Alla fine del XIII secolo il perfezionamento della composizione della polvere da sparo, e la sua applicazione nelle tattiche belliche, indusse lentamente ad un radicale cambiamento dei consueti sistemi di difesa medievali urbana e territoriale, che erano rimasti pressoché immutati dal periodo romano. Dopo un primo periodo di “transizione”, che abbraccia tutto il XV secolo e dove l’introduzione delle armi da fuoco non aveva indotto un radicale stravolgimento, fu solo nel XVI secolo che, favoriti da un clima culturale vivace, architetti, ingegneri, scienziati e uomini di guerra riuscirono nella puntualizzazione dei termini del nuovo corpo di difesa: il bastione. La necessità di confrontare le proprie esperienze e le proprie teorie, unita alla volontà di voler affermare le proprie personali intuizioni ed innovazioni, portò, già dai primi anni del ‘400, molti di questi “ingegneri” a redigere trattati sulle fortificazioni, sull’arte della guerra e sulle teorie scientifiche della balistica. Il fiorire di saggi specializzati permise che il dibattito culturale si spostasse su scala internazionale e, raggiungendo buoni livelli di qualità letteraria, che l’ingegneria militare e l’architettura civile acquisissero pari dignità. Risulta quindi inevitabile, allorquando ci si accinge a trattare di fortificazioni, riferirsi direttamente a queste opere letterarie, per comprendere non solo le prescrizioni conformative, mensurali e strutturali per il disegno del nuovo complesso difensivo, ma principalmente per cogliere la forte valenza architettonica ed urbanistica che il “fare fortificationi” implicava.

La fortificazione delle città e il disegno del bastione nel ‘500. Due casi a confronto: Volterra e Pisa

BEVILACQUA, MARCO GIORGIO
2006-01-01

Abstract

Alla fine del XIII secolo il perfezionamento della composizione della polvere da sparo, e la sua applicazione nelle tattiche belliche, indusse lentamente ad un radicale cambiamento dei consueti sistemi di difesa medievali urbana e territoriale, che erano rimasti pressoché immutati dal periodo romano. Dopo un primo periodo di “transizione”, che abbraccia tutto il XV secolo e dove l’introduzione delle armi da fuoco non aveva indotto un radicale stravolgimento, fu solo nel XVI secolo che, favoriti da un clima culturale vivace, architetti, ingegneri, scienziati e uomini di guerra riuscirono nella puntualizzazione dei termini del nuovo corpo di difesa: il bastione. La necessità di confrontare le proprie esperienze e le proprie teorie, unita alla volontà di voler affermare le proprie personali intuizioni ed innovazioni, portò, già dai primi anni del ‘400, molti di questi “ingegneri” a redigere trattati sulle fortificazioni, sull’arte della guerra e sulle teorie scientifiche della balistica. Il fiorire di saggi specializzati permise che il dibattito culturale si spostasse su scala internazionale e, raggiungendo buoni livelli di qualità letteraria, che l’ingegneria militare e l’architettura civile acquisissero pari dignità. Risulta quindi inevitabile, allorquando ci si accinge a trattare di fortificazioni, riferirsi direttamente a queste opere letterarie, per comprendere non solo le prescrizioni conformative, mensurali e strutturali per il disegno del nuovo complesso difensivo, ma principalmente per cogliere la forte valenza architettonica ed urbanistica che il “fare fortificationi” implicava.
2006
Bevilacqua, MARCO GIORGIO
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