La storia costituzionale della Repubblica del Madagascar è una delle più vivaci, e al contempo complesse, del continente africano. In essa vi si sintetizzano molte delle caratteristiche del processo costituzionale africano, a partire dal potenziamento del potere esecutivo e dall’uso sfrenato dell’istituto del referendum popolare. Quindici revisioni costituzionali a partire dal 1960, anno dell’indipendenza, sancite da ben 9 referendum. Tale numero esorbitante di modiche suggerisce sin da una prima disamina superficiale la debolezza della maturità giuridica delle istituzioni malgasce, tenendo conto che ogni riforma costituzionale, nei paesi a democrazia avanzata, è sempre la risultante di un lungo processo derivante da una ponderata elaborazione di diverse istituzioni sociali. Invece, il minimo comun denominatore di ogni modifica costituzionale è sempre stato quello di trovare un ordine giuridico dopo tensioni politiche scaturite da ritorni ciclici di crisi nei quali un regime autoritario, braccio armato di una oligarchia, più o meno evidente, riesce a prendere il potere. Il contributo partirà dall’esame delle costituzioni del 1959 e del 1992 analizzando nello specifico le riforme effettuate nel 2007 e nel 2010 alla luce dei cambiamenti politici, sociali e economici attraversati dal Madagascar, che si presenta agli occhi degli studiosi come un laboratorio giuridico e un microcosmo di studio estremamente interessante. Un microcosmo dove al diritto costituzionale di marca tipicamente francese, derivante dalla Quinta repubblica del 1958, vengono associati principi e concetti autoctoni come il Fokonolona e del Fihavanana. Questi principi, costituzionalizzati nel preambolo delle recenti costituzioni, sono termini di difficile traduzione e identificano gli aspetti comunitari, tribali, sociali, spirituali e economici della società malgascia, i quali sono passati indenni rispetto alle tormentate vicende politiche dell’isola, finendo per sovrastare in modo informale lo stesso diritto di matrice occidentale. Soprattutto il Fihavanana, la solidarietà familiare all’interno di legami sociali ed economici che compongono un insieme di regole e norme costituenti un codice di buona condotta nella società.
I processi (incompiuti?) del costituzionalismo malgascio: tra transizioni, ibridazione e modelli autoctoni
Francesco Tamburini
2022-01-01
Abstract
La storia costituzionale della Repubblica del Madagascar è una delle più vivaci, e al contempo complesse, del continente africano. In essa vi si sintetizzano molte delle caratteristiche del processo costituzionale africano, a partire dal potenziamento del potere esecutivo e dall’uso sfrenato dell’istituto del referendum popolare. Quindici revisioni costituzionali a partire dal 1960, anno dell’indipendenza, sancite da ben 9 referendum. Tale numero esorbitante di modiche suggerisce sin da una prima disamina superficiale la debolezza della maturità giuridica delle istituzioni malgasce, tenendo conto che ogni riforma costituzionale, nei paesi a democrazia avanzata, è sempre la risultante di un lungo processo derivante da una ponderata elaborazione di diverse istituzioni sociali. Invece, il minimo comun denominatore di ogni modifica costituzionale è sempre stato quello di trovare un ordine giuridico dopo tensioni politiche scaturite da ritorni ciclici di crisi nei quali un regime autoritario, braccio armato di una oligarchia, più o meno evidente, riesce a prendere il potere. Il contributo partirà dall’esame delle costituzioni del 1959 e del 1992 analizzando nello specifico le riforme effettuate nel 2007 e nel 2010 alla luce dei cambiamenti politici, sociali e economici attraversati dal Madagascar, che si presenta agli occhi degli studiosi come un laboratorio giuridico e un microcosmo di studio estremamente interessante. Un microcosmo dove al diritto costituzionale di marca tipicamente francese, derivante dalla Quinta repubblica del 1958, vengono associati principi e concetti autoctoni come il Fokonolona e del Fihavanana. Questi principi, costituzionalizzati nel preambolo delle recenti costituzioni, sono termini di difficile traduzione e identificano gli aspetti comunitari, tribali, sociali, spirituali e economici della società malgascia, i quali sono passati indenni rispetto alle tormentate vicende politiche dell’isola, finendo per sovrastare in modo informale lo stesso diritto di matrice occidentale. Soprattutto il Fihavanana, la solidarietà familiare all’interno di legami sociali ed economici che compongono un insieme di regole e norme costituenti un codice di buona condotta nella società.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.