication of the Forth style, the most eclectic among others (e.g. Settefinestre, Nomadelfia and Vetulonia villas). During the post-trajan age there is a combination of reworked elements with lesser or greater freedom and sometimes with the loss of solidity and distance from the composition structural.

La documentazione ancora lacunosa sulla pittura murale in rapporto alle architetture documentate, rende difficile impostare una sintesi del fenomeno, a copertura delle regioni dell’Italia centrale romana. In particolare per quanto riguarda l’Etruria storica si è tentato di individuare alcune linee di percorso che evidenziano una distribuzione territoriale sostanzialmente omogenea, nonostante la casualità delle segnalazioni. Logiche di trasmissione sono sicuramente da ricercare lungo le direttrici costiere tirrenica e adriatica e nella principale viabilità interna, terrestre e fluviale, che costituiscono i tramiti di traffico fra il litorale e il settore appenninico, in rapporto ai centri del potere politico e economico sviluppati per tutta la durata dell’impero. I casi meglio noti, nei siti indagati per lo più a partire dagli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso (es. Bolsena, Cosa, Fiesole, Luni, Settefinestre, Suasa, Urbisaglia), mostrano di rispondere alle dinamiche del processo di romanizzazione e agli stimoli da questo impressi nelle deduzioni o rifondazioni coloniali fino all’età giulio-claudia, sia nel caso di grandi commesse pubbliche che coinvolgono le aristocrazie locali, che nell’impianto di grandi residenze d’ozio a vocazione produttiva, appannaggio dell’aristocrazia senatoria, che privilegiano la fascia tirrenica e le isole dell’arcipelago toscano. Questi rappresentano un veicolo per l’adozione e la diffusione dei modelli sperimentati a Roma senza scarto temporale evidente, oltre che ostentazione di status. Alla casualità dei rinvenimenti è imputabile la minor presenza in tale quadro di apparati decorativi in centri vitali e importanti per tutta l’antichità, come Firenze, Pisa, Lucca, Arezzo, Perugia. Fra i ritrovamenti più recenti si possono citare i complessi santuariali di Volterra e Populonia, il sito portuale di Vada Volaterrana (Li) e nell’area più interna le ville di Ossaia-Cortona, Aiano-Torraccia di Chiusi, Cecina e Limite sull’Arno lungo la via Cassia, accanto alle pregevoli testimonianze riscontrate in Umbria, ad Assisi (es. c.d. domus di Properzio, del Lararium, sotto palazzo Giampè), e a Giano dell’Umbria sulla via Flaminia. A queste si aggiungono le numerose segnalazioni dal territorio abruzzese, sia dai piccoli santuari d’altura che dai principali centri abitati, censite in un recente repertorio, mentre attestazioni minori non meno significative vengono dal distretto grossetano (loc. Paduline, Nomadelfia, Vetulonia, Roselle, il Vignale). Il quadro preliminarmente delineato mostra alcuni fondamentali indirizzi che evidenziano una prima fase - dall’età tardo repubblicana e primo imperiale - in cui si assiste più o meno diffusamente su tutta l’area centro e medio italica a un’adesione piena al linguaggio comune elaborato nella capitale, indizio di una sostanziale tenuta del sistema politico centrale. Successivamente, in particolare con l’età post traianea, si avvertono più sensibili segnali di cambiamento.

Lineamenti per una sintesi sulla pittura murale romana nell’Italia centrale e insulare (Sardegna)

Donati Fulvia
2018-01-01

Abstract

At present there are only few wall painting contexts exhaustively edited in central Italy, and occasional crumb of news is not sufficient to provide an general overview. However, a survey of new significant evidences allows us to draw a preliminary framework of the phenomenon in this territory to define a quaestionis status. It can thus be observed in a first phase - from the republican middle-age to the imperial middle-age - the presence of a common language (koinè), elaborated in Rome, but with the direct job of Greek workshops. This is well evident in the sanctuaries in Volterra and Populonia, with First style decorative systems, in many Second style coastal villas in Etruria and tuscan islands, and in Third style paintings in Vada Volaterrana, in Assisi domus and Luni. And then, at least until the end of the I century. D.C., can be noticed the replication of the Forth style, the most eclectic among others (e.g. Settefinestre, Nomadelfia and Vetulonia villas). During the post-trajan age there is a combination of reworked elements with lesser or greater freedom and sometimes with the loss of solidity and distance from the composition structural.
2018
978-3-908006-47-3
La documentazione ancora lacunosa sulla pittura murale in rapporto alle architetture documentate, rende difficile impostare una sintesi del fenomeno, a copertura delle regioni dell’Italia centrale romana. In particolare per quanto riguarda l’Etruria storica si è tentato di individuare alcune linee di percorso che evidenziano una distribuzione territoriale sostanzialmente omogenea, nonostante la casualità delle segnalazioni. Logiche di trasmissione sono sicuramente da ricercare lungo le direttrici costiere tirrenica e adriatica e nella principale viabilità interna, terrestre e fluviale, che costituiscono i tramiti di traffico fra il litorale e il settore appenninico, in rapporto ai centri del potere politico e economico sviluppati per tutta la durata dell’impero. I casi meglio noti, nei siti indagati per lo più a partire dagli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso (es. Bolsena, Cosa, Fiesole, Luni, Settefinestre, Suasa, Urbisaglia), mostrano di rispondere alle dinamiche del processo di romanizzazione e agli stimoli da questo impressi nelle deduzioni o rifondazioni coloniali fino all’età giulio-claudia, sia nel caso di grandi commesse pubbliche che coinvolgono le aristocrazie locali, che nell’impianto di grandi residenze d’ozio a vocazione produttiva, appannaggio dell’aristocrazia senatoria, che privilegiano la fascia tirrenica e le isole dell’arcipelago toscano. Questi rappresentano un veicolo per l’adozione e la diffusione dei modelli sperimentati a Roma senza scarto temporale evidente, oltre che ostentazione di status. Alla casualità dei rinvenimenti è imputabile la minor presenza in tale quadro di apparati decorativi in centri vitali e importanti per tutta l’antichità, come Firenze, Pisa, Lucca, Arezzo, Perugia. Fra i ritrovamenti più recenti si possono citare i complessi santuariali di Volterra e Populonia, il sito portuale di Vada Volaterrana (Li) e nell’area più interna le ville di Ossaia-Cortona, Aiano-Torraccia di Chiusi, Cecina e Limite sull’Arno lungo la via Cassia, accanto alle pregevoli testimonianze riscontrate in Umbria, ad Assisi (es. c.d. domus di Properzio, del Lararium, sotto palazzo Giampè), e a Giano dell’Umbria sulla via Flaminia. A queste si aggiungono le numerose segnalazioni dal territorio abruzzese, sia dai piccoli santuari d’altura che dai principali centri abitati, censite in un recente repertorio, mentre attestazioni minori non meno significative vengono dal distretto grossetano (loc. Paduline, Nomadelfia, Vetulonia, Roselle, il Vignale). Il quadro preliminarmente delineato mostra alcuni fondamentali indirizzi che evidenziano una prima fase - dall’età tardo repubblicana e primo imperiale - in cui si assiste più o meno diffusamente su tutta l’area centro e medio italica a un’adesione piena al linguaggio comune elaborato nella capitale, indizio di una sostanziale tenuta del sistema politico centrale. Successivamente, in particolare con l’età post traianea, si avvertono più sensibili segnali di cambiamento.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/954928
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