Il contributo si chiede se e in che misura la finzione può ricoprire un ruolo nell’indagine filosofica. Si affronta il problema dal punto di vista elaborato da Paul Valéry nei suoi saggi teorici e nei suoi Cahiers. Ci si sofferma sul linguaggio della filosofia e in particolare sul problema che i pensieri debbano essere messi per iscritto per essere comunicati. Questo induce Valéry a sostenere che la filosofia da ginnastica del pensiero astratto (ossia esperienza delle potenzialità della mente) si trasformi inevitabilmente in un genere letterario, diverso da quello adottato dalla poesia. La difficoltà ad ammettere ciò induce la filosofia a mettere in discussione l'utilizzo della finzione in filosofia, e ad occultare il problema dello stile. Ma Valéry dimostra come invece la meditazione filosofica potrebbe essere potenziata se fosse meno ingenua, e più autocritica. Nella parte finale del testo ci si focalizza sull'interpretazione che Valéry fornisce del senso dell'affermazione cartesiana "Cogito ergo sum". Anticipando riflessioni di interpreti come Hintikka e Marion, Valéry dimostra che l'affermazione nasce come "un'esclamazione, un'interiezione, un'imprecazione" e non come la conclusione di un'inferenza.

Le giocolerie della ragione. Valéry sull'uso della finzione in filosofia

MANCA D
2015-01-01

Abstract

Il contributo si chiede se e in che misura la finzione può ricoprire un ruolo nell’indagine filosofica. Si affronta il problema dal punto di vista elaborato da Paul Valéry nei suoi saggi teorici e nei suoi Cahiers. Ci si sofferma sul linguaggio della filosofia e in particolare sul problema che i pensieri debbano essere messi per iscritto per essere comunicati. Questo induce Valéry a sostenere che la filosofia da ginnastica del pensiero astratto (ossia esperienza delle potenzialità della mente) si trasformi inevitabilmente in un genere letterario, diverso da quello adottato dalla poesia. La difficoltà ad ammettere ciò induce la filosofia a mettere in discussione l'utilizzo della finzione in filosofia, e ad occultare il problema dello stile. Ma Valéry dimostra come invece la meditazione filosofica potrebbe essere potenziata se fosse meno ingenua, e più autocritica. Nella parte finale del testo ci si focalizza sull'interpretazione che Valéry fornisce del senso dell'affermazione cartesiana "Cogito ergo sum". Anticipando riflessioni di interpreti come Hintikka e Marion, Valéry dimostra che l'affermazione nasce come "un'esclamazione, un'interiezione, un'imprecazione" e non come la conclusione di un'inferenza.
2015
Manca, D
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1059506
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