Nella fase precedente l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, l'articolo si propone di esaminare criticamente il ruolo svolto dai parlamenti nazionali durante la fase c.d. ascendente del processo legislativo dell'UE. Vi è una certa tendenza della dottrina a considerare affetto da deficit democratico tale processo (in quanto i parlamenti statali sarebbero poco o per nulla coinvolti e il parlamento europeo, dal canto suo, non sarebbe in grado di bilanciare tale emarginazione del livello parlamentare, rappresentativo dei cittadini): da qui vengono giustificate richieste di modifica del processo per inserire formalmente i parlamenti nazionali e dotarli di un ruolo di co-decisori, secondo formule variabili; oppure avanzate critiche dure al regime vigente e alle soluzioni contenute nel Trattato di Lisbona. L'articolo cerca di sfatare alcuni luoghi comuni sul c.d. deficit democratico e sulla presunta inevitabilità dell'emarginazione delle assemblee elettive statali. Viene evidenziato come spetti al circuito politico-istituzionale dei singoli Stati membri organizzare le proprie dinamiche interne affinché la posizione del singolo Stato, fatta valere nelle sedi europee, sia il frutto di una condivisione tra esecutivo e legislativo. Inoltre, l'articolo offre uno studio della prassi recente del parlamento italiano, da cui emerge come siano le stesse camere e i loro componenti a disinteressarsi degli affari europei e a non pretendere dal governo in carica una maggiore condivisione, come invece avviene in altri Stati membri.

La fase ascendente del processo decisionale dell’Unione europea e il ruolo dei parlamenti nazionali

DI FILIPPO, MARCELLO
2007-01-01

Abstract

Nella fase precedente l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, l'articolo si propone di esaminare criticamente il ruolo svolto dai parlamenti nazionali durante la fase c.d. ascendente del processo legislativo dell'UE. Vi è una certa tendenza della dottrina a considerare affetto da deficit democratico tale processo (in quanto i parlamenti statali sarebbero poco o per nulla coinvolti e il parlamento europeo, dal canto suo, non sarebbe in grado di bilanciare tale emarginazione del livello parlamentare, rappresentativo dei cittadini): da qui vengono giustificate richieste di modifica del processo per inserire formalmente i parlamenti nazionali e dotarli di un ruolo di co-decisori, secondo formule variabili; oppure avanzate critiche dure al regime vigente e alle soluzioni contenute nel Trattato di Lisbona. L'articolo cerca di sfatare alcuni luoghi comuni sul c.d. deficit democratico e sulla presunta inevitabilità dell'emarginazione delle assemblee elettive statali. Viene evidenziato come spetti al circuito politico-istituzionale dei singoli Stati membri organizzare le proprie dinamiche interne affinché la posizione del singolo Stato, fatta valere nelle sedi europee, sia il frutto di una condivisione tra esecutivo e legislativo. Inoltre, l'articolo offre uno studio della prassi recente del parlamento italiano, da cui emerge come siano le stesse camere e i loro componenti a disinteressarsi degli affari europei e a non pretendere dal governo in carica una maggiore condivisione, come invece avviene in altri Stati membri.
2007
DI FILIPPO, Marcello
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/109600
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