In Italia, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le mummie sono relativamente numerose e comprendono tutto il territorio italiano, dal Friuli alla Sicilia, con una netta prevalenza per le regioni centro-meridionali, note da tempo agli studiosi per la presenza di contesti funerari caratterizzati dalla conservazione di corpi mummificati. La numerosità varia da un singolo individuo, in genere il corpo di un Santo, fino ad alcune decine o a migliaia di individui, come le celebri Catacombe dei Cappuccini di Palermo. La distribuzione cronologica dei complessi di mummie italiane è compresa, allo stato attuale delle ricerche, fra il XIII ed il XX secolo, con una maggiore prevalenza di serie databili al XVIII e al XIX secolo. Si tratta in genere di deposizioni per lo più di Età rinascimentale o moderna, ma non mancano quelle medievali, e tutte costituiscono un materiale di studio prezioso, un vero e proprio patrimonio ricco di informazioni storiche e mediche ancora quasi tutto da indagare. In questo ambito di studi il complesso di individui scheletrizzati e mummificati di Roccapelago si distingue per alcune importanti connotazioni. L’accurato scavo archeologico, che fece tempestivamente seguito al ritrovamento di dieci anni fa, differenzia Roccapelago da altre ben note serie di mummie, come quelle di Venzone nel Friuli, di Urbania nelle Marche e di Ferentillo in Umbria, interessanti ma decontestualizzate. Roccapelago ha invece offerto la possibilità unica di studiare dal punto di vista bioarcheologico una comunità rurale di individui di Età moderna, distribuita cronologicamente dal XVI a tutto il XVIII secolo. Trattandosi di un campione numericamente cospicuo, e quindi rappresentativo di una intera popolazione, è stato possibile ottenere informazioni dettagliate sull’intera comunità, indagata in un arco di più di due secoli. Particolarmente produttivo dal punto di vista scientifico si è rivelato l’approccio multidisciplinare, che ha coinvolto archivisti, archeologi, restauratori, antropologi, paleopatologi e specialisti delle discipline più diverse, il quale ha permesso di ricostruire le caratteristiche antropologiche, lo stile di vita e le condizioni di salute degli antichi abitanti della comunità e le relative modificazioni nel corso del tempo. Per quanto riguarda la cultura materiale, la grande varietà di tessuti e di abiti rinvenuti e i segni della devozione attestati dalle numerose medagliette e rosari, si sono aggiunti alle informazioni emerse dallo studio dei resti umani. Da segnalare in particolare l’accurato studio archivistico dei registri parrocchiali che, in parallelo con i dati osteoarcheologici, ha potuto ricostruire non solo la storia demografica, ma ha fornito anche interessanti informazioni sulla vita quotidiana di questa antica comunità. Allo studio più strettamente antropologico si è aggiunta tutta una serie di indagini di laboratorio avanzate, come quelle molecolari sul DNA antico, lo studio paleobotanico e il dosaggio degli isotopi stabili, fondamentali per la ricostruzione della paleodieta. Non meno importante si è rivelata la musealizzazione in situ dei reperti e dei corpi mummificati, che al rigore scientifico ha unito l’aspetto espositivo e turistico, analogamente a quanto avvenuto per le mummie di Borgo Cerreto di Spoleto in Umbria e di Monsampolo nelle Marche. Il volume su Roccapelago, arricchito fra l’altro da un’eccellente iconografia e da una bibliografia pressoché completa, costituisce non solo un’ottima monografia e un modello di studio di un complesso di mummie italiane di Età moderna certamente utile agli specialisti del settore, ma anche una lettura interessante e una guida approfondita per i visitatori del Museo delle Mummie. Prof. Gino Fornaciari Divisione di Paleopatologia Università degli Studi di Pisa
Prefazione al Volume "Le mummie di Roccapelago"
Gino Fornaciari
2019-01-01
Abstract
In Italia, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le mummie sono relativamente numerose e comprendono tutto il territorio italiano, dal Friuli alla Sicilia, con una netta prevalenza per le regioni centro-meridionali, note da tempo agli studiosi per la presenza di contesti funerari caratterizzati dalla conservazione di corpi mummificati. La numerosità varia da un singolo individuo, in genere il corpo di un Santo, fino ad alcune decine o a migliaia di individui, come le celebri Catacombe dei Cappuccini di Palermo. La distribuzione cronologica dei complessi di mummie italiane è compresa, allo stato attuale delle ricerche, fra il XIII ed il XX secolo, con una maggiore prevalenza di serie databili al XVIII e al XIX secolo. Si tratta in genere di deposizioni per lo più di Età rinascimentale o moderna, ma non mancano quelle medievali, e tutte costituiscono un materiale di studio prezioso, un vero e proprio patrimonio ricco di informazioni storiche e mediche ancora quasi tutto da indagare. In questo ambito di studi il complesso di individui scheletrizzati e mummificati di Roccapelago si distingue per alcune importanti connotazioni. L’accurato scavo archeologico, che fece tempestivamente seguito al ritrovamento di dieci anni fa, differenzia Roccapelago da altre ben note serie di mummie, come quelle di Venzone nel Friuli, di Urbania nelle Marche e di Ferentillo in Umbria, interessanti ma decontestualizzate. Roccapelago ha invece offerto la possibilità unica di studiare dal punto di vista bioarcheologico una comunità rurale di individui di Età moderna, distribuita cronologicamente dal XVI a tutto il XVIII secolo. Trattandosi di un campione numericamente cospicuo, e quindi rappresentativo di una intera popolazione, è stato possibile ottenere informazioni dettagliate sull’intera comunità, indagata in un arco di più di due secoli. Particolarmente produttivo dal punto di vista scientifico si è rivelato l’approccio multidisciplinare, che ha coinvolto archivisti, archeologi, restauratori, antropologi, paleopatologi e specialisti delle discipline più diverse, il quale ha permesso di ricostruire le caratteristiche antropologiche, lo stile di vita e le condizioni di salute degli antichi abitanti della comunità e le relative modificazioni nel corso del tempo. Per quanto riguarda la cultura materiale, la grande varietà di tessuti e di abiti rinvenuti e i segni della devozione attestati dalle numerose medagliette e rosari, si sono aggiunti alle informazioni emerse dallo studio dei resti umani. Da segnalare in particolare l’accurato studio archivistico dei registri parrocchiali che, in parallelo con i dati osteoarcheologici, ha potuto ricostruire non solo la storia demografica, ma ha fornito anche interessanti informazioni sulla vita quotidiana di questa antica comunità. Allo studio più strettamente antropologico si è aggiunta tutta una serie di indagini di laboratorio avanzate, come quelle molecolari sul DNA antico, lo studio paleobotanico e il dosaggio degli isotopi stabili, fondamentali per la ricostruzione della paleodieta. Non meno importante si è rivelata la musealizzazione in situ dei reperti e dei corpi mummificati, che al rigore scientifico ha unito l’aspetto espositivo e turistico, analogamente a quanto avvenuto per le mummie di Borgo Cerreto di Spoleto in Umbria e di Monsampolo nelle Marche. Il volume su Roccapelago, arricchito fra l’altro da un’eccellente iconografia e da una bibliografia pressoché completa, costituisce non solo un’ottima monografia e un modello di studio di un complesso di mummie italiane di Età moderna certamente utile agli specialisti del settore, ma anche una lettura interessante e una guida approfondita per i visitatori del Museo delle Mummie. Prof. Gino Fornaciari Divisione di Paleopatologia Università degli Studi di PisaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


