Componenti della missione: prof. Gino Fornaciari, prof.ssa Valentina Giuf- fra, dott.ssa Simona Minozzi, dott. Antonio Fornaciari, dott. Raffaele Gaeta, dott.ssa Giulia Riccomi (dal 30 gennaio). Il giorno 29 gennaio 2018, alle ore 11.30, l’équipe dell’Università di Pisa giunge alla basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, dove incontra il prof. Saverio Lomartire, organizzatore dell’intervento di ricognizione dei resti scheletrici at- tribuiti a Liutprando, padre Baldoni, priore della basilica, la prof.ssa Maria Te- resa Mazzilli Savini, coordinatrice del progetto, il dott. Lorenzo Pinna insieme all’operatore televisivo Marius Daz. Sono quindi presenti all’inizio delle operazioni di ricognizione paleopa- tologica le seguenti persone: prof. Gino Fornaciari, direttore scientifico della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa; prof.ssa Valentina Giuffra, direttore della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa; dott. Antonio Fornaciari, archeologo funerario, assegnista di ricerca della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa; dott. Raffaele Gaeta, paleopatologo, dottorando della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa; dott.ssa Simona Mi- nozzi, antropologa fisica, assegnista di ricerca della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa; prof. Saverio Lomartire dell’Università del Piemonte Orientale, direttore scientifico della ricognizione; prof.ssa Maria Teresa Mazzil- li Savini, storica dell’arte medievale del Comitato Pavia Città di Sant’Agostino; padre Antonio Baldoni, priore della basilica di San Pietro in Ciel d’Oro; dott. Lorenzo Pinna, regista televisivo della trasmissione “Superquark” (rai); Marius Daz, operatore televisivo di “Superquark”. presenti il dott. Lorenzo Pinna e un operatore per le riprese televisive. Mentre la dott.ssa Minozzi prosegue il lavoro di identificazione e restauro dei reperti osteologici, il dott. Fornaciari, coadiuvato dal dott. Gaeta, procede con la documentazione fotografica dei reperti ossei identificati. Il prof. Fornaciari e la prof.ssa Giuffra, con il dott. Gaeta, si assentano dalle ore 10 alle ore 16, lasciando che la dott.ssa Minozzi e il dott. Fornaciari proseguano il lavoro di identificazione, restauro e studio dei reperti ossei. Alle ore 14.00 il dott. Fornaciari e la dott.ssa Minozzi procedono al recupero dei pochi frammenti ossei fuoriusciti dalla cassetta al momento dell’aper- tura del loculo nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro; sono contestualmente recuperati tutti i frammenti di legno e il sedimento residuo misto a calcinacci presente nel loculo. Il recupero è stato filmato dagli operatori televisivi e docu-mentato fotograficamente. Il giorno 30 gennaio 2018, alle ore 8.30 riprende il lavoro di analisi dei resti scheletrici e prosegue per tutta la giornata fino alle ore 19.30 (con breve inter- ruzione per il pranzo dalle 13.00 alle 14.00), da parte dell’équipe di Pisa. Sono presenti il dott. Lorenzo Pinna e un operatore per le riprese televisive. Mentre la dott.ssa Minozzi prosegue il lavoro di identificazione e restauro dei reperti osteologici, il dott. Fornaciari, coadiuvato dal dott. Gaeta, procede con la documentazione fotografica dei reperti ossei identificati. Il prof. Fornaciari e la prof.ssa Giuffra, con il dott. Gaeta, si assentano dalle ore 10 alle ore 16, lasciando che la dott.ssa Minozzi e il dott. Fornaciari proseguano il lavoro di identificazione, restauro e studio dei reperti ossei. Alle ore 14.00 il dott. Fornaciari e la dott.ssa Minozzi procedono al recupero dei pochi frammenti ossei fuoriusciti dalla cassetta al momento dell’apertura del loculo nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro; sono contestualmente recuperati tutti i frammenti di legno e il sedimento residuo misto a calcinacci presente nel loculo. Il recupero è stato filmato dagli operatori televisivi e documentato fotograficamente. Alle ore 17.30 si aggiunge al gruppo di lavoro la dott.ssa Giulia Riccomi, dottoranda della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa, e prosegue il lavoro di restauro dei reperti osteologici. Il giorno 31 gennaio 2018, alle ore 8.00 il prof. Fornaciari, la prof.ssa Giuffra, il dott. Gaeta e il dott. Fornaciari, accompagnati dal prof. Lomartire, si recano al Policlinico “San Matteo” di Pavia presso il reparto radiologico diretto dal prof. Fabrizio Calliada, dove il tecnico Travaglini esegue indagini radio- diagnostiche (tc e rx) sui resti scheletrici selezionati