Agli inizi degli anni Trenta il sindacato fascista, indebolito dallo “sbloccamento” del 1928 e minacciato dal dinamismo dei datori di lavoro e di altre componenti del regime, attraversò un periodo di crisi che impose la ricerca di nuovi spazi di intermediazione con i lavoratori e un ripensamento delle funzioni dell’istituto sindacale nei rapporti con il governo, da una parte, e con l’edifico corporativo in via di costruzione, dall’altra. Insidiato dai progetti antisindacali dei teorici del corporativismo integrale, il sindacalismo fascista cercò nuova legittimazione nel potenziamento delle attività di studio delle principali questioni riguardanti l’ambito economico, sociale e dei rapporti di lavoro, ponendo le premesse per l’addestramento di nuove leve di dirigenti sindacali. Fu proprio questa nuova classe dirigente a traghettare il sindacato, nella seconda metà del decennio, in una nuova stagione, grazie anche all’apertura di nuovi spazi concessi strumentalmente dal regime nel periodo dell’“accelerazione totalitaria”. Partendo dall’analisi del classico volume di Giuseppe Parlato dedicato alle vicende del sindacalismo fascista, il contributo si interroga sul ruolo delle organizzazioni dei lavoratori all’interno del sistema dei poteri del regime e sui contenuti dei progetti elaborati dalla dirigenza sindacale ai fini della costruzione dello Stato totalitario.

Un vaso di coccio tra vasi di ferro? Il sindacato fascista negli anni maturi del regime

Amore Bianco Fabrizio
2022-01-01

Abstract

Agli inizi degli anni Trenta il sindacato fascista, indebolito dallo “sbloccamento” del 1928 e minacciato dal dinamismo dei datori di lavoro e di altre componenti del regime, attraversò un periodo di crisi che impose la ricerca di nuovi spazi di intermediazione con i lavoratori e un ripensamento delle funzioni dell’istituto sindacale nei rapporti con il governo, da una parte, e con l’edifico corporativo in via di costruzione, dall’altra. Insidiato dai progetti antisindacali dei teorici del corporativismo integrale, il sindacalismo fascista cercò nuova legittimazione nel potenziamento delle attività di studio delle principali questioni riguardanti l’ambito economico, sociale e dei rapporti di lavoro, ponendo le premesse per l’addestramento di nuove leve di dirigenti sindacali. Fu proprio questa nuova classe dirigente a traghettare il sindacato, nella seconda metà del decennio, in una nuova stagione, grazie anche all’apertura di nuovi spazi concessi strumentalmente dal regime nel periodo dell’“accelerazione totalitaria”. Partendo dall’analisi del classico volume di Giuseppe Parlato dedicato alle vicende del sindacalismo fascista, il contributo si interroga sul ruolo delle organizzazioni dei lavoratori all’interno del sistema dei poteri del regime e sui contenuti dei progetti elaborati dalla dirigenza sindacale ai fini della costruzione dello Stato totalitario.
2022
AMORE BIANCO, Fabrizio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1150339
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