Il saggio tratta il tema dell’illusione creativa, del suo differire dall’inganno e collocarsi in una dimensione paradossale di realtà, che è soggettiva e oggettiva insieme, creata e data, reale e non reale nello stesso tempo. È una dimensione legata anche al gioco e, per gli adulti, a tutte le costruzioni culturali creative che li coinvolgono, dall’arte alla musica, alla letteratura, al cinema e al teatro. La capacità di abitare la dimensione dell’illusione rappresenta anche, in tutte le età della vita, un modo per affrontare il negativo, la perdita o la paura di subirla, perché ci consola e ci aiuta a creare una sorta di realtà sostitutiva, almeno in senso metaforico, di quanto è assente e ci manca. È così possibile anche imparare che la solitudine non ha solo un significato negativo, ma, esattamente come l’illusione, è un’esperienza ambivalente. Nella solitudine, infatti, è possibile esercitare l’arte dell’introspezione, smarrirci nei ricordi ricreandoli e rendendo vivo e attuale ciò che credevamo perduto per sempre. Sapere essere soli è, in un certo senso, il fondamento di base della capacità di stringere relazioni sane, non scaturite da paure e da disperazione, ma dall’interesse autentico per l’altro e per la sua felicità.

Educare all’illusione creativa

Maria Antonella Galanti
2019-01-01

Abstract

Il saggio tratta il tema dell’illusione creativa, del suo differire dall’inganno e collocarsi in una dimensione paradossale di realtà, che è soggettiva e oggettiva insieme, creata e data, reale e non reale nello stesso tempo. È una dimensione legata anche al gioco e, per gli adulti, a tutte le costruzioni culturali creative che li coinvolgono, dall’arte alla musica, alla letteratura, al cinema e al teatro. La capacità di abitare la dimensione dell’illusione rappresenta anche, in tutte le età della vita, un modo per affrontare il negativo, la perdita o la paura di subirla, perché ci consola e ci aiuta a creare una sorta di realtà sostitutiva, almeno in senso metaforico, di quanto è assente e ci manca. È così possibile anche imparare che la solitudine non ha solo un significato negativo, ma, esattamente come l’illusione, è un’esperienza ambivalente. Nella solitudine, infatti, è possibile esercitare l’arte dell’introspezione, smarrirci nei ricordi ricreandoli e rendendo vivo e attuale ciò che credevamo perduto per sempre. Sapere essere soli è, in un certo senso, il fondamento di base della capacità di stringere relazioni sane, non scaturite da paure e da disperazione, ma dall’interesse autentico per l’altro e per la sua felicità.
2019
Galanti, MARIA ANTONELLA
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1013854
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