The European and national law are experiencing a timid qualitative change, arising from the need to provide the tools for trying to supply the innovative flows that the capitalist economy and dynamic competition are able to produce. From this point of view, our country should know how to position itself well in the competition created by new goods, new technologies and new production processes, in order to become a central player in the process of innovation and experimentation. Innovation at the basis of the ecological conversion of economies has the merit of repaying the temporal expansion of benefits for citizen-consumers, under the banner of an intergenerational pact that ensures the preservation of the planet and the health of future generations, in an indissoluble link between what is useful and what ensures the fundamental rights of individuals. The Author tries to demonstrate how the current economic-health emergency seems bound to increase institutional integration in a deeper and wider way, generating a qualitative leap in the circularity of European action, which seems to be no longer restricted to «external» economic and financial governance. By means of a supranational industrial policy, the Union thus takes charge of measures implementing European governance on the «relations of authority and power that determine how material, financial and human resources are allocated and flow within a value chain». This is a way of surreptitiously directing the activities on which the Union’s missing competence in economic policy would insist. Although this conformation should to be distinguished from conditionality, its effectiveness is strengthened with respect to European economic and financial governance because it is combined with the granting of resources, rather than being left to the impassable paths of infringement procedures for excessive deficits. What emerges, therefore, is a new meaning of public intervention «for restructuring». It is no longer a matter of restructuring companies to bring them back to profitability, nor simply of directing them towards strategic sectors, but of allowing public initiative to become part of the redesign of value chains in order to accompany innovation, even if only promoting the best start-up. In short, the European institutions are reinforcing a pro-competitive regulatory architecture that is designed to encourage dynamic competition to which the task of ensuring a macro balance is assigned, instead of continuing to detail rules on restoring the balance of the individual contractual relationship. In this context, the intervention of an Investment State seems to be taking shape, not dedicated to rescue operations, but rather to plan a renewed development, examined in the light of the recent provisions of the Relaunch Decree involving Invitalia, but above all Cassa Depositi e Prestiti, as the main director of this process of change.

Obiettivo dell’indagine è evidenziare come il diritto, europeo e nazionale, oltre agli interventi emergenziali ed eccezionali volti a governare gli effetti immediati della crisi in corso, stia registrando un seppur timido mutamento qualitativo, dipendente dall’esigenza di apprestare gli strumenti per cercare di approvvigionarsi dei flussi innovativi che l’economia capitalistica e la concorrenza dinamica sono in grado di produrre. In quest’ottica, il Paese dovrebbe sapersi ben posizionare nella concorrenza creata dalle nuove merci, dalle nuove tecnologie, dai nuovi processi di produzione. L’intento è di rendersi attori in un processo di innovazione e di sperimentazione. Senza contare che l’innovazione alla base della conversione ecologica delle economie ha il pregio di ripagare la dilatazione temporale dei benefici per i cittadini-consumatori, all’insegna di un patto intergenerazionale che assicura la preservazione del pianeta e la salute delle generazioni future, in un legame indissolubile tra ciò che è utile all’homo oeconomicus e quanto assicura i diritti fondamentali della persona. L’Autrice cerca di dimostrare come l’attuale emergenza economico-sanitaria sembri destinata a incrementare in modo più profondo ed esteso l’integrazione istituzionale, generando un salto qualitativo nella circolarità dell’azione europea. Questa parrebbe destinata a non essere più ristretta alla governance «esterna» di tipo economico-finanziario. Attraverso una politica industriale sovranazionale, l’Unione avoca a sé la regia di misure di implementazione della governance europea sulle «relazioni di autorità e di potere che determinano come le risorse materiali, finanziarie e umane, sono allocate e scorrono all’interno di una catena del valore». Si trova così il varco per orientare surrettiziamente le attività su cui insisterebbe la competenza mancante dell’Unione in materia di politica economica. Pur dovendosi tener distinta questa conformazione, dalla condizionalità, l’effettività ne esce rafforzata rispetto alla governance economico-finanziaria europea perché coniugata all’elargizione di risorse, piuttosto che rimessa agli impervi sentieri delle procedure di infrazione per deficit eccessivi. Emerge dunque una nuova accezione dell’intervento pubblico chiamato a «ristrutturare». Non si tratta più di ristrutturare l’impresa per ricondurla a reddittività, né semplicemente di orientarla verso settori strategici, ma di consentire all’iniziativa pubblica di inserirsi, ancorché solo a promuoverne il miglior avvio, nel ridisegnare le catene del valore per accompagnare l’innovazione. Insomma, le Istituzioni europee stanno rinvigorendo un’architettura normativa di tipo pro-competitivo attenta a promuovere una concorrenza dinamica cui si rimette il compito di assicurare un equilibrio macro, invece di continuare a dettagliare norme sul ripristino dell’equilibrio del singolo rapporto contrattuale. In questo contesto sembra delinearsi l’intervento di uno Stato investitore, non dedito a operazioni di salvataggio, quanto programmatore di un rinnovato sviluppo, esaminato alla luce delle recenti previsioni del Decreto Rilancio che coinvolgono Invitalia, ma soprattutto Cassa Depositi e Prestiti, come principale regista di questo processo di mutamento.

