Il saggio affronta il problema giuridico concernente la titolarità del potere di grazia e che trae origine dal conflitto di attribuzioni proposto dal Capo dello Stato nei confronti del Ministro della Giustizia con riferimento al rifiuto “di dare corso alla determinazione, da parte del Presidente della Repubblica, di concedere la grazia ad Ovidio Bompressi”. Nell’affrontare la delicata questione venutasi a creare in conseguenza del conflitto di attribuzione, lo studio prende le mosse da una analitica ricostruzione storico - sistematica del potere di grazia. Le riflessioni svolte si avvalgono, poi, del contributo ermeneutico della dottrina che, però, non è arrivata ad una conclusione condivisa circa la titolarità del potere di grazia, che, per alcuni si tratterebbe di un atto sostanzialmente presidenziale, mentre per altri, di un atto sostanzialmente governativo, e per altri ancora deve qualificarsi come un atto duale. Il contributo propone una soluzione originale utilizzando il principio del favor rei, in forza del quale le competenze in materia di grazia assumono una consistenza che può essere considerata ragionevole: il Presidente della Repubblica non può negare irresponsabilmente che sia concessa la grazia quando ne ricorrano le condizioni giuridiche e questa sia sollecitata dal ministro per la giustizia e, nello stesso tempo, il Guardasigilli non può rifiutarsi di controfirmare il decreto di concessione della grazia purché ne ricorrano le condizioni giuridiche ed il Capo dello Stato se ne assuma la responsabilità.
Il favor libertatis e la grazia: al di là di Bompressi
CONTI, GIAN LUCA
2006-01-01
Abstract
Il saggio affronta il problema giuridico concernente la titolarità del potere di grazia e che trae origine dal conflitto di attribuzioni proposto dal Capo dello Stato nei confronti del Ministro della Giustizia con riferimento al rifiuto “di dare corso alla determinazione, da parte del Presidente della Repubblica, di concedere la grazia ad Ovidio Bompressi”. Nell’affrontare la delicata questione venutasi a creare in conseguenza del conflitto di attribuzione, lo studio prende le mosse da una analitica ricostruzione storico - sistematica del potere di grazia. Le riflessioni svolte si avvalgono, poi, del contributo ermeneutico della dottrina che, però, non è arrivata ad una conclusione condivisa circa la titolarità del potere di grazia, che, per alcuni si tratterebbe di un atto sostanzialmente presidenziale, mentre per altri, di un atto sostanzialmente governativo, e per altri ancora deve qualificarsi come un atto duale. Il contributo propone una soluzione originale utilizzando il principio del favor rei, in forza del quale le competenze in materia di grazia assumono una consistenza che può essere considerata ragionevole: il Presidente della Repubblica non può negare irresponsabilmente che sia concessa la grazia quando ne ricorrano le condizioni giuridiche e questa sia sollecitata dal ministro per la giustizia e, nello stesso tempo, il Guardasigilli non può rifiutarsi di controfirmare il decreto di concessione della grazia purché ne ricorrano le condizioni giuridiche ed il Capo dello Stato se ne assuma la responsabilità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.