Nel 1606 Robert Dudley, figlio dell’omonimo conte di Leicester, abbandonò l’Inghilterra per contrasti con re Giacomo I e poco dopo trovò rifugio in Toscana, dove rimase fino alla morte nel 1649. La sua accoglienza si deve al desiderio del granduca Ferdinando I di attingere al know-how dell’Inghilterra in campo marittimo per aprire rotte commerciali dirette tra Livorno e le Indie e rinnovare la propria flotta militare in funzione antiottomana. Dudley aveva infatti esperienza e competenza nella navigazione oceanica e nell’architettura navale, come aveva fatto accortamente sapere al granduca attraverso abboccamenti con il suo residente a Londra e con l’invio a Ferdinando di una lettera in cui prometteva d’insegnargli i segreti della navigazione oceanica e di renderlo “Signore assoluto sul mare del Levante” grazie a rivoluzionari vascelli di sua invenzione. Nei suoi primi anni in Toscana, oltre a organizzare una spedizione esplorativa in Brasile, di pieno successo sul piano della navigazione, Dudley progettò e costruì per i Medici molte navi da guerra potentemente armate. Queste si basavano su modelli costruttivi messi a punto in Inghilterra ma erano da lui perfezionate sensibilmente nella carpenteria e nelle artiglierie, anche grazie a scambi maturati con altri tecnici, militari e scienziati attivi negli arsenali di Pisa e Livorno. È in parte grazie a tali navi, efficacemente utilizzate contro il Turco, che la dinastia medicea raggiunse e mantenne, almeno fino alla fine del regno di Cosimo II, un deciso vantaggio in campo marittimo nel quadro mediterraneo, mettendo in allarme persino Venezia. Se queste vicende sono in parte già note è sinora sfuggito come i Medici abbiano tentato di sfruttare a fini diplomatici i risultati raggiunti in campo navale nel loro stato, ritenendo che gli innovativi velieri dudleiani offrissero vantaggi tali da poter destare l’interesse anche delle massime potenze marittime europee contemporanee. Per favorire particolari obiettivi politici o economici dei suoi protettori toscani Dudley indirizzò separatamente ai principi di diverse nazioni, spesso in aperto conflitto tra loro, dettagliate relazioni (talvolta accompagnate con disegni e modelli) in cui egli spiegava come le sue navi avrebbe garantito a chi le possedesse un assoluto dominio sui mari. Tra il 1612 e il 1623 relazioni di questo tipo raggiunsero il principe di Galles Enrico Federico Stuart nel corso delle trattative per le sue nozze con Caterina de’ Medici; il re di Spagna e Portogallo, da cui i Medici speravano di ottenere licenza per il commercio con le Indie orientali; i papi Gregorio XV e Urbano VIII; l’imperatore Ferdinando II. Il saggio illustra questo complesso intreccio di scambi diplomatici a soggetto tecnologico, alla luce di documenti inediti reperiti negli archivi di Stato di Firenze e Venezia e nella Biblioteca Apostolica Vaticana, oltreché con il supporto delle annotazioni dei molti manoscritti prodotti da Robert Dudley nel corso della sua permanenza in Toscana.

«essere Padroni del Mare è la via di farsi monarca per terra». Robert Dudley e la diplomazia del mare nella Toscana dei Medici.

Giovanni Santucci
Primo
In corso di stampa

Abstract

Nel 1606 Robert Dudley, figlio dell’omonimo conte di Leicester, abbandonò l’Inghilterra per contrasti con re Giacomo I e poco dopo trovò rifugio in Toscana, dove rimase fino alla morte nel 1649. La sua accoglienza si deve al desiderio del granduca Ferdinando I di attingere al know-how dell’Inghilterra in campo marittimo per aprire rotte commerciali dirette tra Livorno e le Indie e rinnovare la propria flotta militare in funzione antiottomana. Dudley aveva infatti esperienza e competenza nella navigazione oceanica e nell’architettura navale, come aveva fatto accortamente sapere al granduca attraverso abboccamenti con il suo residente a Londra e con l’invio a Ferdinando di una lettera in cui prometteva d’insegnargli i segreti della navigazione oceanica e di renderlo “Signore assoluto sul mare del Levante” grazie a rivoluzionari vascelli di sua invenzione. Nei suoi primi anni in Toscana, oltre a organizzare una spedizione esplorativa in Brasile, di pieno successo sul piano della navigazione, Dudley progettò e costruì per i Medici molte navi da guerra potentemente armate. Queste si basavano su modelli costruttivi messi a punto in Inghilterra ma erano da lui perfezionate sensibilmente nella carpenteria e nelle artiglierie, anche grazie a scambi maturati con altri tecnici, militari e scienziati attivi negli arsenali di Pisa e Livorno. È in parte grazie a tali navi, efficacemente utilizzate contro il Turco, che la dinastia medicea raggiunse e mantenne, almeno fino alla fine del regno di Cosimo II, un deciso vantaggio in campo marittimo nel quadro mediterraneo, mettendo in allarme persino Venezia. Se queste vicende sono in parte già note è sinora sfuggito come i Medici abbiano tentato di sfruttare a fini diplomatici i risultati raggiunti in campo navale nel loro stato, ritenendo che gli innovativi velieri dudleiani offrissero vantaggi tali da poter destare l’interesse anche delle massime potenze marittime europee contemporanee. Per favorire particolari obiettivi politici o economici dei suoi protettori toscani Dudley indirizzò separatamente ai principi di diverse nazioni, spesso in aperto conflitto tra loro, dettagliate relazioni (talvolta accompagnate con disegni e modelli) in cui egli spiegava come le sue navi avrebbe garantito a chi le possedesse un assoluto dominio sui mari. Tra il 1612 e il 1623 relazioni di questo tipo raggiunsero il principe di Galles Enrico Federico Stuart nel corso delle trattative per le sue nozze con Caterina de’ Medici; il re di Spagna e Portogallo, da cui i Medici speravano di ottenere licenza per il commercio con le Indie orientali; i papi Gregorio XV e Urbano VIII; l’imperatore Ferdinando II. Il saggio illustra questo complesso intreccio di scambi diplomatici a soggetto tecnologico, alla luce di documenti inediti reperiti negli archivi di Stato di Firenze e Venezia e nella Biblioteca Apostolica Vaticana, oltreché con il supporto delle annotazioni dei molti manoscritti prodotti da Robert Dudley nel corso della sua permanenza in Toscana.
In corso di stampa
Santucci, Giovanni
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