İnşa edilmiş mekânın fiziksel boyutu, mekân düzenlemesinin toplumsal bir mantığa sahip olduğu düşüncesinden yola çıkılarak, farklı alanlardan araştırmacıların ilgisini çekmiş ve birçok çalışmanın odak noktası olmuştur. Bizim durumumuzda ise mekân düzenlemesi, Hitit hakimiyetiyle ilişkilendirilmek suretiyle daha derinlemesine bir incelemeye tabi tutulmuş ve yerleşim alanı planlanmasının taşıdığı kültürel ve siyasi anlamlar bütünü mercek altına alınmıştır. Bu bağlamda kent yapısı ve düzeni, hem bir toplumsal mekânı hem de ilişki ve kimlik olgularının şekillendiği bir buluşma yerini ifade edecek şekilde tasarlanmıştır. Kamusal ve özel alan boyutları arasındaki etkileşim biçimlerinin hangileri olduğu ve bu etkileşimin hangi mekânlarda gerçekleştiği gibi sorulara kesin bir yanıt verebilmek içinse, geniş kapsamlı ve ayrıntılı bir bulgular bütününe ihtiyaç duyulmaktadır. Geç Tunç Çağı’nda Orta Anadolu’da kentsel mekânın gelişimi üzerine odaklanan bir araştırma, mevcut belge ve bulguların son derece taraflı oluşundan kaynaklanan aşılması güç nitelikte bir engelle yüzleşmek zorunda kalmaktadır. Bu bağlamda sorun yalnızca hiçbir kentin tamamen kazınmamış veya korunmamış olmasından değil, aynı zamanda araştırılan sit sayısının çok az olması ve bu sitlerde gün ışığına çıkartılan yerleşim yerlerinin sitin tamamı dikkate alındığında oldukça kısıtlı bir alan teşkil etmesinden kaynaklanmaktadır. Kapsamlı kazıların yapılmayışı ve katman dizilerine ulaşılmayışı, mekânsal ve zamansal bağlamın arzulanan ölçüde incelenmesine izin vermemektedir. Tüm bunlara ek olarak, yayımlanan verilerin kalitesinde de ciddi bir değişkenlik gözlenmektedir. Mekânı tanımlayan ve ne şekilde yorumlanacağı konusunda önermelerde bulunan ana unsurun belirli buluntu kategorilerinin dağılımı olduğu düşünüldüğünde, söz konusu değişkenlik bir diğer engel olarak karşımıza çıkmaktadır. Arkeolojik araştırmalarımız kapsamında, ağırlıklı olarak mesken mimarisinden çok anıtsal yapılar üzerine odaklanılmış olup; birkaç istisna hariç, bu döneme ait bir kentsel yerleşimde kamusal alan ile özel alan arasındaki ilişkiye dair henüz tatmin edici bir tablo elde edilememiştir. Bazı yapılar ya da bu yapıların belirli bölümlerinin – özellikle tapınaklar ve kraliyet yapıları – gerçek işlevleri ve başta belirli özel günler ve törenler olmak üzere, kimlerin erişim ve kullanımına açık olduklarının belirlenmesinde yaşanan zorluklar nedeniyle, bir mekânın yalnızca “kamusal” ya da “özel” şeklinde tanımlanması da hayli karmaşık bir hale gelmektedir. Bunun yanı sıra, daha sonraki dönemlerde agora ya da forumlar gibi meydan oluşumları tarafından üstlenilen buluşma ve alışveriş alanı işlevi gören özel mekânların henüz gün ışığına çıkartılmamış oluşu, işimizi daha da zorlaştırmaktadır. Bu nedenle yalnızca kamusal nitelikte olduklarını ifade edebileceğimiz tek alan yollar, yol cepleri ve bir ihtimal kapılardan ibaret olup; çalışmalarımızın odağında yer alan kentsel gelişim olgusu bağlamında kapılara dair fazla bir bilgiye sahip olmadığımızın da altı çizilmelidir. Bu açıklamaları takiben, yerleşim alanını siyasi-dini işleve sahip bir dizi büyük boyutlu yapı tarafından karakterize edilen müşterek ve buna bağlı olarak bir bakıma kamusal bir mekân olarak tanımlamamız mümkündür. Elit gruplar ve hükümdarların elinde toplanan gücün sağlam bir yapıya kavuşmasıyla birlikte inşa edilmeleri elzem olan bu mimari yapıların, halkın müşterek toplumsal faaliyetleriyle bağlantılı ihtiyaçlarına karşılık vermek amacıyla oluşturulmadıkları açık olmakla birlikte; yine de ortak bir yararlanma modeli ışığında tasarlandıkları ve bu şekilde algılanmalarının hedeflendiği de bir o kadar açıktır. Nitekim iktidarın gücünü sembolize eden bu mekânlar, aynı zamanda bu gücün sergilendiği somut zemin olma özelliğini de taşımaktadır.

