l quadro economico delineato successivamente alla crisi del 2008 ha costituito un efficace quanto severo banco di prova per alcune delle proposte di riforma che hanno caratterizzato il concludersi del ‘900. Potremmo affermare - non senza provocazione - che le dinamiche del mercato immobiliare post crisi hanno dato compimento, in modo quanto mai repentino ed inaspettato, ad alcuni degli obiettivi che erano stati posti come prioritari nell’agenda urbanistica, anticipandone gli esiti e ponendoli all’odierna riflessione. La riduzione del consumo di suolo, il rallentamento delle istanze edilizie speculative, l’eliminazione della formazione della rendita assoluta, sono solo alcuni dei temi che fino a vent’anni fa sarebbero suonati come auspicabili obiettivi programmatici ma che oggi, all’indomani della virulenta crisi d’inizio millennio, si presentano come gli effetti sinistri di un quadro economico complesso, controverso e problematico, che rischia di mettere al palo la capacità d’investimento e d’intervento del soggetto pubblico, il welfare urbano e il perseguimento dell’equità nei processi di trasformazione urbana. L’entità dei cambiamenti avvenuti, ed in gran parte ancora in atto, è tale da non poter più ignorare l’esigenza di una profonda revisione dei temi del dibattito, rischiando, in caso contrario, il paradosso di fornire nuove risposte a problemi che non sono più da considerarsi come tali. Il rapporto tra pianificazione e fiscalità locale appare in questo senso paradigmatico dei trade-off che esistono tra le posizioni urbanistiche ritenute politically correct e alcune fattualità estremamente pragmatiche, e certamente meno suggestive, ma che pure si pongono come irrinunciabili, prima fra tutte la necessità di garantire una capacità di spesa per le amministrazioni locale tale da coprire livelli prestazionali minimi nei servizi pubblici erogati. In questa nota si concentrerà l’attenzione sui punti di contrasto tra entità degli oneri di urbanizzazione e politiche di contenimento del consumo di suolo, tra gettito derivante dalla tassazione immobiliare (IMU) e politiche di gestione delle funzioni ed infine tra manifestazione della rendita urbana e strumenti perequativi.

La pianificazione tra territorio e fiscalità: l'urbanistica della sostenibilità vs la sostenibilità dell'urbanistica

Rusci, Simone
Primo
2018-01-01

Abstract

l quadro economico delineato successivamente alla crisi del 2008 ha costituito un efficace quanto severo banco di prova per alcune delle proposte di riforma che hanno caratterizzato il concludersi del ‘900. Potremmo affermare - non senza provocazione - che le dinamiche del mercato immobiliare post crisi hanno dato compimento, in modo quanto mai repentino ed inaspettato, ad alcuni degli obiettivi che erano stati posti come prioritari nell’agenda urbanistica, anticipandone gli esiti e ponendoli all’odierna riflessione. La riduzione del consumo di suolo, il rallentamento delle istanze edilizie speculative, l’eliminazione della formazione della rendita assoluta, sono solo alcuni dei temi che fino a vent’anni fa sarebbero suonati come auspicabili obiettivi programmatici ma che oggi, all’indomani della virulenta crisi d’inizio millennio, si presentano come gli effetti sinistri di un quadro economico complesso, controverso e problematico, che rischia di mettere al palo la capacità d’investimento e d’intervento del soggetto pubblico, il welfare urbano e il perseguimento dell’equità nei processi di trasformazione urbana. L’entità dei cambiamenti avvenuti, ed in gran parte ancora in atto, è tale da non poter più ignorare l’esigenza di una profonda revisione dei temi del dibattito, rischiando, in caso contrario, il paradosso di fornire nuove risposte a problemi che non sono più da considerarsi come tali. Il rapporto tra pianificazione e fiscalità locale appare in questo senso paradigmatico dei trade-off che esistono tra le posizioni urbanistiche ritenute politically correct e alcune fattualità estremamente pragmatiche, e certamente meno suggestive, ma che pure si pongono come irrinunciabili, prima fra tutte la necessità di garantire una capacità di spesa per le amministrazioni locale tale da coprire livelli prestazionali minimi nei servizi pubblici erogati. In questa nota si concentrerà l’attenzione sui punti di contrasto tra entità degli oneri di urbanizzazione e politiche di contenimento del consumo di suolo, tra gettito derivante dalla tassazione immobiliare (IMU) e politiche di gestione delle funzioni ed infine tra manifestazione della rendita urbana e strumenti perequativi.
2018
Rusci, Simone
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