Politiche pubbliche e strumenti giuridici per rigenerazione e riuso delle aree industriali dismesse

La cessazione di un’attività produttiva di tipo industriale genera una modificazione del rapporto uomo-ambiente alla base dell’identità dei luoghi, potendo innescare processi di degrado ed esclusione sociale, talvolta uniti all’inquinamento ambientale delle aree. La legislazione vigente ha fallito nel tentativo di assicurare il recupero urbano della maggior parte dei siti dismessi presenti sul territorio nazionale. Tale recupero può realizzarsi, generalmente, in due modi. Le attività produttive possono essere ricollocate nei siti abbandonati su istanza delle stesse imprese, grazie ad un’attività di riconversione. La riqualificazione dei siti può avvenire restituendoli alla comunità in un’ottica riparatoria del vulnus creato dalla dismissione, ritrovando un legame con la storia dei luoghi stessi, che ne suggerisca modalità di riuso, anche mediante una profonda attività di trasformazione. Tuttavia, una carente legislazione urbanistica, connotata da norme regionali, sprovviste di una visione unitaria del fenomeno, non è stata capace di dare alla materia un ordine giuridico: talvolta rimandando in bianco il recupero delle aree a piani e programmi di settore, con un meccanismo di incentivi inefficace; talora, lasciando ai vari atti di pianificazione il solitario bilanciamento degli interessi, in ultima analisi, risolto secondo i principi della prevalenza gerarchica tra i piani; in altri casi, finendo per sconfinare in una normativa di ausilio a progetti specifici di riqualificazione di aree determinate. La ricerca si propone di indagare quali strumenti giuridici e politiche pubbliche possano predisporsi e avviarsi per la rigenerazione delle aree urbanizzate a garanzia del contenimento dell’uso del suolo