La pronuncia n. 1377 del 2020 resa dalla III Sezione del TAR Toscana si inserisce nel quadro, spinoso e oggi confuso, delle concessioni demaniali marittime. Esse, infatti, si prestano da anni ad essere oggetto di una dialettica, se non vera e propria contrapposizione, tra la tradizione legale italiana, tesa a favorire gli operatori già presenti sul demanio, e l'ordinamento sovranazionale europeo, incline a introdurre elementi concorrenziali in ogni settore in grado di produrre utili. In particolare, la legge di bilancio per il 2019, la n. 145 del 2018, ha reintrodotto una proroga dei rapporti concessori, eludendo i principi sanciti dalla sentenza del 14 luglio 2016 della Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Nel contesto sintetizzato, il provvedimento giurisdizionale emesso dal TAR, pur nella brevità del suo contenuto, si connota per interessanti spunti a carattere processuale e sostanziale: si evidenzia in ordine ai primi la proposizione da parte dei ricorrenti di un'originale azione di accertamento volta a conseguire il riconoscimento della proprietà superficiaria dei manufatti costruiti sul demanio o un loro indennizzo, per i secondi il richiamo implicito alla tesi della disapplicazione dell'articolo 49 del Codice della Navigazione. Il fermento attorno alle concessioni demaniali marittime non arresta a placarsi, come testimonia il recentissimo avvio di una nuova procedura di infrazione contro il nostro Paese, e, verosimilmente, solo la piena ricezione dei principi europei potrà mettere fine a questa duratura vicenda.

L’ambiguità organica dell’ordinamento italiano riguardo alle concessioni demaniali marittime

Giulio Profeta
2021-01-01

Abstract

La pronuncia n. 1377 del 2020 resa dalla III Sezione del TAR Toscana si inserisce nel quadro, spinoso e oggi confuso, delle concessioni demaniali marittime. Esse, infatti, si prestano da anni ad essere oggetto di una dialettica, se non vera e propria contrapposizione, tra la tradizione legale italiana, tesa a favorire gli operatori già presenti sul demanio, e l'ordinamento sovranazionale europeo, incline a introdurre elementi concorrenziali in ogni settore in grado di produrre utili. In particolare, la legge di bilancio per il 2019, la n. 145 del 2018, ha reintrodotto una proroga dei rapporti concessori, eludendo i principi sanciti dalla sentenza del 14 luglio 2016 della Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Nel contesto sintetizzato, il provvedimento giurisdizionale emesso dal TAR, pur nella brevità del suo contenuto, si connota per interessanti spunti a carattere processuale e sostanziale: si evidenzia in ordine ai primi la proposizione da parte dei ricorrenti di un'originale azione di accertamento volta a conseguire il riconoscimento della proprietà superficiaria dei manufatti costruiti sul demanio o un loro indennizzo, per i secondi il richiamo implicito alla tesi della disapplicazione dell'articolo 49 del Codice della Navigazione. Il fermento attorno alle concessioni demaniali marittime non arresta a placarsi, come testimonia il recentissimo avvio di una nuova procedura di infrazione contro il nostro Paese, e, verosimilmente, solo la piena ricezione dei principi europei potrà mettere fine a questa duratura vicenda.
2021
Profeta, Giulio
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