Per decenni, a partire dalla istituzione dei primi parchi nazionali e fino alla entrata in vigore della legge quadro n.394/1991, la legislazione sulle aree protette si è andata sviluppando in maniera disorganica e frammentaria, dando vita ad un quadro normativo complesso e disarticolato, il quale sembra peraltro dar vita a due contrapposti modelli. Se infatti dalla legislazione statale emerge, in una prospettiva rigidamente ecocentrica, una concezione del parco come strumento di conservazione di aree di rilevante interesse naturalistico, assistito da uno strumentario esclusivamente vincolistico e caratterizzato, sotto il profilo della gestione, da un rigido centralismo, la legislazione regionale, di impronta più marcatamente antropocentrica, sembra invece svilupparsi affiancando, e talora sovrapponendo, alla protezione della natura le esigenze dello sviluppo sociale ed economico. Confrontandosi con questi due modelli, la legge quadro del 1991 sembra seguire, pur con notevoli oscillazioni in un senso o nell’altro, la via mediana, dando vita ad una sorta di «ibrido» che peraltro appare modellato secondo gli schemi di un centralismo ancora abbastanza rigido, forse troppo punitivo delle istanze locali.
La legislazione sulle aree protette e la sua attuazione in Toscana
LOLLI, ILARIA;
2006-01-01
Abstract
Per decenni, a partire dalla istituzione dei primi parchi nazionali e fino alla entrata in vigore della legge quadro n.394/1991, la legislazione sulle aree protette si è andata sviluppando in maniera disorganica e frammentaria, dando vita ad un quadro normativo complesso e disarticolato, il quale sembra peraltro dar vita a due contrapposti modelli. Se infatti dalla legislazione statale emerge, in una prospettiva rigidamente ecocentrica, una concezione del parco come strumento di conservazione di aree di rilevante interesse naturalistico, assistito da uno strumentario esclusivamente vincolistico e caratterizzato, sotto il profilo della gestione, da un rigido centralismo, la legislazione regionale, di impronta più marcatamente antropocentrica, sembra invece svilupparsi affiancando, e talora sovrapponendo, alla protezione della natura le esigenze dello sviluppo sociale ed economico. Confrontandosi con questi due modelli, la legge quadro del 1991 sembra seguire, pur con notevoli oscillazioni in un senso o nell’altro, la via mediana, dando vita ad una sorta di «ibrido» che peraltro appare modellato secondo gli schemi di un centralismo ancora abbastanza rigido, forse troppo punitivo delle istanze locali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.