La dimensione fisica dello spazio costruito è stata oggetto di largo interesse e ha attratto l’attenzione di studiosi di varia formazione sulla base della riflessione che la configurazione spaziale abbia una logica sociale. L’organizzazione dello spazio si presta, nel nostro caso, a un ulteriore livello di analisi in relazione al dominio ittita con un significato culturale e politico che è sotteso alla pianificazione dell’abitato. La forma della struttura urbana esprime, quindi, uno spazio sociale e un luogo fisico di relazione, identità, incontro. Quale siano le modalità di interazione tra dimensione pubblica e dimensione privata, in quali spazi avvenga tale interazione, sono domande alle quali è difficile dare una risposta in assenza di un complesso organico di fonti ed evidenze. Uno studio che prenda in considerazione lo sviluppo dello spazio urbano in Anatolia centrale nel Bronzo Tardo si trova a dover affrontare l’ostacolo insormontabile costituito dalla forte parzialità della documentazione. Il problema non risiede solo nel fatto che non esiste una città interamente scavata o conservata, ma il numero dei siti indagati è ridottissimo e risultano molto limitate per estensione le porzioni di abitato riportate alla luce. In assenza di scavi estensivi e sequenze stratigrafiche, l’analisi del contesto spaziale e temporale risulta compromessa. A ciò si aggiunge che la qualità dei dati pubblicati è molto variabile. Questo rappresenta un altro impedimento dal momento che è la distribuzione di particolari categorie di manufatti che definisce lo spazio e ne suggerisce le interpretazioni. Nel corso della ricerca archeologica, l’attenzione è stata rivolta principalmente alle architetture monumentali rispetto a quelle domestiche e a parte qualche eccezione, non abbiamo ancora un quadro soddisfacente sul rapporto tra spazio pubblico e spazio privato all’interno di un insediamento urbano di questo periodo. Tanto più che complessa rimane la definizione di uno spazio che sia esclusivamente pubblico o privato, alla luce della difficile ricostruzione dell’uso reale di alcuni edifici o parti di essi - penso a templi o strutture palatine -, della loro accessibilità e fruizione da parte di un più ampio gruppo di persone, almeno in certe occasioni e per la mancata identificazione di luoghi specifici sicuramente destinati a punti di incontro e scambio sul modello delle piazze più tarde, penso alle agorà o ai fori. Non rimane quindi come prettamente pubblico che lo spazio della strada, degli slarghi, delle porte magari, di cui però poco possiamo dire in riferimento al fenomeno urbano di cui ci stiamo occupando. Fatta questa precisazione, l’abitato si definisce allora attraverso una serie di edifici di grandi dimensioni dove prende forma la funzione politico-religiosa, individuando uno spazio collettivo e quindi, in qualche modo pubblico. È evidente che si tratti di forme architettoniche necessarie con la strutturazione del potere di élite e sovrani e non destinate ad un uso sociale della collettività, ma è altrettanto indubbio che siano spazi pensati per essere percepiti e in qualche modo fruiti collettivamente, se non altro come luogo fisico e simbolo in cui si esercita il potere.

Lo spazio urbano e i luoghi del potere ittita a Uşaklı Höyük, in Anatolia centrale / Orta Anadolu platosundaki Uşaklı Höyük’te kentsel mekân ve Hitit iktidar yerleri

a. D'Agostino
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2022-01-01

Abstract

La dimensione fisica dello spazio costruito è stata oggetto di largo interesse e ha attratto l’attenzione di studiosi di varia formazione sulla base della riflessione che la configurazione spaziale abbia una logica sociale. L’organizzazione dello spazio si presta, nel nostro caso, a un ulteriore livello di analisi in relazione al dominio ittita con un significato culturale e politico che è sotteso alla pianificazione dell’abitato. La forma della struttura urbana esprime, quindi, uno spazio sociale e un luogo fisico di relazione, identità, incontro. Quale siano le modalità di interazione tra dimensione pubblica e dimensione privata, in quali spazi avvenga tale interazione, sono domande alle quali è difficile dare una risposta in assenza di un complesso organico di fonti ed evidenze. Uno studio che prenda in considerazione lo sviluppo dello spazio urbano in Anatolia centrale nel Bronzo Tardo si trova a dover affrontare l’ostacolo insormontabile costituito dalla forte parzialità della documentazione. Il problema non risiede solo nel fatto che non esiste una città interamente scavata o conservata, ma il numero dei siti indagati è ridottissimo e risultano molto limitate per estensione le porzioni di abitato riportate alla luce. In assenza di scavi estensivi e sequenze stratigrafiche, l’analisi del contesto spaziale e temporale risulta compromessa. A ciò si aggiunge che la qualità dei dati pubblicati è molto variabile. Questo rappresenta un altro impedimento dal momento che è la distribuzione di particolari categorie di manufatti che definisce lo spazio e ne suggerisce le interpretazioni. Nel corso della ricerca archeologica, l’attenzione è stata rivolta principalmente alle architetture monumentali rispetto a quelle domestiche e a parte qualche eccezione, non abbiamo ancora un quadro soddisfacente sul rapporto tra spazio pubblico e spazio privato all’interno di un insediamento urbano di questo periodo. Tanto più che complessa rimane la definizione di uno spazio che sia esclusivamente pubblico o privato, alla luce della difficile ricostruzione dell’uso reale di alcuni edifici o parti di essi - penso a templi o strutture palatine -, della loro accessibilità e fruizione da parte di un più ampio gruppo di persone, almeno in certe occasioni e per la mancata identificazione di luoghi specifici sicuramente destinati a punti di incontro e scambio sul modello delle piazze più tarde, penso alle agorà o ai fori. Non rimane quindi come prettamente pubblico che lo spazio della strada, degli slarghi, delle porte magari, di cui però poco possiamo dire in riferimento al fenomeno urbano di cui ci stiamo occupando. Fatta questa precisazione, l’abitato si definisce allora attraverso una serie di edifici di grandi dimensioni dove prende forma la funzione politico-religiosa, individuando uno spazio collettivo e quindi, in qualche modo pubblico. È evidente che si tratti di forme architettoniche necessarie con la strutturazione del potere di élite e sovrani e non destinate ad un uso sociale della collettività, ma è altrettanto indubbio che siano spazi pensati per essere percepiti e in qualche modo fruiti collettivamente, se non altro come luogo fisico e simbolo in cui si esercita il potere.
2022
D'Agostino, A.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1125296
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