L’applicazione di categorie romanocentriche all’analisi della formazione di etnie, leghe, coalizioni e agglomerati tribali germanici e delle relative strutture di potere — dall’epoca repubblicana fino all’Alto Medioevo — è stata a lungo foriera di inevitabili malintesi se non di veri e propri errori. Tra le ragioni vi sono ad esempio informazioni spesso insufficienti (o disattese) sul livello economico di partenza e sui gradi di integrazione sociale delle varie aggregazioni fluide di migranti germanici, già residenti a vario titolo nei territori dell’Impero oppure provenienti dai suoi confini, gruppi impermeabili al circuito commerciale ‘romano’ o invece legati alla fornitura di manodopera militare ‘a tempo determinato’. Il processo di trasformazione e stabilizzazione politico-amministrativa delle antiche élite si realizzò attraverso una serie di variabili che non consentono di percepire il reale confine dell’autorità dei leader germanici, vago quanto il concetto stesso di ‘nobiltà’. Di conseguenza, l’attribuzione romana dell’appellativo rex ai condottieri degli agglomerati in armi di Cimbri, Teutoni, Ambroni o Suebi, non definisce specifiche prerogative istituzionali, sia per l’opacità del sostantivo riferito alla storia romana, sia per la natura disomogenea dei singoli raggruppamenti. Né vengono in soccorso le definizioni dei sovrani romanogermanici dell’Alto Medioevo, connotati nelle fonti latine con il medesimo appellativo, inaugurato nel 382 dal trattato tra Teodosio e i Goti Tervingi di Mesia, con il quale l’Impero riconosceva ufficialmente sul proprio suolo strutture politiche straniere.
"Il problema della leadership nelle culture germaniche tra Antichità e Alto Medioevo"
Battaglia, Marco
2019-01-01
Abstract
L’applicazione di categorie romanocentriche all’analisi della formazione di etnie, leghe, coalizioni e agglomerati tribali germanici e delle relative strutture di potere — dall’epoca repubblicana fino all’Alto Medioevo — è stata a lungo foriera di inevitabili malintesi se non di veri e propri errori. Tra le ragioni vi sono ad esempio informazioni spesso insufficienti (o disattese) sul livello economico di partenza e sui gradi di integrazione sociale delle varie aggregazioni fluide di migranti germanici, già residenti a vario titolo nei territori dell’Impero oppure provenienti dai suoi confini, gruppi impermeabili al circuito commerciale ‘romano’ o invece legati alla fornitura di manodopera militare ‘a tempo determinato’. Il processo di trasformazione e stabilizzazione politico-amministrativa delle antiche élite si realizzò attraverso una serie di variabili che non consentono di percepire il reale confine dell’autorità dei leader germanici, vago quanto il concetto stesso di ‘nobiltà’. Di conseguenza, l’attribuzione romana dell’appellativo rex ai condottieri degli agglomerati in armi di Cimbri, Teutoni, Ambroni o Suebi, non definisce specifiche prerogative istituzionali, sia per l’opacità del sostantivo riferito alla storia romana, sia per la natura disomogenea dei singoli raggruppamenti. Né vengono in soccorso le definizioni dei sovrani romanogermanici dell’Alto Medioevo, connotati nelle fonti latine con il medesimo appellativo, inaugurato nel 382 dal trattato tra Teodosio e i Goti Tervingi di Mesia, con il quale l’Impero riconosceva ufficialmente sul proprio suolo strutture politiche straniere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.