tra quelli più integri o che mostravano interesse paleopatologico. Restano in sede le dott.sse Minozzi e Riccomi che continuano lo studio antropologico e la compilazione delle schede antropologiche. Al ritorno, vengono eseguiti i prelievi di alcuni minuti frammenti ossei e di due denti al fine di effettuare la datazione 14C e le analisi chimiche e molecolari. In particolare sono stati prelevati: due denti molari mandibolari, un piccolo campione di tartaro che rivestiva alcuni denti, la rocca petrosa dell’osso tempo- rale, un frammento della tibia patologica e un frammento delle altre due tibie di sinistra. Altri tre frammenti di diafisi di osso lungo non meglio identificabile vengono prescelti per essere consegnati al prof. Lomartire in vista di comple- menti diagnostici da definire sulla base delle risultanze dei primi esami, oltre che per essere consegnati al prof. Mazzarello e da destinarsi al Museo per la Storia della Medicina dell’Università di Pavia. Tutte le attività condotte dal 29 al 31 gennaio 2018 sono state riprese dagli operatori televisivi guidati da Lorenzo Pinna (“Superquark”) e documentate fo- tograficamente secondo gli accordi con i coordinatori del progetto. Lo studio preliminare sul campo è terminato il 31 gennaio 2018 alle ore.15.00. Tutti gli elementi scheletrici, dopo l’identificazione ed il restauro, sono stati fotografati e, al termine dello studio, sono stati collocati in buste di plastica suddivisi per distretto anatomico. Sulla busta è stata riportata, con pennarello indelebile, l’indicazione relativa al contenuto e la data. Infine, i resti ossei, una volta imballati, sono stati consegnati al priore del convento di San Pietro in Ciel d’Oro per essere conservati in un locale giudicato idoneo dalla restauratri- ce presente, Cinzia Parnigoni, titolare del laboratorio Arte r.o.s.a. Restauro di Milano, e dalla sua collaboratrice Veronica Alampi. Studio antropologico preliminare Le ossa contenute nella cassetta sono risultate molto frammentate ed in cattivo stato di conservazione (Figura 6). Su alcune di esse era stata apposta, in occasione della precedente riesumazione, un’etichetta con il nome che le identi- ficava; alcuni segmenti ossei mostravano tracce di colla, per tentativi di restauro. Le identificazioni relative sono risultate quasi tutte corrette, anche per fram- menti minuti. Malgrado l’elevata frammentazione, è stato possibile identificare la maggior parte dei frammenti ossei e suddividerli nei distretti anatomici di appartenenza. Quando possibile si è provveduto al restauro ed alla ricostituzione dei singoli elementi utilizzando colla vinilica. L’esame antropologico ha evidenziato la presenza di ossa umane attribuibili ad almeno un individuo adulto di sesso maschile, il cui scheletro è incompleto, dal momento che manca di alcuni elementi anatomici, riferibili in particolare alle ossa del tronco. Del cranio restano solo pochi frammenti, tra cui le due rocche pe- trose dell’osso temporale ed alcuni denti mascellari e mandibolari, per lo più isolati. I denti sono di medie dimensioni con un’usura delle superfici occlusali che suggerisce un’età alla morte tra 35 e 50 anni. Complessivamente i resti cranici sembrano appartenere ad un individuo adulto di sesso maschile, di medie dimensioni. Lo scheletro del tronco è rappresentato da due frammenti della clavicola destra, robusta e con inserzioni muscolari marcate, e da pochi frammenti di coste. In un frammento di costa si osserva parzialmente l’estremità sternale che suggerisce un’età di 40-50 anni. Della colonna restano solo due vertebre, di dimensioni non cospicue e senza artrosi, ed alcuni frammenti di sacro. Le ossa del bacino sono rappresentate da un ampio acetabolo di sinistra, da alcuni frammenti dell’ala iliaca e dalla sinfisi pubica, tutti compatibili con un individuo robusto di sesso maschile tra i 40 e i 50 anni, in base alle modificazioni della superficie auricolare e della sinfisi pubica. Lo scheletro appendicolare è rappresentato da entrambi gli omeri, piuttosto grandi e robusti, con sviluppo molto forte di alcune inserzioni muscolari. Dell’avambraccio restano solo le due epifisi, prossimale e distale, del radio destro, senza artrosi sulle superfici articolari. Della mano restano solo il terzo e quarto metacarpale di destra, senza alterazioni. Gli arti inferiori sono rappresentati da un femore destro quasi completo e da diversi frammenti attribuibili al femore controlaterale, di dimensioni medio-grandi e con inserzioni muscolari forti, appartenenti