Il volume di Claudio Zanier, già docente di Storia dell’Asia a Pisa e studioso dell’evoluzione mondiale della sericoltura, affronta il tema del tragitto plurimillenario dell’allevamento del baco da seta – il Bombyx mori – e della produzione del suo prezioso filo, a partire dalla patria d’origine in epoca preistorica, la Cina. Inizialmente, intorno al terzo secolo a.C., il processo si diresse verso la Corea, il Vietnam ed il Giappone ed in seguito, dopo il terzo secolo della nostra era, verso occidente, con una serie di tappe intermedie in Asia centrale, nel Medio e Vicino Oriente, sino a raggiungere il Mediterraneo, la Spagna e l’Italia, 700 anni più tardi. Questa peculiare quanto concreta via della seta presenta delle caratteristiche assai specifiche che si mantengono integre e rilevanti nello scorrere dei secoli del lungo percorso così come nell’altrettanto lungo periodo in cui la sericoltura gradualmente si estese nelle regioni mediterranee, là dove il clima consentiva una rigogliosa crescita del gelso, l’unico cibo al mondo per il baco. I caratteri particolari sono, in primo luogo, l’assoluta esclusività femminile del ruolo di allevatrice del baco da seta, contro cui si infrangeranno ovunque, sino ai primi decenni del XX secolo, in una sorta di invalicabile tabù, i tentativi di assumere al maschile una funzione che era anche molto proficua. Sulla base del controllo femminile del ciclo produttivo del baco serigeno e del gelso, che in Cina si estende all’indietro in tempi arcaici con risvolti magici e sacrali, si coagula un insieme di saperi a protezione ed a garanzia dell’eccellenza del processo vitale e produttivo del baco da seta. Sono insegnamenti, norme, prescrizioni, ritualità poste a sostegno e a difesa del fragile insetto sia negli aspetti naturali che nei pericoli esterni animali, umani e sovrannaturali, la cui sostanza viene trasmessa in forme strettamente simili nei paesi al di fuori della Cina sia al suo oriente che al suo occidente e che si diffondono attraverso passaggi orali, da donna a donna, su distanze continentali e su tempi plurisecolari. L’insieme dei precetti, delle credenze e dei miti fa inoltre riferimento ad una santa figura protettiva, il cui aspetto, nei culti popolari del mondo sericolo di influenza sinica assume le sembianze della ragazza/cavallo, sacrificata e risorta e, nel mondo islamico ed in quello cristiano, quella del sant’uomo biblico, il giusto sofferente Ayyub/Job, risultando, nel loro ruolo, l’interfaccia, l’una dell’altro, dello stesso dispensatore di protezione a tutti coloro che operano in mestieri connessi alla seta, dagli allevatori contadini, ai mercanti sino ai sarti che cuciono le vesti di pregio con il filo di seta. Rilevanti le coincidenze, spesso letterali, delle formule devozionali che legano testi religiosi di fedi diverse ed espressioni di culto di ambienti rurali di allevamento del baco situati in paesi tra loro assai lontani, come quelle che si presentano, quasi verbatim nelle parole sulle sofferenze ed i vermi/bachi sulle piaghe di Ayyub tra i musulmani di Bukhara e di Sumatra e sulle medesime pene di Giobbe tra i cristiani d’Abruzzo. Analoghe identità sono rilevabili tra le coltivatrici di alcune aree del Giappone e le loro corrispondenti in Romania. La protezione delle sante figure coinvolge anche, in entrambe le aree, la funzione della maternità e della connessa fertilità, requisiti essenziali per le prime fasi dell’allevamento dell’insetto e, per estensione, per quelle umane: il caso estremo è dato dalle itako, le “maghe” giapponesi, donne cieche la cui forza magica ancora oggi risiede in bastoncini di legno di gelso a forma uno di cavallo. L’altro caso è quello di una giovane, il cui ruolo ed i cui poteri risalgono ad arcaiche leggende cinesi sulla bachicoltura e sulla gelsicoltura trasmigrate verso oriente insieme all’arte della seta e di cui tracce mediate, ma evidenti, si possono distinguere nei racconti e nel folklore italiano e mediterraneo a partire dal primo Rinascimento. Il testo di Zanier è corredato da oltre 50 rare immagini, in gran parte a colori, con numerosi riferimenti iconografici, e da una vasta appendice di fonti storiche e folkloriche; esso rappresenta un’opera essenziale di “archeologia antropologica”.

