Il rapporto tra migrazioni e conoscenza è al centro del dibattito scientifico fin dagli albori della riflessione sugli effetti dei processi migratori – e più specificamente delle migrazioni qualificate – sullo sviluppo dei paesi di origine e su quelli di destinazione. L’interpretazione più diffusa di tale rapporto è sempre stata quella secondo la quale lo sviluppo è sostenuto della diffusione di stock di saperi prodotti in territori diversi e trasferiti attraverso lo spostamento fisico dei migranti che si incaricano di esportarli e metterli a valore. Nell’epoca dell’economia basata sulla conoscenza, il tema è tornato centrale con riferimento alle strategie di attrazione del capitale umano più qualificato e, parallelamente, delle politiche di contrasto delle nuove dinamiche di brain drain tipiche dell’era della competizione globale per i talenti. Rispetto a questa interpretazione prevalente e concentrata sui fenomeni di spostamento (e conseguente sottrazione/addizione) delle conoscenze, molta meno attenzione è stata rivolta alla capacità dei processi migratori di generare conoscenze a saldo zero: connettendo persone e saperi localmente dispersi, mobilitando nuove interazioni e apprendimenti a distanza, producendo conoscenze nuove la cui formazione è possibile solamente negli spazi translocali della reticolarità globale. Il saggio affronta il tema della capitalizzazione e valorizzazione delle conoscenze che si formano all’interno delle reti globali di tecnici e studiosi, nelle quali a migrare sono talvolta le persone, talaltra i saperi, talaltra ancora infine entrambi, ma sempre senza vantaggi o perdite nette per nessun territorio. In questa prospettiva sarà presentata e discussa criticamente la nozione di ‘diaspora scientifica’, riferimento sempre più diffuso anche nel nostro paese di politiche di promozione di connessioni translocali produttive di saperi innovativi e determinanti per lo sviluppo.

Migrazioni qualificate, produzione translocale della conoscenza e diaspore scientifiche

Tomei, Gabriele
Primo
;
Carlotti, Sebastian
Secondo
2020-01-01

Abstract

Il rapporto tra migrazioni e conoscenza è al centro del dibattito scientifico fin dagli albori della riflessione sugli effetti dei processi migratori – e più specificamente delle migrazioni qualificate – sullo sviluppo dei paesi di origine e su quelli di destinazione. L’interpretazione più diffusa di tale rapporto è sempre stata quella secondo la quale lo sviluppo è sostenuto della diffusione di stock di saperi prodotti in territori diversi e trasferiti attraverso lo spostamento fisico dei migranti che si incaricano di esportarli e metterli a valore. Nell’epoca dell’economia basata sulla conoscenza, il tema è tornato centrale con riferimento alle strategie di attrazione del capitale umano più qualificato e, parallelamente, delle politiche di contrasto delle nuove dinamiche di brain drain tipiche dell’era della competizione globale per i talenti. Rispetto a questa interpretazione prevalente e concentrata sui fenomeni di spostamento (e conseguente sottrazione/addizione) delle conoscenze, molta meno attenzione è stata rivolta alla capacità dei processi migratori di generare conoscenze a saldo zero: connettendo persone e saperi localmente dispersi, mobilitando nuove interazioni e apprendimenti a distanza, producendo conoscenze nuove la cui formazione è possibile solamente negli spazi translocali della reticolarità globale. Il saggio affronta il tema della capitalizzazione e valorizzazione delle conoscenze che si formano all’interno delle reti globali di tecnici e studiosi, nelle quali a migrare sono talvolta le persone, talaltra i saperi, talaltra ancora infine entrambi, ma sempre senza vantaggi o perdite nette per nessun territorio. In questa prospettiva sarà presentata e discussa criticamente la nozione di ‘diaspora scientifica’, riferimento sempre più diffuso anche nel nostro paese di politiche di promozione di connessioni translocali produttive di saperi innovativi e determinanti per lo sviluppo.
2020
Tomei, Gabriele; Carlotti, Sebastian
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