Numquam nega, raro adfirma: il rinnovato intervento dello Stato nell’economia

Passalacqua
2021-01-01

Abstract

Obiettivo dell’indagine è evidenziare come il diritto, europeo e nazionale, oltre agli interventi emergenziali ed eccezionali volti a governare gli effetti immediati della crisi in corso, stia registrando un seppur timido mutamento qualitativo, dipendente dall’esigenza di apprestare gli strumenti per cercare di approvvigionarsi dei flussi innovativi che l’economia capitalistica e la concorrenza dinamica sono in grado di produrre. In quest’ottica, il Paese dovrebbe sapersi ben posizionare nella concorrenza creata dalle nuove merci, dalle nuove tecnologie, dai nuovi processi di produzione. L’intento è di rendersi attori in un processo di innovazione e di sperimentazione. Senza contare che l’innovazione alla base della conversione ecologica delle economie ha il pregio di ripagare la dilatazione temporale dei benefici per i cittadini-consumatori, all’insegna di un patto intergenerazionale che assicura la preservazione del pianeta e la salute delle generazioni future, in un legame indissolubile tra ciò che è utile all’homo oeconomicus e quanto assicura i diritti fondamentali della persona. L’Autrice cerca di dimostrare come l’attuale emergenza economico-sanitaria sembri destinata a incrementare in modo più profondo ed esteso l’integrazione istituzionale, generando un salto qualitativo nella circolarità dell’azione europea. Questa parrebbe destinata a non essere più ristretta alla governance «esterna» di tipo economico-finanziario. Attraverso una politica industriale sovranazionale, l’Unione avoca a sé la regia di misure di implementazione della governance europea sulle «relazioni di autorità e di potere che determinano come le risorse materiali, finanziarie e umane, sono allocate e scorrono all’interno di una catena del valore». Si trova così il varco per orientare surrettiziamente le attività su cui insisterebbe la competenza mancante dell’Unione in materia di politica economica. Pur dovendosi tener distinta questa conformazione, dalla condizionalità, l’effettività ne esce rafforzata rispetto alla governance economico-finanziaria europea perché coniugata all’elargizione di risorse, piuttosto che rimessa agli impervi sentieri delle procedure di infrazione per deficit eccessivi. Emerge dunque una nuova accezione dell’intervento pubblico chiamato a «ristrutturare». Non si tratta più di ristrutturare l’impresa per ricondurla a reddittività, né semplicemente di orientarla verso settori strategici, ma di consentire all’iniziativa pubblica di inserirsi, ancorché solo a promuoverne il miglior avvio, nel ridisegnare le catene del valore per accompagnare l’innovazione. Insomma, le Istituzioni europee stanno rinvigorendo un’architettura normativa di tipo pro-competitivo attenta a promuovere una concorrenza dinamica cui si rimette il compito di assicurare un equilibrio macro, invece di continuare a dettagliare norme sul ripristino dell’equilibrio del singolo rapporto contrattuale. In questo contesto sembra delinearsi l’intervento di uno Stato investitore, non dedito a operazioni di salvataggio, quanto programmatore di un rinnovato sviluppo, esaminato alla luce delle recenti previsioni del Decreto Rilancio che coinvolgono Invitalia, ma soprattutto Cassa Depositi e Prestiti, come principale regista di questo processo di mutamento.
2021
Passalacqua, Michela
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1104252
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact