L’annosa disputa che ha opposto l’Italia e la Tunisia per la pesca, nello specchio di mare del Canale di Sicilia a sud-ovest dell’isola di Lampedusa, è un tema che è stato largamente esplorato, soprattutto dalla letteratura di carattere giuridico. Tuttavia, questo spinoso problema non è mai stato studiato in profondità il punto di vista storico con il relativo comportamento della diplomazia italiana. La recente apertura di alcuni fondi dell’Archivio Storico-diplomatico della Farnesina ha reso possibile gettare nuova luce sulle dinamiche politiche che costrinsero la Repubblica italiana a rimanere ostaggio delle pretese, più o meno legittime, della Tunisia di Bourguiba. L’esame della documentazione diplomatica dall’anno dell’indipendenza tunisina sino al 1965 ha infatti rivelato interessanti aspetti della questione, tra i quali senza dubbio la circostanza che la pesca è stata un elemento non svincolato, ma anzi, a volte strettamente connesso con il più amplio spettro delle relazioni internazionali tra Tunisi e Roma. La problematica della pesca quindi come riverbero di altri dissidi, oppure strumento usato dal paese maghrebino come strumento di pressione per ottenere concessioni che difficilmente avrebbe ottenuto, oppure velocizzare iter legislativi relativi ad accordi bilaterali bloccati al parlamento italiano.
Il contenzioso per la pesca nel Canale di Sicilia tra Italia e Tunisia (1956-1964)
Francesco Tamburini
2020-01-01
Abstract
L’annosa disputa che ha opposto l’Italia e la Tunisia per la pesca, nello specchio di mare del Canale di Sicilia a sud-ovest dell’isola di Lampedusa, è un tema che è stato largamente esplorato, soprattutto dalla letteratura di carattere giuridico. Tuttavia, questo spinoso problema non è mai stato studiato in profondità il punto di vista storico con il relativo comportamento della diplomazia italiana. La recente apertura di alcuni fondi dell’Archivio Storico-diplomatico della Farnesina ha reso possibile gettare nuova luce sulle dinamiche politiche che costrinsero la Repubblica italiana a rimanere ostaggio delle pretese, più o meno legittime, della Tunisia di Bourguiba. L’esame della documentazione diplomatica dall’anno dell’indipendenza tunisina sino al 1965 ha infatti rivelato interessanti aspetti della questione, tra i quali senza dubbio la circostanza che la pesca è stata un elemento non svincolato, ma anzi, a volte strettamente connesso con il più amplio spettro delle relazioni internazionali tra Tunisi e Roma. La problematica della pesca quindi come riverbero di altri dissidi, oppure strumento usato dal paese maghrebino come strumento di pressione per ottenere concessioni che difficilmente avrebbe ottenuto, oppure velocizzare iter legislativi relativi ad accordi bilaterali bloccati al parlamento italiano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.