Claudio Zanier: Miti e culti della seta Dalla Cina all'Europa, CEUP Padova www.cleup.it pp. 413, euro 45

GINO FORNACIARI
Primo
Conceptualization
2020-01-01

Abstract

Il volume di Claudio Zanier, già docente di Storia dell’Asia a Pisa e studioso dell’evoluzione mondiale della sericoltura, affronta il tema del tragitto plurimillenario dell’allevamento del baco da seta – il Bombyx mori – e della produzione del suo prezioso filo, a partire dalla patria d’origine in epoca preistorica, la Cina. Inizialmente, intorno al terzo secolo a.C., il processo si diresse verso la Corea, il Vietnam ed il Giappone ed in seguito, dopo il terzo secolo della nostra era, verso occidente, con una serie di tappe intermedie in Asia centrale, nel Medio e Vicino Oriente, sino a raggiungere il Mediterraneo, la Spagna e l’Italia, 700 anni più tardi. Questa peculiare quanto concreta via della seta presenta delle caratteristiche assai specifiche che si mantengono integre e rilevanti nello scorrere dei secoli del lungo percorso così come nell’altrettanto lungo periodo in cui la sericoltura gradualmente si estese nelle regioni mediterranee, là dove il clima consentiva una rigogliosa crescita del gelso, l’unico cibo al mondo per il baco. I caratteri particolari sono, in primo luogo, l’assoluta esclusività femminile del ruolo di allevatrice del baco da seta, contro cui si infrangeranno ovunque, sino ai primi decenni del XX secolo, in una sorta di invalicabile tabù, i tentativi di assumere al maschile una funzione che era anche molto proficua. Sulla base del controllo femminile del ciclo produttivo del baco serigeno e del gelso, che in Cina si estende all’indietro in tempi arcaici con risvolti magici e sacrali, si coagula un insieme di saperi a protezione ed a garanzia dell’eccellenza del processo vitale e produttivo del baco da seta. Sono insegnamenti, norme, prescrizioni, ritualità poste a sostegno e a difesa del fragile insetto sia negli aspetti naturali che nei pericoli esterni animali, umani e sovrannaturali, la cui sostanza viene trasmessa in forme strettamente simili nei paesi al di fuori della Cina sia al suo oriente che al suo occidente e che si diffondono attraverso passaggi orali, da donna a donna, su distanze continentali e su tempi plurisecolari. L’insieme dei precetti, delle credenze e dei miti fa inoltre riferimento ad una santa figura protettiva, il cui aspetto, nei culti popolari del mondo sericolo di influenza sinica assume le sembianze della ragazza/cavallo, sacrificata e risorta e, nel mondo islamico ed in quello cristiano, quella del sant’uomo biblico, il giusto sofferente Ayyub/Job, risultando, nel loro ruolo, l’interfaccia, l’una dell’altro, dello stesso dispensatore di protezione a tutti coloro che operano in mestieri connessi alla seta, dagli allevatori contadini, ai mercanti sino ai sarti che cuciono le vesti di pregio con il filo di seta. Rilevanti le coincidenze, spesso letterali, delle formule devozionali che legano testi religiosi di fedi diverse ed espressioni di culto di ambienti rurali di allevamento del baco situati in paesi tra loro assai lontani, come quelle che si presentano, quasi verbatim nelle parole sulle sofferenze ed i vermi/bachi sulle piaghe di Ayyub tra i musulmani di Bukhara e di Sumatra e sulle medesime pene di Giobbe tra i cristiani d’Abruzzo. Analoghe identità sono rilevabili tra le coltivatrici di alcune aree del Giappone e le loro corrispondenti in Romania. La protezione delle sante figure coinvolge anche, in entrambe le aree, la funzione della maternità e della connessa fertilità, requisiti essenziali per le prime fasi dell’allevamento dell’insetto e, per estensione, per quelle umane: il caso estremo è dato dalle itako, le “maghe” giapponesi, donne cieche la cui forza magica ancora oggi risiede in bastoncini di legno di gelso a forma uno di cavallo. L’altro caso è quello di una giovane, il cui ruolo ed i cui poteri risalgono ad arcaiche leggende cinesi sulla bachicoltura e sulla gelsicoltura trasmigrate verso oriente insieme all’arte della seta e di cui tracce mediate, ma evidenti, si possono distinguere nei racconti e nel folklore italiano e mediterraneo a partire dal primo Rinascimento. Il testo di Zanier è corredato da oltre 50 rare immagini, in gran parte a colori, con numerosi riferimenti iconografici, e da una vasta appendice di fonti storiche e folkloriche; esso rappresenta un’opera essenziale di “archeologia antropologica”.
2020
Fornaciari, Gino
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1052035
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