ad un individuo adulto di sesso maschile. La testa del femore è compatibile per dimensioni con l’acetabolo del bacino. Sono inoltre presenti numerosi frammenti di femore difficilmente attribuibili, ma la ricostruzione ed il restauro dei frammenti relativi alla linea aspra ha permesso di individuare la presenza di un’altra coppia di femori, attribuibili ad un secondo individuo adulto, di probabile sesso maschile e con la medesima robustezza del primo. Per quanto riguarda la tibia, la situazione è più complessa, in quanto è presente una tibia sinistra patologica, con alcuni frammenti della tibia controlaterale di destra, insieme a frammenti attribuibili ad altre due tibie di sinistra (denominate a, b e c). Complessivamente quindi, sono presenti tre tibie di sinistra, di cui una patologica e due tibie rappresentate da segmenti di diafisi ed epifisi distali. La tibia patologica presenta il terzo superiore della diafisi completamente deformato ed ingrossato in seguito agli esiti di una grave forma di osteomielite. La riparazione ossea è evidente e la presenza di una depressione circolare dal diametro di circa 10 mm nel punto di massimo ispessimento potrebbe rappre- sentare la traccia lasciata da un’arma da punta, che causò la perforazione dell’os- so e la successiva infezione che produsse l’osteomielite. Il processo riparativo ha comunque portato alla guarigione della lesione prima del decesso, che dovrebbe essere avvenuto a non molta distanza dall’evento traumatico (2 anni al massimo). Delle fibule restano l’estremità distale di destra ed alcuni segmenti di diafisi di entrambi i lati. Dei piedi restano l’astragalo ed il calcagno di sinistra ed alcuni metatarsali di medie dimensioni. In conclusione, la maggior parte dei resti sono attribuibili ad un individuo di sesso maschile di dimensioni medio-grandi, robusto e con inserzioni muscolari forti, e con un’età alla morte tra i 40 e i 50 anni. Risultano presenti anche un secondo individuo di dimensioni più piccole e di età più avanzata, ma sempre di sesso maschile e con inserzioni muscolari forti, e un terzo individuo adulto di dimensioni simili al secondo.

Verbale della ricognizione e dello studio preliminare dei resti scheletrici attribuiti a Liutprando (29-31 gennaio 2018)

GINO FORNACIARI
2021-01-01

Abstract

Componenti della missione: prof. Gino Fornaciari, prof.ssa Valentina Giuf- fra, dott.ssa Simona Minozzi, dott. Antonio Fornaciari, dott. Raffaele Gaeta, dott.ssa Giulia Riccomi (dal 30 gennaio). Il giorno 29 gennaio 2018, alle ore 11.30, l’équipe dell’Università di Pisa giunge alla basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, dove incontra il prof. Saverio Lomartire, organizzatore dell’intervento di ricognizione dei resti scheletrici at- tribuiti a Liutprando, padre Baldoni, priore della basilica, la prof.ssa Maria Te- resa Mazzilli Savini, coordinatrice del progetto, il dott. Lorenzo Pinna insieme all’operatore televisivo Marius Daz. Sono quindi presenti all’inizio delle operazioni di ricognizione paleopa- tologica le seguenti persone: prof. Gino Fornaciari, direttore scientifico della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa; prof.ssa Valentina Giuffra, direttore della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa; dott. Antonio Fornaciari, archeologo funerario, assegnista di ricerca della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa; dott. Raffaele Gaeta, paleopatologo, dottorando della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa; dott.ssa Simona Mi- nozzi, antropologa fisica, assegnista di ricerca della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa; prof. Saverio Lomartire dell’Università del Piemonte Orientale, direttore scientifico della ricognizione; prof.ssa Maria Teresa Mazzil- li Savini, storica dell’arte medievale del Comitato Pavia Città di Sant’Agostino; padre Antonio Baldoni, priore della basilica di San Pietro in Ciel d’Oro; dott. Lorenzo Pinna, regista televisivo della trasmissione “Superquark” (rai); Marius Daz, operatore televisivo di “Superquark”. presenti il dott. Lorenzo Pinna e un operatore per le riprese televisive. Mentre la dott.ssa Minozzi prosegue il lavoro di identificazione e restauro dei reperti osteologici, il dott. Fornaciari, coadiuvato dal dott. Gaeta, procede con la documentazione fotografica dei reperti ossei identificati. Il prof. Fornaciari e la prof.ssa Giuffra, con il dott. Gaeta, si assentano dalle ore 10 alle ore 16, lasciando che la dott.ssa Minozzi e il dott. Fornaciari