Il design racconta la Costituzione e, in quanto racconto, ne interpreta il significato normativo attraverso la forma scelta per interpretare i valori che hanno determinato il passaggio dall’ordinamento giuridico precedente – l’ordinamento del passato, l’ordinamento ingiusto – all’ordinamento giuridico successivo – l’ordinamento nuovo perché ha come oggetto la trasformazione della realtà. Questo collegamento è anche una realtà storica, perché fra il giugno del 1946 e i primi mesi del 1948, la fabbrica della Costituzione, ovvero il complesso meccanismo formato dai governi De Gasperi (tre fra il 14 luglio 1946 e il 24 maggio 1948) e dall’Assemblea costituente (che ha iniziato i suoi lavori il 25 giugno 1946 e li ha terminati il 31 gennaio 1948, il giorno in cui ha anche approvato l’emblema della Repubblica), ha dialogato intensamente con la cultura progettuale alla quale ha chiesto di sviluppare l’emblema della Repubblica per mezzo dei concorsi ai quali sono, fra le altre cose, dedicate queste pagine. E, infine, è un collegamento giuridico: la scelta del simbolo della Repubblica è stata giustificata da un insieme di norme – non sempre oggetto di estrema attenzione neppure nel ricordo degli studiosi – che vale la pena indagare perché ne qualificano il contenuto: una decisione pubblica ha il valore del procedimento legale che è stato definito per la sua adozione e che individua il meccanismo di selezione, valorizzazione e sintesi degli interessi su cui andrà ad incidere. Al termine di questo percorso è possibile sostenere che il simbolo della Repubblica è la rappresentazione sintetica dei valori costituzionali sui quali l’Assemblea costituente ha inteso fondare la costruzione della Repubblica e che, in questo simbolo, l’opera di sintesi grafica dei valori costituzionali ha prodotto una norma giuridica il cui contenuto è l’identità della Nazione.

Divagazioni emblematiche: lo stemma della Repubblica come norma

Gian Luca Conti
2019-01-01

Abstract

Il design racconta la Costituzione e, in quanto racconto, ne interpreta il significato normativo attraverso la forma scelta per interpretare i valori che hanno determinato il passaggio dall’ordinamento giuridico precedente – l’ordinamento del passato, l’ordinamento ingiusto – all’ordinamento giuridico successivo – l’ordinamento nuovo perché ha come oggetto la trasformazione della realtà. Questo collegamento è anche una realtà storica, perché fra il giugno del 1946 e i primi mesi del 1948, la fabbrica della Costituzione, ovvero il complesso meccanismo formato dai governi De Gasperi (tre fra il 14 luglio 1946 e il 24 maggio 1948) e dall’Assemblea costituente (che ha iniziato i suoi lavori il 25 giugno 1946 e li ha terminati il 31 gennaio 1948, il giorno in cui ha anche approvato l’emblema della Repubblica), ha dialogato intensamente con la cultura progettuale alla quale ha chiesto di sviluppare l’emblema della Repubblica per mezzo dei concorsi ai quali sono, fra le altre cose, dedicate queste pagine. E, infine, è un collegamento giuridico: la scelta del simbolo della Repubblica è stata giustificata da un insieme di norme – non sempre oggetto di estrema attenzione neppure nel ricordo degli studiosi – che vale la pena indagare perché ne qualificano il contenuto: una decisione pubblica ha il valore del procedimento legale che è stato definito per la sua adozione e che individua il meccanismo di selezione, valorizzazione e sintesi degli interessi su cui andrà ad incidere. Al termine di questo percorso è possibile sostenere che il simbolo della Repubblica è la rappresentazione sintetica dei valori costituzionali sui quali l’Assemblea costituente ha inteso fondare la costruzione della Repubblica e che, in questo simbolo, l’opera di sintesi grafica dei valori costituzionali ha prodotto una norma giuridica il cui contenuto è l’identità della Nazione.
2019
Conti, GIAN LUCA
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