Il contributo indaga alcune tracce lucreziane nel lessico ovidiano del mutamento e della trasformazione, pur tenendo conto dell’estrema diversità che intercorre tra Metamorfosi e De rerum natura in termini di finalità e prospettive ideologiche. La differenza più stridente è che il contenuto delle Metamorfosi è in gran parte costituito da realtà che Lucrezio combatte come inesistenti: e d’altra parte le descrizioni di metamorfosi in Ovidio hanno qualcosa di parascientifico nella loro precisione e nella ricerca di isomorfismo e analogia tra vari piani della realtà. Per Lucrezio l’insegnamento di Epicuro si compendia nell’alte terminus haerens, che stabilisce quid possit oriri, / quid nequeat, laddove Ovidio fonda l’intera sua narrazione sul superamento dei limiti posti dalla natura, descrivendo un universo in cui dominano gli «indistinti confini». Uno dei presupposti teorici dell’atomismo lucreziano è che il mutamento è la morte di ciò che era prima, mentre in Ovidio questo principio è continuamente disatteso, in quanto ciò che muta non muore. A dispetto di tale distanza, l’influsso di Lucrezio sul lessico ovidiano delle metamorfosi è ben presente, in particolare nelle sezioni del poema che attingono al genere didascalico, e nella stessa descrizione del processo di trasformazione si possono riscontrare tracce lucreziane.
Il lessico delle Metamorfosi. Influenze lucreziane in Ovidio
Piazzi L.
2019-01-01
Abstract
Il contributo indaga alcune tracce lucreziane nel lessico ovidiano del mutamento e della trasformazione, pur tenendo conto dell’estrema diversità che intercorre tra Metamorfosi e De rerum natura in termini di finalità e prospettive ideologiche. La differenza più stridente è che il contenuto delle Metamorfosi è in gran parte costituito da realtà che Lucrezio combatte come inesistenti: e d’altra parte le descrizioni di metamorfosi in Ovidio hanno qualcosa di parascientifico nella loro precisione e nella ricerca di isomorfismo e analogia tra vari piani della realtà. Per Lucrezio l’insegnamento di Epicuro si compendia nell’alte terminus haerens, che stabilisce quid possit oriri, / quid nequeat, laddove Ovidio fonda l’intera sua narrazione sul superamento dei limiti posti dalla natura, descrivendo un universo in cui dominano gli «indistinti confini». Uno dei presupposti teorici dell’atomismo lucreziano è che il mutamento è la morte di ciò che era prima, mentre in Ovidio questo principio è continuamente disatteso, in quanto ciò che muta non muore. A dispetto di tale distanza, l’influsso di Lucrezio sul lessico ovidiano delle metamorfosi è ben presente, in particolare nelle sezioni del poema che attingono al genere didascalico, e nella stessa descrizione del processo di trasformazione si possono riscontrare tracce lucreziane.File | Dimensione | Formato | |
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