proseguano il lavoro di identificazione, restauro e studio dei reperti ossei. Alle ore 14.00 il dott. Fornaciari e la dott.ssa Minozzi procedono al recupero dei pochi frammenti ossei fuoriusciti dalla cassetta al momento dell’aper- tura del loculo nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro; sono contestualmente recuperati tutti i frammenti di legno e il sedimento residuo misto a calcinacci presente nel loculo. Il recupero è stato filmato dagli operatori televisivi e docu-mentato fotograficamente. Il giorno 30 gennaio 2018, alle ore 8.30 riprende il lavoro di analisi dei resti scheletrici e prosegue per tutta la giornata fino alle ore 19.30 (con breve inter- ruzione per il pranzo dalle 13.00 alle 14.00), da parte dell’équipe di Pisa. Sono presenti il dott. Lorenzo Pinna e un operatore per le riprese televisive. Mentre la dott.ssa Minozzi prosegue il lavoro di identificazione e restauro dei reperti osteologici, il dott. Fornaciari, coadiuvato dal dott. Gaeta, procede con la documentazione fotografica dei reperti ossei identificati. Il prof. Fornaciari e la prof.ssa Giuffra, con il dott. Gaeta, si assentano dalle ore 10 alle ore 16, lasciando che la dott.ssa Minozzi e il dott. Fornaciari proseguano il lavoro di identificazione, restauro e studio dei reperti ossei. Alle ore 14.00 il dott. Fornaciari e la dott.ssa Minozzi procedono al recupero dei pochi frammenti ossei fuoriusciti dalla cassetta al momento dell’apertura del loculo nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro; sono contestualmente recuperati tutti i frammenti di legno e il sedimento residuo misto a calcinacci presente nel loculo. Il recupero è stato filmato dagli operatori televisivi e documentato fotograficamente. Alle ore 17.30 si aggiunge al gruppo di lavoro la dott.ssa Giulia Riccomi, dottoranda della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa, e prosegue il lavoro di restauro dei reperti osteologici. Il giorno 31 gennaio 2018, alle ore 8.00 il prof. Fornaciari, la prof.ssa Giuffra, il dott. Gaeta e il dott. Fornaciari, accompagnati dal prof. Lomartire, si recano al Policlinico “San Matteo” di Pavia presso il reparto radiologico diretto dal prof. Fabrizio Calliada, dove il tecnico Travaglini esegue indagini radio- diagnostiche (tc e rx) sui resti scheletrici selezionati tra quelli più integri o che mostravano interesse paleopatologico. Restano in sede le dott.sse Minozzi e Riccomi che continuano lo studio antropologico e la compilazione delle schede antropologiche. Al ritorno, vengono eseguiti i prelievi di alcuni minuti frammenti ossei e di due denti al fine di effettuare la datazione 14C e le analisi chimiche e molecolari. In particolare sono stati prelevati: due denti molari mandibolari, un piccolo campione di tartaro che rivestiva alcuni denti, la rocca petrosa dell’osso tempo- rale, un frammento della tibia patologica e un frammento delle altre due tibie di sinistra. Altri tre frammenti di diafisi di osso lungo non meglio identificabile vengono prescelti per essere consegnati al prof. Lomartire in vista di comple- menti diagnostici da definire sulla base delle risultanze dei primi esami, oltre che per essere consegnati al prof. Mazzarello e da destinarsi al Museo per la Storia della Medicina dell’Università di Pavia. Tutte le attività condotte dal 29 al 31 gennaio 2018 sono state riprese dagli operatori televisivi guidati da Lorenzo Pinna (“Superquark”) e documentate fo- tograficamente secondo gli accordi con i coordinatori del progetto. Lo studio preliminare sul campo è terminato il 31 gennaio 2018 alle ore.15.00. Tutti gli elementi scheletrici, dopo l’identificazione ed il restauro, sono stati fotografati e, al termine dello studio, sono stati collocati in buste di plastica suddivisi per distretto anatomico. Sulla busta è stata riportata, con pennarello indelebile, l’indicazione relativa al contenuto e la data. Infine, i resti ossei, una volta imballati, sono stati consegnati al priore del convento di San Pietro in Ciel d’Oro per essere conservati in un locale giudicato idoneo dalla restauratri- ce presente, Cinzia Parnigoni, titolare del laboratorio Arte r.o.s.a. Restauro di Milano, e dalla sua collaboratrice Veronica Alampi. Studio antropologico preliminare Le ossa contenute nella cassetta sono risultate molto frammentate ed in cattivo stato di conservazione (Figura 6). Su alcune di esse era stata apposta, in occasione della precedente riesumazione, un’etichetta con il nome che le identi- ficava; alcuni segmenti ossei mostravano