Le pinete litoranee della Toscana danno luogo a formazioni forestali prevalentemente dominate e caratterizzate da tre specie di pino: Pinus pinea L. (pino domestico), Pinus pinaster Aiton (pino marittimo) e Pinus halepensis Mill.(pino d’Aleppo). Mentre P.pinea e P.pinaster costituiscono l’elemento paesaggistico litoraneo preponderante lungo i settori costieri sedimentari e danno luogo a pinete in larga misura di origine antropica, quelle a P.halepensis sono in maggior parte rinvenibili nei settori costieri rocciosi, evidenziando caratteri di maggiore naturalità. Tutte e tre le specie, dal punto di vista fitogeografico, sono definibili archeofite, ovvero specie il cui indigenato è dubbio e la cui presenza e distribuzione nel territorio, seppure molto antica e in misura diversa, è legata all’uomo. Le peculiarità botaniche, la flora caratterizzante e gli aspetti fitocenotici delle pinete litoranee, devono necessariamente essere distinte oltre che in base alla specie dominante, anche all’età della pineta, al suo trattamento e all’ambiente in cui si sviluppano. In base a questo le pinete a pino domestico e a pino marittimo, a parità di trattamento selvicolturale e di età, sviluppandosi in ambienti retrodunali e sulle dune antiche planiziali sono essenzialmente caratterizzate dalla medesima florula che, in realtà è quella originariamente legata alle macchie litoranee spontanee (leccio, sughera, fillirea, lentisco, ginepro, alaterno, erica etc.) del Quercetalia ilicis o del Ceratonio-Rhamnetalia. Spesso, in queste pinete, a seconda della maggiore o minore idromorfia dei suoli, si inseriscono anche elementi dei boschi mesoigrofili planiziali a farnia e frassino meridionale. Quando vi insiste un elevato grado di antropizzazione e/o i sesti di impianti risultano eccessivamente fitti , queste pinete danno luogo a fitocenosi estremamente povere in termini di ricchezza floristica. Nel caso delle pinete a pino d’Aleppo le specie della macchia che vi si rinvengono appaiono maggiormente legate al substrato poco profondo e prevalentemente roccioso e quindi a elementi casmofili. L’inclusione delle pinete litoranee nell’habitat prioritario 2270* ( sensu Dir.92743/CEE) ne costituisce, oltre a quella storico-paesaggistica, un elemento di ulteriore tutela naturalistica, anche se questa appare più legata alla maggiore diversità floristico-vegetazionale che viene a verificarsi quando Pinus sppl. perde la sua predominanza all’interno della matrice delle macchie costiere.

Aspetti botanici delle pinete litoranee toscane

Andrea Bertacchi
Primo
Investigation
;
Tiziana Lombardi
Investigation
2019-01-01

Abstract

Le pinete litoranee della Toscana danno luogo a formazioni forestali prevalentemente dominate e caratterizzate da tre specie di pino: Pinus pinea L. (pino domestico), Pinus pinaster Aiton (pino marittimo) e Pinus halepensis Mill.(pino d’Aleppo). Mentre P.pinea e P.pinaster costituiscono l’elemento paesaggistico litoraneo preponderante lungo i settori costieri sedimentari e danno luogo a pinete in larga misura di origine antropica, quelle a P.halepensis sono in maggior parte rinvenibili nei settori costieri rocciosi, evidenziando caratteri di maggiore naturalità. Tutte e tre le specie, dal punto di vista fitogeografico, sono definibili archeofite, ovvero specie il cui indigenato è dubbio e la cui presenza e distribuzione nel territorio, seppure molto antica e in misura diversa, è legata all’uomo. Le peculiarità botaniche, la flora caratterizzante e gli aspetti fitocenotici delle pinete litoranee, devono necessariamente essere distinte oltre che in base alla specie dominante, anche all’età della pineta, al suo trattamento e all’ambiente in cui si sviluppano. In base a questo le pinete a pino domestico e a pino marittimo, a parità di trattamento selvicolturale e di età, sviluppandosi in ambienti retrodunali e sulle dune antiche planiziali sono essenzialmente caratterizzate dalla medesima florula che, in realtà è quella originariamente legata alle macchie litoranee spontanee (leccio, sughera, fillirea, lentisco, ginepro, alaterno, erica etc.) del Quercetalia ilicis o del Ceratonio-Rhamnetalia. Spesso, in queste pinete, a seconda della maggiore o minore idromorfia dei suoli, si inseriscono anche elementi dei boschi mesoigrofili planiziali a farnia e frassino meridionale. Quando vi insiste un elevato grado di antropizzazione e/o i sesti di impianti risultano eccessivamente fitti , queste pinete danno luogo a fitocenosi estremamente povere in termini di ricchezza floristica. Nel caso delle pinete a pino d’Aleppo le specie della macchia che vi si rinvengono appaiono maggiormente legate al substrato poco profondo e prevalentemente roccioso e quindi a elementi casmofili. L’inclusione delle pinete litoranee nell’habitat prioritario 2270* ( sensu Dir.92743/CEE) ne costituisce, oltre a quella storico-paesaggistica, un elemento di ulteriore tutela naturalistica, anche se questa appare più legata alla maggiore diversità floristico-vegetazionale che viene a verificarsi quando Pinus sppl. perde la sua predominanza all’interno della matrice delle macchie costiere.
2019
Bertacchi, Andrea; Lombardi, Tiziana
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