tracce di colla, per tentativi di restauro. Le identificazioni relative sono risultate quasi tutte corrette, anche per fram- menti minuti. Malgrado l’elevata frammentazione, è stato possibile identificare la maggior parte dei frammenti ossei e suddividerli nei distretti anatomici di appartenenza. Quando possibile si è provveduto al restauro ed alla ricostituzione dei singoli elementi utilizzando colla vinilica. L’esame antropologico ha evidenziato la presenza di ossa umane attribuibili ad almeno un individuo adulto di sesso maschile, il cui scheletro è incompleto, dal momento che manca di alcuni elementi anatomici, riferibili in particolare alle ossa del tronco. Del cranio restano solo pochi frammenti, tra cui le due rocche pe- trose dell’osso temporale ed alcuni denti mascellari e mandibolari, per lo più isolati. I denti sono di medie dimensioni con un’usura delle superfici occlusali che suggerisce un’età alla morte tra 35 e 50 anni. Complessivamente i resti cranici sembrano appartenere ad un individuo adulto di sesso maschile, di medie dimensioni. Lo scheletro del tronco è rappresentato da due frammenti della clavicola destra, robusta e con inserzioni muscolari marcate, e da pochi frammenti di coste. In un frammento di costa si osserva parzialmente l’estremità sternale che suggerisce un’età di 40-50 anni. Della colonna restano solo due vertebre, di dimensioni non cospicue e senza artrosi, ed alcuni frammenti di sacro. Le ossa del bacino sono rappresentate da un ampio acetabolo di sinistra, da alcuni frammenti dell’ala iliaca e dalla sinfisi pubica, tutti compatibili con un individuo robusto di sesso maschile tra i 40 e i 50 anni, in base alle modificazioni della superficie auricolare e della sinfisi pubica. Lo scheletro appendicolare è rappresentato da entrambi gli omeri, piuttosto grandi e robusti, con sviluppo molto forte di alcune inserzioni muscolari. Dell’avambraccio restano solo le due epifisi, prossimale e distale, del radio destro, senza artrosi sulle superfici articolari. Della mano restano solo il terzo e quarto metacarpale di destra, senza alterazioni. Gli arti inferiori sono rappresentati da un femore destro quasi completo e da diversi frammenti attribuibili al femore controlaterale, di dimensioni medio-grandi e con inserzioni muscolari forti, appartenenti ad un individuo adulto di sesso maschile. La testa del femore è compatibile per dimensioni con l’acetabolo del bacino. Sono inoltre presenti numerosi frammenti di femore difficilmente attribuibili, ma la ricostruzione ed il restauro dei frammenti relativi alla linea aspra ha permesso di individuare la presenza di un’altra coppia di femori, attribuibili ad un secondo individuo adulto, di probabile sesso maschile e con la medesima robustezza del primo. Per quanto riguarda la tibia, la situazione è più complessa, in quanto è presente una tibia sinistra patologica, con alcuni frammenti della tibia controlaterale di destra, insieme a frammenti attribuibili ad altre due tibie di sinistra (denominate a, b e c). Complessivamente quindi, sono presenti tre tibie di sinistra, di cui una patologica e due tibie rappresentate da segmenti di diafisi ed epifisi distali. La tibia patologica presenta il terzo superiore della diafisi completamente deformato ed ingrossato in seguito agli esiti di una grave forma di osteomielite. La riparazione ossea è evidente e la presenza di una depressione circolare dal diametro di circa 10 mm nel punto di massimo ispessimento potrebbe rappre- sentare la traccia lasciata da un’arma da punta, che causò la perforazione dell’os- so e la successiva infezione che produsse l’osteomielite. Il processo riparativo ha comunque portato alla guarigione della lesione prima del decesso, che dovrebbe essere avvenuto a non molta distanza dall’evento traumatico (2 anni al massimo). Delle fibule restano l’estremità distale di destra ed alcuni segmenti di diafisi di entrambi i lati. Dei piedi restano l’astragalo ed il calcagno di sinistra ed alcuni metatarsali di medie dimensioni. In conclusione, la maggior parte dei resti sono attribuibili ad un individuo di sesso maschile di dimensioni medio-grandi, robusto e con inserzioni muscolari forti, e con un’età alla morte tra i 40 e i 50 anni. Risultano presenti anche un secondo individuo di dimensioni più piccole e di età più avanzata, ma sempre di sesso maschile e con inserzioni muscolari forti, e un terzo individuo adulto di dimensioni simili al secondo.
2021
Fornaciari, Gino
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